Un “operaio per il Regno” ci ha lasciato
Enzo Mazzi ci ha lasciato. In punta di piedi, senza pubblicità, non ha voluto neanche un funerale pubblico. La malattia che lo aveva colto è stata inesorabile.
Fino a poche settimane fa i suoi interventi sono apparsi sul “il manifesto”, “la repubblica”, “l’Unità”. È stato infatti instancabile nel suo lavoro, un vero “operaio del Regno”.
Quando alcune settimane fa con Dea siamo stati a trovarlo, abbiamo parlato a lungo di cose da fare, tra una pausa e l’altra che il suo male gli concedeva di rimanere seduto a parlare.
Abbiamo parlato di archivi dei documenti delle comunità di base. La sua preoccupazione da qualche anno a questa parte era che la memoria di quelli che sono stati i quarant’anni e più di vita delle comunità cristiane di base e del dissenso cattolico, non andasse dispersi, che tutto andasse conservato come una cosa preziosa.
E alla fine della giornata insieme nel salutarci ha detto: “Insomma, anche oggi abbiamo lavorato”. Ecco perché ho detto un vero operaio del Regno.
Se una data può essere presa a riferimento dell’inizio delle comunità di base questo è quel giorno del ’68, quando un gruppo di giovani credenti occupò il duomo di Parma, per contestare la costruzione di una nuova chiesa con il contributo finanziario di una banca.
La comunità parrocchiale dell’Isolotto, della quale don Enzo Mazzi era parroco, inviò una lettera di solidarietà a quei giovani e l’allora Arcivescovo di Firenze Florit, per tutta risposta destituì parroco e vice.
Da allora seguirono, occupazione della chiesa dell’Isolotto da parte dei parrocchiani e sgombero della polizia, e poi celebrazioni domenicali in piazza, fuori della chiesa, per decenni, etc, etc.
E da lì nacque la comunità di base dell’Isolotto e prese vita un movimento, detto allora del dissenso cattolico, da cui nacquero le comunità cristiane di base.
Di questo movimento Enzo è stato parte viva e per esso ha sempre lavorato intensamente, ma lui oggi non vorrebbe che questo venisse detto e per questo, per rispetto a lui, fermiamo qui questo ricordo.
Stefano Toppi
(CdB di San Paolo – Roma)
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Alla Comunità dell’Isolotto di Firenze
E’ con profondo dolore che la nostra Comunità ha appreso della scomparsa di Enzo.
Sappiamo che è un momento di grande sofferenza per la vostra Comunità ma lo è per tutte le Comunità di base Italiane e per quanti uomini e donne in questi anni hanno guardato all’esperienza di Enzo e dell’Isolotto come ad un punto di riferimento nel cammino della ricerca di una fede viva, adulta, laica e schierata dalla parte degli Ultimi.
Enzo ha saputo essere schivo, umile mescolando sempre la sua persona nell’humus vitale della comunità, ma oggi tutti noi possiamo ricordare con forza come in questi anni la sua persona, la sua testimonianza, il suo pensiero, il suo sorriso siano stati un faro per cercare di costruire una “Chiesa di base”.
Una chiesa povera, priva di ogni forma di sacralità, come lui con tenacia affermava, che navigando al di fuori di ogni recinto sapesse incontrare gli uomini e le donne del nostro tempo nella condivisione delle loro lotte di liberazione.
Vi siamo vicini, fratelli e sorelle della Comunità dell’Isolotto, nella consapevolezza che il dolore di oggi si tramuterà in rinnovato impegno per il domani.
Enzo continua ad essere vivo fra voi e sarà sempre vivo per tutti noi.
Un abbraccio a tutti/e ed in particolare a Luciana a cui va il nostro affetto e la nostra vicinanza.
La Comunità del Cassano di Napoli
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Addio a Enzo Mazzi cristiano ribelle
Come ogni domenica, anche oggi l’appuntamento della Comunità dell’Isolotto è alle 10.30, alle «Baracche» in via degli Aceri 1. «Fra le altre cose – anticipa Carlo Consigli – socializzeremo l’assenza di Enzo, e la continuità della sua presenza».
Nel solco di quella esperienza comunitaria che Enzo Mazzi considerava essenziale. Come una bussola che lo ha guidato per una intera esistenza. Di cui ha fatto dono, non solo metaforico, alle donne e agli uomini della comunità.
