Sull’estraneamento della Chiesa dalla società contemporanea
Riceviamo da Nino Spitalieri un “recente documento che abbiamo stilato insieme ad altre comunità parrocchiali di Palermo “sull’estraneamento della Chiesa dalla società contemporanea”. Documento firmato da cinque sacerdoti e da più di trecento fedeli e inviato al vescovo di Palermo”.
L’iniziativa che stà crescendo in adesioni (è ancora possibile farlo) è stata attenzionata con articoli su Repubblica e giornali locali. A quanto pare il popolo di Dio stà cominciando a capire quanto la chiesa gerarchica si è allontanata dalle persone.
Sull’estraneamento della Chiesa dalla società contemporanea
Molti fatti con i quali veniamo in contatto ci dicono che oggi la Chiesa si trova in una situazione di progressivo estraneamento rispetto al mondo contemporaneo. Molti uomini e donne, specialmente tra i giovani, avvertono da parte loro una radicale scollamento dalla Chiesa. In breve, fra Chiesa e società si è determinata una frattura sulla libertà di coscienza, i diritti umani fuori e dentro la stessa Chiesa, il pluralismo religioso e la laicità della politica e dello Stato. La Chiesa appare ripiegata su se stessa e incapace di dialogare con gli uomini e le donne del nostro tempo.
Siamo molto preoccupati per le conseguenze negative che tale perdurante situazione produce per un annuncio credibile del Vangelo. Per questo, ci sembra saggio riprendere e rilanciare la feconda intuizione di Giovanni XXIII nel suo discorso di apertura del Concilio Vaticano II: quella di «un balzo in avanti» per una testimonianza ed un annuncio cristiani che possano rispondere «alle esigenze del nostro tempo».
Il tentativo in atto di contenere lo Spirito del Concilio è, a nostro avviso, un grave errore che, se perseguito fino in fondo, non può che aumentare in modo irreparabile lo steccato tra Chiesa e mondo, Vangelo e vita, annuncio e testimonianza. A noi sembra che l’insistere sulla riaffermazione di norme e visioni anti-storiche o, addirittura, non biblicamente fondate se non a volte anti-cristiane, non aiuti la credibilità ecclesiale nell’annuncio del regno di Dio. Vanno ripensati, ad esempio, le questioni riguardanti l’esercizio effettivo della collegialità episcopale e del primato papale, i criteri nella nomina dei vescovi, la condizione dei separati, dei divorziati e delle persone omosessuali, l’accesso delle donne ai ministeri ecclesiali, la dignità del morire…
Vogliamo una Chiesa che si fidi solo della forza libera e mite della fede e della grazia di Dio, che non imponga mai a nessuno le proprie convinzioni sui problemi dell’etica e della politica.
Vogliamo una Chiesa che pratichi la compassione e trovi nella pietà la sua gloria. E faccia sue le parole che il santo padre Giovanni XXIII incise sul frontone del Concilio: «Oggi la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità. Essa ritiene di venire incontro ai bisogni di oggi non rinnovando condanne ma mostrando la validità della sua dottrina. La Chiesa vuol mostrarsi madre amorevole di tutti, benigna, paziente, piena di misericordia e di bontà, anche verso i figli da lei separati».
Vogliamo una Chiesa che sappia dialogare con gli uomini e le donne e le loro culture, senza chiusure e condizionamenti ideologici, e impari ad ascoltare e a ricevere con gioia le cose vere e buone di cui gli interlocutori sono portatori. La verità e la bontà sono di Dio, il quale le dà a tutti gli uomini e non solo ai cristiani.
Vogliamo che al centro della Chiesa venga messo il Vangelo e la sua radicalità. Solo così la Chiesa potrà essere vista e sperimentata come “esperta in umanità”.
E’ tempo che, senza paura, nella Chiesa e nella città prendiamo la parola da cristiani adulti e responsabili, per una credibilità e veracità ecclesiale.
