La nostra linea politica: l’eguaglianza di donne e uomini
di Redazione
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Francia: nuovo documento di Osez le féminisme in vista delle elezioni del 2012
Dopo i “Rencontres feministes d’eté” dei primi di luglio con il documento finale delle associazioni femministe organizzatrici sui 10 punti di richieste in vista delle elezioni del 2012, l’associazione “Osez le féminisme!” ripropone la sua linea politica in un documento specifico alle forze politiche di sinistra sulle esigenze che costituiranno la griglia di valutazione della campagna elettorale e dei successivi atti politici.
“Osez le féminisme ha sempre affermato che il femminismo era un progetto politico (v. documento “Notre rapport au poltique”). In tutti i campi, le nostre analisi ci portano a costruire delle rivendicazioni progressiste, fondate sull’eguaglianza, la solidarietà e il progresso sociale.
In vista della campagna del 2012, militanti di Osez le féminisme! – a volte vecchie responsabili – hanno fatto la scelta di impegnarsi in parecchi partiti politici di sinistra, il Partito socialista, Europa Ecologia-iVerdi, il Fronte di sinistra o il Partito radicale di sinistra.
Se dei partiti politici fanno appello a militanti femministe per portare avanti le loro rivendicazioni, ciò può essere una buona notizia: mostra che essi prendono coscienza che il 2012 non si farà senza le femministe e che la battaglia per l’eguaglianza donne-uomini è intrinsecamente legata a ogni progetto politico progressista tendente a trasformare la società.
Ma, noi l’abbiamo già visto in passato, il fatto che delle femministe s’impegnino in politica non significa per niente una garanzia che l’equalgianza sia finalmente al ’rendez-vous’ e che le politiche portate avanti, una volta al potere, favoriscano concretamente l’eguaglianza.
Osez le féminisme! ricorda ai partiti politici che questa traformazione della società non si può fermare alla affissione di manifesti di uno o più volti, anche se femministi.
Se hanno l’ambizione di trasformare in profondità le mentalità e far sparire le diseguaglianze, essi devono prendere fin da ora degli impegni fermi. Se vogliono che l’eguaglianza diventi una realtà, essi dovranno, una volta al potere, prendere delle misure ambiziose. Nel momento che le politiche neoliberali aggravano la precarizzazione delle donne, non ci accontenteremo di mesurettes, largamente insufficienti perchè l’eguaglianza fra donne e uomini diventi finalmente una realtà.
Le femministe come i milioni di donne e uomini che vogliono eliminare le ineguaglianze non si accontenteranno di prese di posizione o di una serie di promesse ma esigono un cambiamento radicale ed immediato.
Le associazioni femministe, durante i’Rencontres d’été – Feministes en muovements’ del 2-3 luglio, hanno presentato 10 richieste in vista delle prossime elezioni.
Ogni impegno per l’eguaglianza passerà dalla salvaguardia dei diritti collettivi deteriorati da parecchi anni (garanzia dell’andata in pensione a 60 anni per tutte e tutti, riapertura dei centri IVG chiusi, lotta contro le violenze sulle donne, ecc.) e dalla messa in campo di politiche pubbliche ambiziose (servizio pubblico per l’infanzia, eguaglianza professionale, educazione all’eguaglianza, abolizione del sistema prostitueur, regolarizzazione dei sans papiers, etc.).
Sono queste richieste che costituiranno la griglia di valutaone delle prossime elezioni presidenziali e delle politiche pubbliche condotte in seguito dal prossimo governo. Noi saremo presenti, donne e uomini, in ogni tappa della campagna così come all’indomani delle elezione e ben dopo per esigere azioni.
Le soluzioni e i mezzi esistono. Manca solo la volontà politica.
Osez le féminisme! non sosterrà alcun candidato né candidata. La nostra unica linea politica è l’eguaglianza fra le donne e gli uomini.”