Con loro non potrà più camminare insieme. Grazie a loro, e ai tantissimi che di settimana in settimana, anno dopo anno, hanno socializzato negli appuntamenti comunitari della domenica, Enzo Mazzi continuerà ad esserci.
Per sua espressa volontà, la morte non doveva essere una notizia. L’ennesimo rifiuto della «caratterizzazione personalistica» che l’ex parroco del quartiere popolare e operaio dell’Isolotto aveva abiurato, fin dagli albori della Comunità.
«Ma il manifesto era importante per Enzo», riconosce Consigli. Perché l’eretico quotidiano comunista era per lui un altro luogo dove comunicare con gli altri i temi delle riflessioni comunitarie della domenica.
Riflessioni che, negli anni, sarebbero finite anche sulle pagine fiorentine di altri quotidiani. Perché affrontavano questioni, fossero l’acqua bene comune oppure la democrazia in fabbrica, insieme locali e globali.
Anche in questi ultimi mesi, quando già la malattia ne fiaccava il corpo ma non lo spirito, a Enzo Mazzi non erano sfuggiti avvenimenti come il «Se non ora, quando?» del 13 febbraio. Affrontato così: «Le donne che si riprendono le piazze si riprendono anche per se stesse e per tutti noi il potere sulla sacralità della natura, dei corpi, della sessualità e, mettendo un po’ di enfasi, sulla sacralità di tutto l’esistente. «Se non ora, quando?».
Poi erano arrivate altre riflessioni critiche, di fronte al tentativo di considerare anche Primo Maggio «una festa da sacrificare all’orgia del consumo».
Infine, lo scorso 28 agosto sul manifesto, l’ultimo graffio: «Per la strategia liberista la gente deve scordare il suo passato sociale, e non avere altro ideale e identità che la religione del danaro».
Sempre nel segno delle comunità cristiane di base di cui all’Isolotto, insieme a Sergio Gomiti e Paolo Caciolli, era stato precursore. Raccontate in quel «Cristianesimo Ribelle», edito tre anni fa per “manifesto libri”, dove tirava le fila di quella spinta profonda che da 43 anni ha portato molti credenti a mettere in discussione le gerarchie ecclesiastiche e i nessi tra chiesa e potere.
Trovando nelle comunità un luogo-laboratorio dove socializzare riflessioni ed esperienze.
Riccardo Chiari (il manifesto, 23 ottobre 2011)
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Don Enzo Mazzi, il reportage di Rai Educational
E’ morto a Firenze Don Enzo Mazzi, il primo sacerdote ribelle che nel 1968 fu rimosso dalla sua parrocchia dell’Isolotto. La rottura con la Chiesa avvenne per la solidarieta’ data a un gruppo di giovani che a Parma aveva occupato la cattedrale contro la costruzione di una chiesa finanziata dalla locale Cassa di risparmio. Da allora aveva guidato la comunita’ di base del popolare quartiere fiorentino divenuta un punto di riferimento per i diseredati del capoluogo toscano e per i cattolici del dissenso. Aveva 84 anni. Vi proponiamo di ricordarlo con un reportage di Rai Educational
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Addio a Don Mazzi. Centinaia di persone per l’ultimo saluto
Fu rimosso dalla parrocchia dell’Isolotto dal cardinale Florit nel 1968. Verranno rispettate le sue volontà: Don Mazzi sarà cremato. Ai funerali anche Don Santoro
E’ morto nella notte tra venerdì e sabato, a Firenze, Don Enzo Mazzi, il sacerdote rimosso dalla sua parrocchia dell’Isolotto dal cardinale Ermenegildo Florit nel 1968. Aveva 84 anni ed era malato da tempo.
Questa mattina, intorno alle 10, centinaia di persone si sono strette intorno a lui per l’ultimo saluto. Ha scelto di essere cremato don Enzo Mazzi, lo si e’ appreso dalla stessa Comunita’ dell’Isolotto, che per oltre un giorno ha ‘custodito’ la notizia della morte. La salma di Mazzi, intanto, si trova in una cappella mortuaria del policlinico di
Careggi, ”ma non e’ visitabile”, ha detto un membro della Comunita’. La cremazione dovrebbe avvenire giovedì.
