L’altro Sud

di Elena Marisol Brandolini
da www.aprileonline.info, 19 maggio 2010

Sembrava di stare in un altro mondo, questi giorni a Madrid, non quello delle Borse calanti e dei tagli di salari e pensioni, al quale i cittadini del Vecchio Continente rischiano di abituarsi. A sentire parlare di diritti umani dei migranti e di milioni di posti di lavoro creati negli ultimi anni, quasi veniva da non crederci

Eppure è successo, in occasione del VI Vertice Unione Europea-Sudamerica e Caraibi, promosso sotto la presidenza spagnola della UE. E’ stato lì, che la presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner, in qualità di portavoce dell’area sudamericana, ha denunciato il trattamento discriminatorio che alcuni paesi tra i più sviluppati usano nei confronti degli immigrati, tanto che la Dichiarazione di Madrid, a conclusione dell’incontro, prevede, tra l’altro, un impegno delle due aree regionali a favorire la protezione dei diritti umani di tutti gli immigrati, anche degli irregolari (come era nella richiesta dei sudamericani), unitamente all’adozione di politiche per contrastare l’immigrazione clandestina (argomento caro alle cancellerie europee).

Come si è anche potuto ascoltare alla conferenza organizzata da El País, su “Brasile, alleanza per la nuova economia globale”, nel corso della quale il presidente del governo brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ed alcuni suoi ministri hanno asserito che la ripresa dell’economia mondiale è nelle mani dei paesi emergenti, tra i quali è il Brasile, il cui sviluppo – che lo porterà ad essere la quarta economia del mondo, nel 2025 – è reale, perché frutto di una combinazione di crescita economica e progresso sociale. Così, al termine del suo mandato, Lula può rivendicare di aver fatto crescere il numero degli occupati di 14,5 milioni di unità e di aver realizzato dodici nuove università che consentono l’accesso alla formazione ad altri 700.000 giovani.

Sempre a Madrid, ma tornando a uno scenario più consueto, José Luis Rodríguez Zapatero ha annunciato, oggi, che il governo è intenzionato ad aumentare, a tempo debito, le imposte sui redditi più alti. Rispondendo così ad una sollecitazione che gli era venuta dalla sinistra e dal suo stesso partito, nel tentativo di mitigare l’impatto unidirezionale del piano di rientro dal deficit per il 2010 e il 2011, che prevede il taglio di stipendi e pensioni e degli investimenti in opere pubbliche.

Manovra che dovrebbe essere approvata domattina dal Consiglio dei Ministri spagnolo, contro la quale si scaglia l’opposizione del PP (con un vantaggio elettorale presunto sui socialisti che supera i 9 punti percentuali) e la mobilitazione dei sindacati confederali, che hanno convocato uno sciopero generale del settore pubblico per il prossimo 2 di giugno.
Il giorno dopo la Spagna, anche il Portogallo del premier socialista José Sócrates, ha intrapreso il cammino della stretta di bilancio, decidendo di realizzare un’ulteriore riduzione del rapporto deficit pubblico su PIL, tale da arrivare al 4,6%, nel 2011 e al 2,8%, entro il 2013.

Una manovra economica che si sostanzia in un prelievo aggiuntivo dell’imposta sui redditi personali, delle imprese (oltre un certo volume di profitti) e da capitale, l’aumento generalizzato delle aliquote IVA (con l’aliquota normale passata dal 20% al 21%), il taglio del 5% sui salari di funzionari, manager pubblici e politici e il rinvio di investimenti infrastrutturali.

E in Francia – il cui rapporto deficit su PIL è previsto superiore all’8% alla fine di quest’anno – si discute di un piano di rientro, con al centro la riforma delle pensioni (allungamento dell’età di pensionamento e/o estensione della durata minima dei contributi) e la possibilità d’intervenire fiscalmente sui redditi da capitale e sulle fasce di reddito personale più elevate.

Nel frattempo, è partita la prima tranche del prestito europeo alla Grecia, anche se non è ancora chiaro come verrà resa disponibile la parte più rilevante del prestito, quella a carico degli Stati Membri. La UE approva nuove regole di trasparenza e requisiti “comunitari” per i fondi speculativi (hedge funds e simili) e discute del rafforzamento del Patto di Stabilità, mentre l’euro si deprezza nei confronti del dollaro. Per la gioia dei settori esportatori e in concorrenza con la Cina. Finché dura.