Per Osez le féminisme!,
Thalia BRETON, Magali DE HAAS, Julie MURET, portavoci.
traduzione di Giovanna Romualdi
Le donne, gli uomini e la più grande bugia della storia
Luciana Castellina
L’Unità – 28 giugno 2011
C’è una bugia storica che non può essere svelata declassificando documenti segreti, come è stato per le Carte del Pentagono o per le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. A dirla sono le nostre moderne democrazie.
Consiste nel far credere che, adesso, nascono bambini neutri e non più, come una volta, bambine femmine e bambini maschi. Sulla base di questa menzogna hanno spacciato come universale l’intero edificio istituzionale dei nostri Paesi e la loro organizzazione sociale, che è invece rimasta tutta disegnata sull’essere umano maschio.
Da quando la bugia è stata detta, le donne, per non rimanere prigioniere nel ghetto del privato familiare sottratto alle regole pubbliche, hanno dovuto vivere clandestinamente la propria identità, mascherandosi da essere neutro, cioè, nei fatti, da uomo. Il femminismo recente ha per fortuna cominciato a sollevare dubbi su questa carnevalata.
Purtroppo per disvelarla non basta desecretare carte, perché riconoscere l’esistenza di una differenza di genere cui viene nagato valore, significherebbe rimettere in discussione l’intera filosofia che ispira i nostri sistemi democratici, fondati sul principio di uguaglianza di fronte alla legge.
Un’idea che ha avuto e ha molte buone ragioni, perché ha aiutato a eliminare i privilegi più vistosi e le esclusioni più inaccettabili, ma che non ha eliminato le disuguaglianze profonde: le ha nascoste come si fa con la polvere sotto i tappeti.
E così le istituzioni, i codici, la rappresentanza, l’organizzazione civile, l’assetto materiale della vita continuano ad assumere l’inesistente essere neutro come referente: un cittadino travestito da astratto, indistinto nel genere così come nella sua collocazione sociale reale.
Dire ogni cittadino è uguale di fronte alla legge è una conquista democratica ma anche un inganno. L’astrattezza della norma andrebbe colorata assumendo come metro il bisogno di ognuno, valorizzando la sua diversità e organizzando la vita collettiva in modo da dare uguaglianza concreta alle differenze.
Significherebbe costruire identità relazionali in cui ciascuno, anziché mutilarsi per entrare nella corazza dell’astratto, o rifugiarsi, mortificato, nella sua diversità diventata debolezza, si costruisce un’identità che assume l’altra o l’altro come risorsa critica di se stessa e di se stesso. A partire da qui si potrebbe ridisegnare un mondo migliore.
Detto questo, sono tuttavia d’accordo con Bobbio quando ci metteva tutti in guardia dai rischi di indebolire le garanzie formali di questa nostra democrazia che per ora è la migliore in circolazione.
Ma d’accordo con Bobbio anche quando esprimeva la sofferta consapevolezza dei suoi limiti. Mi basterebbe che almeno si sapesse della bugia storica e non si pensasse di ristabilire la verità concedendo qualche diritto a tutela delle minoranze (e peraltro le donne non sono una minoranza).
Mi basterebbe – insomma – mettere una spina nel fianco della nostra democrazia imperfetta, e avere il coraggio di continuare a pensare il non ancora pensato. Non siamo alla fine della storia.
Sull’Unità del 28 giugno 2011 c’è un articolo di Luciana Castellina intitolato “Le donne, gli uomini e la più grande bugia della storia”.
La Castellina rimette in discussione l’intera filosofia che ispira i nostri sistemi democratici, fondati sul principio di uguaglianza di fronte alla legge.
Le donne di “Osez le feminisme” che hanno scritto il documento “La nostra linea poltica: l’eguaglianza di done e uomini”, dovrebbero leggerlo per capire la loro arretratezza; il loro non é femminismo, ma parole donne di partito utili alla politica dei maschi!