Tra le molte persone che oggi hanno voluto rendergli omaggio nella ‘Baracca’ nel popolare quartiere dell’Isolotto, sotto le tettoie del mercato, anche gli esponenti di diverse comunita’ di base di varie città italiane, tra cui Roma e Livorno, insieme a tutti quelli che hanno condiviso con lui gli oltre 40 anni di questa esperienza di base A conclusione della commemorazione, aperta dalle letture del Vangelo, anche il rito della Comunione usando del pane che e’ stato inviato alla Comunita’ da don Alessandro Santoro, un giovane prete ‘di frontiera’ considerato ‘erede’ di don Mazzi.
LA PAROLA AI FEDELI
”Scusi, lei e’ il parroco? Glielo chiedo perche’ e’ da quando hanno mandato via Don Mazzi che non entro in questa chiesa”: la signora Valentina, 80 anni, ha appena saputo che Don Enzo Mazzi e’ morto e non sembra darsi pace. ”Avrei voluto che fosse lui a darmi la benedizione, ma se puo’ farlo lei sono contenta lo stesso”: il parroco dell’Isolotto, don Piero Sabatini, lo fa e l’abbraccia. ”Sa – racconta la signora – e’ da 43 anni che non entro in questa chiesa, da quando lo mandarono via. Ma ho sempre pensato che, come diceva, don Enzo, ‘la chiesa e’ anche la’ fuori, e’ dappertutto”. ”Quando sono arrivata all’Isolotto ero una ragazza madre. Oggi ce ne sono tante ma allora era ancora piu’ difficile. E don Mazzi si e’ preso cura di me e di mio figlio, cosi’ come faceva con chiunque altro”, dice la signora. Ma lei c’era quando mandarono via Don Mazzi? ”Certo. Fecero malissimo a lui e a noi. E mi ricordo benissimo che tutti lo abbiamo seguito. Come abbiamo sempre seguito la ‘messa’ davanti alla chiesa in piazza”. E ora che non c’e’ piu’ cosa fara’? ”Continuero’ ad avere fede e spero che mi aspetti in paradiso. Io non lo so se mi vorranno, ma lui c’e’ arrivato davvero”.
LA STORIA
La rottura con la Chiesa avvenne per la solidarietà data da Don Mazzi ai giovani che avevano occupato il duomo di Parma, nell’ottobre del 1968: una protesta contro la costruzione di una chiesa finanziata dalla locale Cassa di risparmio. Il cardinale Ermenegildo Florit chiese al sacerdote di ”ritrattare la lettera o di dimettersi” da parroco e, per tutta risposta, Mazzi convocò i suoi parrocchiani in assemblea in piazza e, davanti a loro, rispose ”no” al vescovo.
Per lui scattò la rimozione da parroco e la chiesa fiorentina si spaccò tra coloro che cercavano una soluzione più morbida, che in qualche modo facesse tornare indietro il cardinale Florit e lo stesso Mazzi. Tra i due, però, non ci fu dialogo, nonostante gli inviti rivolti ad entrambi da una parte dei preti fiorentini, tra cui il futuro arcivescovo Silvano Piovanelli, che fu tra i firmatari di una lettera che non ebbe risposta.
L’arcivescovo Florit dopo aver fatto sgomberare la canonica, nominò un nuovo parroco all’Isolotto e don Mazzi dette vita alla Comunità di base che da allora, e fino ad oggi, ha continuato a riunirsi ogni domenica per una celebrazione nei prefabbricati costruiti vicino alla chiesa. Qualche anno più tardi, nel 1974, per Enzo Mazzi arrivò la sospensione a divinis.
Fu proprio Piovanelli a cercare un riavvicinamento, in particolare durante il Sinodo della Chiesa fiorentina nel 1992, ma senza riuscire a ricondurre l’ex sacerdote all’interno della Chiesa. Mazzi è stato un punto di riferimento di tanti preti del dissenso, e nel corso degli anni la sua Comunità ha preso posizione su tutti le battaglie ‘civili’ che hanno spesso diviso gli stessi cattolici, dal divorzio all’aborto, dalla guerra al caso di Eluana Englaro. Mazzi, come don Alessandro Santoro, il parroco fiorentino delle Piagge, accolse Beppino Englaro quando nel marzo 2009 venne a Firenze per ricevere la cittadinanza onoraria.
