Profeti di non violenza di CdbSanPaolo

a cura del gruppo Grottaperfetta della CDB San Paolo (Roma)

Canto: La guerra di Piero (ascolto)

Angela La profezia sappiamo più o meno che cosa sia, cioè parlare a nome di Dio: testimonianza di vita per una finalità, per un bene, qualcuno afferma per la verità. Si potrebbe dire niente di più inattuale in questi giorni in cui si sostiene la post-verità. Ma alcuni si ostinano a testimoniarla. Sono appunto i profeti.

Nell’assemblea dello scorso mese dedicata al perdono sono stati citati alcuni profeti della nonviolenza: Mandela, Malala, M.L. King, Capitini. Non a caso perché se il perdono è essenziale alla religiosità –non solo cristiana- la nonviolenza è legata indissolubilmente alla religio/ne/sità. Noi ci poniamo in continuità con la disamina che ci ha preseduto, cercando di approfondire il significato della NV, in ascolto di alcuni tra i più importanti tra loro.

Ia Il primo –contrariamente a quanto si generalmente si sa- non è stato Gandhi, che così confessa: “40 anni fa (1894) mentre attraversavo una grave crisi di scetticismo e dubbi, incappai nel libro di Tolstoj Il regno di Dio è in voi. A quel tempo credevo nella violenza. La lettura del libro mi guarì dallo scetticismo e fece di me un fermo credente nell’ahimsa. Quello che mi ha attratto nella vita di Tolstoj è il fatto che egli ha praticato quello che predicava e non ha considerato nessun prezzo troppo alto per la ricerca della verità”. (Satyagraha= Forza della Verità, Sat=Dio)

Titina Ma Tolstoj stesso si rifà ad altri: non solo scrittori, ma soprattutto a due categorie di persone che testimoniavano spesso a costo della propria vita ciò in cui credevano: quaccheri e antimilitaristi. “I quaccheri –scrive- da più di 200 anni praticano la dottrina di Cristo riguardo alla non-resistenza al male e affermano che nulla contribuisce tanto ad oscurare la verità di Cristo quanto la non riconoscenza di questo principio da parte di tanti uomini che si dicono cristiani”. Da gli altri ha imparato ad affermare: “ Crediamo che il dovere di ogni uomo, il quale consideri la guerra come inconciliabile con la sua religione, sia quello di rifiutare, con dolcezza ma con fermezza, il servizio militare… “La pace è in tutte le bocche, eppure i governi aumentano ogni anno i loro armamenti, introducono nuove imposte e accrescono a dismisura i loro debiti… L’esperienza delle ultime guerre ci ha dimostrato che ciascuna di esse ha reso l’odio tra i popoli più profondo, il peso del militarismo  più insopportabile e lo stato politico ed economico della Europa più triste e più torbido”. Ovviamente Tolstoj fu avversato dallo Stato russo dello zar che lo censurò e dalla Chiesa ortodossa, che lo scomunicò. Ed egli –basandosi su Matteo, 5, sul Discorso della Montagna e anche su S. Paolo- ribatteva che “consigliare di respingere o di attenuare nella dottrina di Cristo il precetto della non-resistenza al male con la violenza, è non comprendere la dottrina… L’essenza della religione sta nella facoltà che hanno gli uomini di profetizzare e d’indicare la via che deve seguire l’umanità nell’avvenire”.

Ia   Gandhi si ispira a Tolstoj ma fa evolvere in maniera decisiva la teoria e la prassi della nonviolenza, innanzi tutto nominandola espressamente con un vocabolo tutto unito, perché solo così assume una valenza attiva, e poi superando un’impostazione morale e individuale, quasi anarchica data la polemica virulenta di Tolstoj contro lo Stato. Così infatti Gandhi sintetizza il suo pensiero nella pagina finale della sua autobiografia, La mia vita per la libertà:

“Una lunga esperienza mi ha convinto che non vi è altro Dio che la Verità… (e) una visione perfetta della Verità può derivare soltanto da una completa realizzazione dell’ahimsa. Per vedere faccia a faccia l’universale e onnipresente Spirito della Verità si deve essere in grado di amare il più infimo degli esseri creati come se stessi. E un uomo che aspira a ciò non può permettersi di estraniarsi da nessun campo di attività umane. E’ per questo che la devozione alla Verità mi ha condotto alla politica; e posso dire senza alcuna esitazione, anche se con assoluta umiltà, che coloro che affermano che la religione non ha nulla a che fare con la politica, non sanno che cosa significa religione”.