Primi firmatari:
Barbera Giuseppe
Fasullo don Nino
Garbo Rosellina
Giuè don Rosario
Impellitteri Tommaso
Passarello Teresa
RestivoTeresa
Romano don Franco
Romeo Zina
Rumore Rosanna
Scordato don Cosimo
Stabile don Francesco Michele
Inviare l’adesione al seguente indirizzo e-mail: chiesacitta@libero.it
A inizio febbraio, inoltre, abbiamo svolto un referendum in comunità, coinvolgendo circa trecento persone, su un testo relativo al Testamento biologico. Il 99% si è espresso sulla liceità di utilizzare tale strumento.
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Commento al post
IL MURO DI VETRO
L’Italia delle religioni. Primo rapporto 2009
A cura di Paolo Naso e Brunetto Salvarani, EMI, Bologna 2009
Il muro di vetro è una fragile osmosi che divide le molteplici realtà, i pluralismi religiosi, composti di intersezioni e persino di familiarità ricorrenti, ma che non permettono il contatto e la relazione reciproca diretta, anche se sussistono eccezioni, perché tutti i muri innalzati dall’umanità e dalle conseguenti ideologie presentano fratture e pertugi che consentono a volte scambi e contaminazioni dialogiche, in un panorama ampio di multiculturalità religiosa sempre più significativo anche a livello nazionale, nell’incontro religioso e nel dialogo ecumenico.
La differenza è uno dei principi della cultura postmoderna, che insiste sulla diversificazione, sulla molteplicità e la complessità, contro i rischi della pianificazione e dell’omologazione sociale.
La finalità di riconoscersi in un’identità deve diventare sempre fonte di confronto con l’alterità, l’altro da sè e quindi con l’implicita diversità che l’identità altrui presenta, nel concetto di differenza individuale, soggettiva, esistenziale e, per esteso, di varietà interetnica e multiculturale.
La conoscenza di sé attraverso il percorso religioso di autoriflessione, di autonarrazione, di racconto di sé, permette di identificare ed approfondire una propria personalità in rapporto all’alterità di colui che si pone in dialogo.
Di conseguenza le molteplicità religiose, le complessità interetniche e multiculturali si incontrano e si incrociano trasversalmente con le diversità religiose, psicologiche, identitarie, soggettive, di genere ed intergenerazionali in un pluriverso di alterità sociali, all’interno di un tessuto sociocomunitario che dovrebbe sempre più aprirsi all’accoglienza, al confronto, al dialogo, nell’interscambio tra molteplici aspetti che permeano l’intera umanità e che non si possono classificare e attribuire esclusivamente al concetto di razza ed etnia, perché la differenza è ubiquitaria e trasversale al concetto stesso di umanità.
La considerazione e il riconoscimento dell’altro da sé permettono il reciproco confronto e la gestione educativa del
conflitto dove spesso l’intesa e l’accordo si prospettano come una lontana utopia.
Il concetto di diversità sollecita riflessioni e associazioni di idee varie e complesse, dal dibattito sulle opinioni della democrazia, ai contesti e agli scenari economici e sociali.
Risulta spontaneo pensare alle diversità tra donna e uomo, tra generazioni, tra nazionalità, lingue e religioni dove è necessaria un’innovativa grammatica mentale per costruire la convivenza planetaria in dimensione interculturale.
Infrangere la discriminazione, lo stereotipo e il pregiudizio, rappresentati dal “muro di vetro” consiste nella motivazione alla solidarietà, alla realizzazione di una società che abbia come valore fondante la pace e la convivenza civile tra popoli, genti e minoranze, nel rispetto dei diritti universali e sociali di cittadinanza multietnica, cosmopolita e internazionale, sanciti dalla carta costituzionale democratica.
Oltre “il muro di vetro” vi è un mondo dove non esistano patrie e nazioni, frontiere e burocrazie, limiti e confini, ma comunità educanti aperte all’accoglienza, al dialogo, al cambiamento rivoluzionario, al progresso costruttivo, senza stereotipi, pregiudizi e conseguenti discriminazioni, nel rispetto delle culture altre, nella coesistenza pacifica che agevola il confronto tra diversità interculturali e differenze di genere ed intergenerazionali, per costruire una coscienza di convivenza civile che ponga come obiettivo prioritario la conoscenza, il dialogo, l’ accoglienza, il confronto nelle comunità, nelle città, nel mondo…per un’utopia della convivenza realizzabile a partire da ogni singola persona, nel contesto quotidiano, nella partecipazione collettiva, pluralista e democratica.