IL CARDINALE PIOVANELLI: “NESSUNO PUO’ GIUDICARE”
”Nessuno può giudicare”. Con queste parole, ”ma soprattutto con la preghiera”, l’ arcivescovo emerito di Firenze, cardinale Silvano Piovanelli, ha accolto la notizia della morte di Enzo Mazzi. Piovanelli, che nel 1968, poco dopo l’annuncio della rimozione di don Mazzi da parroco dell’Isolotto, fu tra i firmatari di una lettera indirizzata all’arcivescovo Ermenegildo Florit e allo stesso sacerdote per trovare una soluzione non dirompente per la chiesa fiorentina, ricorda poi le parole di Marcello Labor, un ex sacerdote di Trieste, ”per il quale ora è in corso la causa di beatificazione”: ”Diceva Labor – spiega l’arcivescovo emerito – ‘quando mi trovo davanti a un peccatore, prego per lui e mi domando quale sia la mia responsabilità del suo peccato”.
DON SANTORO: “AMAVA IL VERO GESU'”
Un amico, un compagno, una persona che ha sempre amato quel Dio ‘vero’ del Gesù del Vangelo”. Don Alessandro Santoro, parroco alle Piagge, quartiere alla periferia di Firenze, spesso in contrasto con le gerarchie ecclesiali e molto legato a Enzo Mazzi, parla così appena avuta la conferma della morte dell’ex parroco dell’Isolotto. ”E’ stato vicino a tutte le vicende civili con grande capacita’ di lettura – prosegue don Santoro -. Un amico nel mondo ecclesiale, un acuto interlocutore. Una persona da accompagnare con affetto e tristezza profonda sapendo che aveva ancora tante cose da dire e da fare”. Don Santoro anche nel pomeriggio di oggi aveva sentito la Comunità dell’Isolotto, dove Mazzi e’ morto, dopo una lunga malattia: ”negli ultimi giorni era in coma – spiega – ma io voglio portare rispetto al silenzio che intorno a lui voleva la sua famiglia. Cercherò di essere vicino nei prossimi giorni a tutti”.
IL CORDOGLIO DI VANNINO CHITI
”La scomparsa di Enzo Mazzi addolora profondamente. E’ stato un protagonista del dissenso cattolico quando era parroco all’Isolotto di Firenze. Critico delle ingiustizie sociali e vicino agli ultimi ovunque, coerente con la fede vissuta poi all’esterno della Chiesa. La sua e’ una personalita’ simbolo, che ha parlato alla coscienza di quanti non accettano come ineluttabile e immodificabile il mondo e l’organizzazione della societa’, i modi di essere delle istituzioni civili ma anche di quelle religiose. Le sue parole sono state di stimolo, lievito per credenti e diversamente credenti, su temi etici e sociali. Ha mantenuto il suo impegno fino all’ultimo, quando le forze cominciavano a mancargli. Ai familiari e alla sua comunita’ va il mio profondo cordoglio”. Cosi’ il vice presidente del Senato Vannino Chiti ricordando don Enzo Mazzi alla notizia della sua scomparsa.
IL CORDOGLIO DI MATTEO RENZI
Il sindaco Matteo Renzi esprime “sentite condoglianze ai suoi famigliari e alla sua comunità”. “Con Enzo Mazzi se ne va una figura fortemente legata alla città – ricorda Renzi – e in particolare al quartiere dell’Isolotto, dove il suo impegno si è protratto fino agli ultimi giorni”.
LE PAROLE DELL’ARCIVESCOVO BETORI
L’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, ”a nome della Chiesa fiorentina, appresa la notizia della morte di don Enzo Mazzi, ha pregato per lui ed e’ vicino alla sofferenza di quanti gli sono stati accanto. Ne ricorda – si legge in una nota della curia fiorentina – l’opera svolta per la fondazione della parrocchia nel quartiere dell’Isolotto e l’attenzione agli ultimi, mentre affida all’amore del Padre e alla valutazione della storia ogni giudizio sugli eventi che lo hanno visto protagonista e che hanno segnato profondamente e dolorosamente l’unita’ della Chiesa”.
SINISTRA PER LA COSTITUZIONE
Sinistra per la Costituzione, in un comunicato in cui esprime cordoglio, ”nel ricordo dell’impegno di don Enzo Mazzi per la democrazia, la laicita’ e per i diritti sociali partecipa con sincera commozione al dolore della Comunita’ dell’Isolotto”.