Basilio Un altro passo avanti nel cammino della nonviolenza è stato compiuto da Aldo Capitini, che riprende i motivi anti-istituzionali verso la Chiesa e lo Stato autoritario e anti-militaristi di Tolstoj e quelli politici di Gandhi, ma soprattutto la loro ispirazione religiosa, elaborando non solo una pedagogia, una religione, una politica, ma anche una filosofia della nonviolenza.

“Se io dovessi far convergere su un punto tutta la mia esperienza religiosa direi che quel punto è la decisione di non uccidere…la decisione ha significato il passaggio da una realtà all’altra… Assolutizzando l’esistenza altrui, scoprivo l’assoluto eterno della Presenza. Noi siamo risaliti dal precetto di non uccidere dentro la realtà stessa di Dio, come l’Uno aperto a tutti…di un’illimitata mansuetudine e di un’infinita vicinanza…arrivando a sentire la Vita, vivente in tutti gli esseri… Quando si sia accettato che la compresenza si estende a tutti e fa partecipare tutti gli esseri alla cooperazione dei valori, allora il moto non è più di rivolta contro un’oligarchia, dato che si è stabilita l’omnicrazia (= potere di ognuno e di tutti)… I Centri di Orientamento Sociale sono i punti di raccolta di questo spirito, le fortezze della nonviolenza e le catacombe, luoghi di formazione di una solidarietà democratica anti-tirannica”.

M.Antonietta Certamente la profezia di quanti oggi chiamiamo i padri della NV va aggiornata con il contributo culturale e di lotta dei movimenti femministi ed ecologici…  Nonviolenza  e pensiero femminile sono  due forme di riflessione e di elaborazione filosofica  che trovano espressione nella dimensione etica.

Il pensiero femminile si traduce in pratica di vita e azione politica , la nonviolenza è una forma di pensiero che può esprimersi  solo attraverso la sua incorporazione,  in quanto percorso spirituale è in grado di tradurre l’elaborazione teorica in stile di vitae forme di lotta . Pensieri incarnati , con una base comune e resi  manifesti  in pratiche di relazione con  il dialogo .  Il pensiero femminile e  il movimento del  neofemminismo   sono stati  studiati da filosofe che hanno contribuito  alla consapevolezza della differenza di genere negli anni 70 e 80 .

(segue M.Antonietta) Nel pensiero della nonviolenza , sapere incarnato,  indipendente dai corpi sessuati , nei testi  non si evidenziava la differenza di genere ;  le donne venivano  menzionate per sottolineare la totale estraneità ad atti di violenza ,o per l’impegno, in diversi momenti della storia ,in azioni politiche contro la guerra ,o altre forme d’ingiustizia sociale ,  condotte con metodologia non violenta; perciò sullo sfondo affiora una visione del femminile portatrice di istanze di pace,  per la sua prossimità antropologica alla riproduzione della vita e per la pratica del lavoro di cura .

Per costruire una cultura di pace  occorre una riflessione teorica ed uno scambio dialogico tra la nonviolenza e la filosofia femminile di pace. L’indagine si articola su un duplice livello : il primo consiste nel  considerare  la differenza   di genere e la prospettiva di genere , il secondo consiste nel  mettere in rilievo il contributo speculativo . Portando alla luce elementi presenti nel pensiero femminile che contiene pratiche di relazione che sono nonviolente , le donne potranno fare della nonviolenza un significativo approdo del loro percorso di riflessione e di pratiche per costruire una nuova progettualità ,mettendo a tema la nonviolenza . Gli uomini, attingendo al patrimonio di pensiero e pratiche femminili ,potranno aprirsi a prospettive che tale patrimonio può offrire alle pratiche della nonviolenza .

Romano Per quanto riguarda il tema Nonviolenza ed ecologia  riportiamo tre punti tratti dall’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco

  1. La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato. L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune. Desidero esprimere riconoscenza, incoraggiare e ringraziare tutti coloro che, nei più svariati settori dell’attività umana, stanno lavorando per garantire la protezione della casa che condividiamo. Meritano una gratitudine speciale quanti lottano con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo. I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi.
  1. D’altra parte, quando il cuore è veramente aperto a una comunione universale, niente e nessuno è escluso da tale fraternità. Di conseguenza, è vero anche che l’indifferenza o la crudeltà verso le altre creature di questo mondo finiscono sempre per trasferirsi in qualche modo al trattamento che riserviamo agli altri esseri umani. Il cuore è uno solo e la stessa miseria che porta a maltrattare un animale non tarda a manifestarsi nella relazione con le altre persone. Ogni maltrattamento verso qualsiasi creatura « è contrario alla dignità umana ». Non possiamo considerarci persone che amano veramente se escludiamo dai nostri interessi una parte della realtà: « Pace, giustizia e salvaguardia del creato sono tre questioni del tutto connesse, che non si potranno separare in modo da essere trattate singolarmente, a pena di ricadere nuovamente nel riduzionismo ». Tutto è in relazione, e tutti noi esseri umani siamo uniti come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per ciascuna delle sue creature e che ci unisce anche tra noi, con tenero affetto, al fratello sole, alla sorella luna, al fratello fiume e alla madre terra.
  1. La politica e l’economia tendono a incolparsi reciprocamente per quanto riguarda la povertà e il degrado ambientale. Ma quello che ci si attende è che riconoscano i propri errori e trovino forme di interazione orientate al bene comune. Mentre gli uni si affannano solo per l’utile economico e gli altri sono ossessionati solo dal conservare o accrescere il potere, quello che ci resta sono guerre o accordi ambigui dove ciò che meno interessa alle due parti è preservare l’ambiente e avere cura dei più deboli. Anche qui vale il principio che «l’unità è superiore al conflitto».

Francesco  Infine alcune righe di un documento, che ci dovrebbe essere caro:

“ Chiamiamo violenza ciò che nella storia impedisce la liberazione dell’Uomo… riteniamo che l’origine della violenza debba essere ricercata nei tratti fondamentali dell’organizzazione sociale. Riteniamo che una società classista fondata sul potere e sulla libertà di esproprio di una parte degli uomini a danno di altri sia una società strutturalmente violenta…  In vasti strati sociali e soprattutto tra i giovani e le donne si sviluppano estesi fenomeni di ribellione contro aspetti intollerabili e degradanti di un’organizzazione sociale basata sul profitto, sullo sfruttamento, su consumi sbagliati e distorti, sull’alienazione e sull’emarginazione… Esiste poi una violenza più sottile ed insidiosa: quella che le classi dominanti esercitano a livelli culturali, ideologici e religiosi…proponendo il primato dello spirito sulla materia; dell’individuo sulla società; sul valore del consumismo; la confusione dell’essere con l’avere per garantire e difendere il mercato; il bisogno di ordine e sicurezza per nascondere la violenza insita nell’ideologia dell’autorità e dell’obbedienza… La risposta che sconfiggerà la violenza non viene da una violenza uguale e contraria… è una risposta politica che si pone sul terreno civile della democrazia”. (dal cap. II del documento La violenza nella città di Roma e nella chiesa di Roma (Cdb s. Paolo – 6/ VI/1976).

Canto… Pace inquieta p.56

Angela  Prima di dare la parola a chi vuole intervenire ascoltiamo le parole di un profeta per noi indimenticabile, Giulio Girardi:

“Al centro della nostra riflessione si poneva la domanda: è attuale la NV di Gandhi? Abbiamo precisato che l’attualità non riguarda solo un’alternativa strategica non violenta, ma un’alternativa globale di vita, di religione, di civiltà, di cultura… o è giocoforza riconoscere che la violenza e quindi la morte è l’ultima parola della storia?… Tale esplorazione ha reso più evidente la totale inattualità di Gandhi dal punto di vista della cultura oggi dominante, quella del neoliberismo… Riconoscere l’attualità di Gandhi significa invece rilanciare la sfida al fatalismo, scommettere sulla possibilità e sull’urgenza di una forza del diritto, della verità e dell’amore… Ecco perché la risposta alla domanda sull’attualità di Gandhi è così impegnativa: perché è inseparabile dalle scelte di fondo etiche, politiche, economiche e religiose di ciascuno e di ciascuna di noi.. ci obbliga a verificare le nostre scelte e a domandarci se esistano ancora per noi delle ragioni di vivere, di lottare, di sperare”. (dalle conclusioni di Riscoprire Gandhi di Giulio Girardi, Ed. Icone, Roma 2001 per Strumenti di Pace del Cipax).

Un ultimo invito rivolto dal monaco benedettino brasiliano Marcelo Barros scritto a commento del libro su un piccolo-grande profeta di pace il vescovo Helder Camara: “Non spegnete la profezia” La cdb  di S. Paolo che cosa vuole fare per non spegnere la profezia della nonviolenza?

Interventi

Lidia Salmo 8

Ivonne Vangelo del giorno Matteo

colletta soccorso palestinese (si canta Fratello sole, sorella Luna p. 24 )

Canone n.77 Assuefarsi alle guerre?

Padre nostro- scambio della pace

Comunione Non voglio avere più da voi .p53.  o Quante le strade p.63

Benedizione  con Shalom  p.69