La Nazione, 23 ottobre 2011
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COMUNITA’ CRISTIANE DI BASE
Segreteria Tecnica Nazionale
c/o CdB San Paolo – Roma
segreteria@cdbitalia.it – www.cdbitalia.it
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Carissimi amici ed amiche,
è con profondissimo dolore che vi comunico la triste notizia che Enzo Mazzi ci ha lasciato. E’ morto questa notte a Firenze per la malattia che lo aveva colpito inesorabilmente.
Adesso, che forse non ci sente, perché lui non vorrebbe, possiamo dire cosa ha rappresentato per noi, per tutte le comunità cristiane di base italiane Enzo, un vero “operaio per il Regno”, per il quale ha sempre tanto lavorato.
La Comunità dell’Isolotto lo ricorderà domani mattina, domenica 23 ottobre, nella loro sede in via degli Aceri 1 , alle ore 10,30. Chi può partecipare vada a Firenze a stringersi alle donne e agli uomini dell’Isolotto; le comunità tutte lo ricordino nelle loro assemblee domenicali.
Un abbraccio commosso a tutte e tutti,
La Segreteria tecnica nazionale delle CDB
per la CdB di San Paolo: Stefano Toppi
Dalla Francia un ricordo di Enzo Mazzi
Care amiche, cari amici,
Enzo Mazzi rimane presente tra di noi per il suo pensiero, la sua parola, la sua azione.
Non posso dimenticare la liturgia pluralista celebrata in piazza davanti la chiesa chiusa l’ultimo giorno del Forum sociale europeo di Firenze.
FHEDLES (Femmes et Hommes Egalité Droits et Libertés dans les Eglises et la Société) e la Rete europea Chiese e Libertà indirizza a la Comunità le sue più fraterne condoglianze.
Hubert Tournès
FHEDLES
Cosegretario della Rete europea Chiese e Libertà
All’inizio, quei gruppi che poi sono diventati le comunità di base non erano un movimento ideologico, ma volevano solo rivalutare il ruolo del laicato al di fuori dell’ingessato associazionismo cattolico tradizionale. Infatti, i primi nuclei dei Focolarini in Liguria erano fuorusciti dalla famosa comunità di Oregina. Lo stesso don Mazzi ammetteva che le 500 CdB dell’epoca si sono oggi ridotte a 50: quel fermento si é ridotto a un cenacolo di intellettuali. Qualcuno potrebbe obiettare che ciò é avvenuto per le censure e le sospensioni ‘a divinis’, ma questo vale per i preti. E per i laici? Secondo me, dal ’68 in poi le CdB si sono ideologizzate, creando una nuova forma di collateralismo. Don Mazzi ne rivendicava ‘la collocazione a sinistra, senza se e senza ma’. Ai tempi della Democrazia Cristiana, il mondo cattolico e le gerarchie hanno avuto sempre un rapporto dialettico con il partito, giungendo anche a punti di netta tensione. Invece, le CdB e il dissenso cattolico in genere si sono appiattiti completamente sulle posizioni dei Partiti della sinistra. Se il PCI diceva bé,
le CdB dicevano bé. Sfido chiunque a citarmi un episodio in cui il dissenso cattolico abbia avuto la minima divergenza con i partiti di sinistra su qualunque tema, da quelli etici a quelli economici, passando per la politica estera. Eppure, avendo matrici diverse, ci si aspetterebbe un minimo di salutare dialettica, altrimenti si finisce per creare un clone di partito, con l’unica differenza di qualche citazione dei Vangeli ogni tanto.
Don Mazzi, prete ribelle, fedele al Vangelo
. Non ho mai conosciuto di persona don Enzo Mazzi. Con lui ho avuto solo un breve scambio telefonico un paio di anni fa. Sapevo che stava male, ma non credevo se ne andasse così in fretta: era già agli ultimi granelli della clessidra.
Mi avevano chiesto di moderare a Bologna un dibattito su ‘Cristianesimo ribelle’, il suo libro sulla genesi e l’evoluzione della comunità di base dell’Isolotto. Sarebbe intervenuto lui stesso. Così alzai la cornetta e lo chiamai per stabilire un contatto. La voce increspata e bonaria annullò ogni imbarazzo: . Aveva ragione. Purtroppo la presentazione del libro sfumò all’ultimo minuto. Non se ne fece nulla. E ora di don Enzo mi resta solo il ricordo di quella telefonata.
Certamente la storia lo ricorderà come il prete ribelle. Quello che, sull’onda dello spirito del Vaticano II, osò sfidare l’arcivescovo di Firenze Florit, solidarizzando con i giovani cattolici che avevano occupato il duomo di Parma. Per quel gesto incassò una sospensione a divinis e una riduzione allo stato laicale. Ne soffrì molto, ma la comunità dell’Isolotto gli restò a fianco. Sempre, fino all’ultimo respiro, in nome di un’ecclesiologia del popolo di Dio e contro una visione piramidale della Chiesa.
Don Mazzi il ribelle, don Mazzi il fedele. Se non alle gerarchie ecclesiali, di certo al Vangelo. Scrive Mirco sul sito del Quotidiano NazionALe, innondato di messaggi di affetto: . Nulla da aggiungere.
Firenze 23 ottobre 2011
Enzo Mazzi ci ha lasciato la scorsa notte.
Conoscevamo Enzo e la comunità dell’Isolotto dalla lettura di articoli, testi e dal racconto della loro storia.
E’ grazie ad Amistrada che siamo arrivati a incontrarli anche “fisicamente”: Gerardo ci aveva parlato di loro, del suo legame con la comunità.
Nel novembre 2006, Gerardo Lutte ci aveva suggerito di invitarli al primo incontro di Amistrada-Mojoca a Firenze. Alcuni di loro sono venuti, ma non Enzo che già aveva smesso di uscire la sera.
Ci era rimasto il desiderio di conoscerli meglio. Tre anni fa siamo capitati ad una loro assemblea della domenica.
Siamo stati invitati a pranzo e da allora è iniziata una amicizia legata agli incontri per bambini e genitori. E’ stata una esperienza molto bella, intensa, per noi e per i bambini.
Ci ha sempre colpito la loro capacità di accoglienza, il senso di libertà e il continuo interrogarsi, ma soprattutto lo sforzo tenace da parte di Enzo di non essere il centro della comunità.
A maggio scorso, come sempre disponibili, ci hanno accolto come Amistrada alle baracche garantendoci lo spazio per il ricordo di Gabriella Matteuzzi.
Ricordiamo Enzo con il suo sorriso ed il suo abbraccio, pieni di fiducia.
Carolina e Giovanni – Amistrada Firenze
CARISSIMI,
DI SEGUITO QUELLO CHE HO LETTO IERI (23 ottobre) DURANTE LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA DOVE ABBIAMO RICORDATO IL NOSTRO AMICO ENZO MAZZI.
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ENZO MAZZI a “Le Storie – Diario italiano” – Trasmissione di RAI3 condotta da CORRADO AUGIAS e in onda 5/11/2008: Titolo della puntata “Cosa vuol dire essere cristiani oggi?”
“Il dramma della chiesa cattolica, come quello delle altre chiese, è quello di essersi costituita come un corpo assolutamente intramontabile.
“Non praevalebunt”, la chiesa è eterna: questa è l’eresia, questa è una grande violenza che si fa all’uomo, alla natura umana, alla società. Quindi noi (cdb) in pratica non vogliamo diventare eterni, quindi moriamo, quindi va benissimo.
Però la spinta che è nata, da cui son nate le comunità, è una spinta che continua. Le comunità di base sono una cinquantina, oggi erano 500, ma in Europa l’anno prossimo a Vienna si farà un convegno europeo delle comunità di base. Non esistono le comunità di base, sono formiche, ti calpestano senza accorgersene. E’ evidente questo, tante sono realtà che camminano e che vengono calpestate senza accorgersene.
Venendo qui ho pensato a quante centinaia di persone sono dietro a questa trasmissione, però si vede me e lei (Corrado Augias), forse questi signori, non si vede nessun altro, ma ci sono queste persone, sono vive, sono importanti.
Allora questo è il discorso, LE COMUNITA’ DI BASE SONO IMPORTANTI ANCHE SE NON SI VEDONO”.
PER VEDERE TUTTA LA PUNTATA DEL 5/11/2008 “COSA VUOL DIRE ESSERE CRISTIANI?”: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-318f4fa7-30de-4c30-900e-621e968bf0b8.html
PER VEDERE TUTTA LA PUNTATA DEL 9/03/2010 “CHI SONO I NUOVI ERETICI?”: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-d14274d9-169c-44ea-abd8-4d29160e47ad.html
In morte di Enzo Mazzi
Caro Enzo,
l’improvvisa notizia della tua morte personalmente mi addolora, ma al tempo stesso mi spinge a rivolgerti apertamente un saluto di pace piena, ora che hai lasciato questo campo di battaglia e stai ricevendo il premio delle tue fatiche e della tua sollecitudine per le chiese, non sempre compresa e fonte di prove.
Ora che hai raggiunto la piena libertà dei figli di Dio, quella con cui Cristo ci ha reso liberi, possiamo concederci una comunicazione più continua, ma il pensiero va anche al cammino fatto assieme, sia nei vari incontri che abbiamo avuto e sia soprattutto come itinerario interiore di ricerca e di speranza verso un Popolo di Dio più libero e più responsabile.
Non posso dimenticare e nascondere che proprio averti incrociato col tuo “Isolotto” negli anni difficili, che altri hanno voluto chiamare della “contestazione” e del “dissenso”, ha segnato la mia vita e le mie scelte più di quanto si possa vedere: sai quanto abbia mutuato e condiviso in pieno le vostre prospettive e come il nostro impari confronto sia stato critico fin da quei tempi.
Mi preoccupavo che le giuste istanze che nascevano dal basso e dalla base potessero avere gambe e consistenza “teologica” per potersi confrontare ad armi pari col sistema costituito, senza necessariamente dichiararsi fuori o contro.
Sai bene come anch’io abbia subito ostracismi incrociati per avere invitato a capire e discernere la vostra situazione, al di là del braccio di ferro che si stava giocando e che avrebbe potuto compromettere lo sviluppo di quei germi di novità che andavate seminando.
Ma devo anche dirti che da allora mi sono sentito impegnato totalmente a cercare un punto di convergenza e di equilibrio tra le attese della base e le pretese dei vertici, senza facili polarizzazioni.
Ed in questo mi sono sentito confortato tutte le volte che poi ci siamo ritrovati e abbiamo potuto collaborare in qualche iniziativa, come quando ci hai fatto visita in un incontro di Koinonia e in altre occasioni fiorentine.
Certamente il tuo passaggio tra noi e nella tua città ha lasciato una traccia indelebile che niente e nessuno potrà cancellare.
Tu hai terminato la tua corsa, ma ci hai consegnato il testimone di una passione di solidarietà e condivisione da fare comunque nostra, quale che sia la capacità di ciascuno di assecondarla.
Ma intanto il tuo esempio e la tua testimonianza ci confortano.
Che il tuo e nostro Signore Gesù ti venga incontro per dirti: «Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Mt 25,21). È anche la mia e la nostra preghiera!
Alberto
(Pistoia)
Il 24 dicembre 1980 ero in piazza con la comunità dell’Isolotto per testimoniare dal vivo la vicenda del terremoto e del post-terremoto del 23 novembre 1980 che portò morte e distruzione in una grandissima area del sud.
Ero stato invitato da Enzo da cui mi legava la comune passione del rinnovamento della chiesa e della ricerca di una pratica evangelica del ministero sacerdotale.
Erano gli anni del dopo Concilio, della primavera della Chiesa, della speranza di tantissimi giovani e adulti deisiderosi di spendersi per il vangelo libero da orpelli, da compromesi politici, da ritualismi estetici nella liturgia.
Con Enzo, che ora sta nell’altro “settore” dela comunione dei santi, continuiamo nel nostro cammino, nella ricerca costante della fedeltà al vangelo, nello sforzo di fare risplendere la Chiesa umile e santa, fedele a Cristo e aperta all’umanità, una Chiesa che contesta i finanzieri perché si convertano e solidarizza con chi paga la conseguenza delle loro dissennate scelte
Enzo, fratello prega sempre con noi, Santa e amata Chiesa, e pur sempre piena di contraddizioni.
don Franco Corbo
parroco dei s.S.Anna e Gioacchino (Potenza)
Care sorelle e cari fratelli,
Questa mattina durante l’eucarestia abbiamo ricordato Enzo e la vostra comunità, che sorella morte ha privato di un fratello così prezioso.
Enzo è stato e continua ad essere un compagno di cammino e di ricerca per tutte e tutti noi.
Per questo ci sentiamo così partecipi del vostro dolore e vi mandiamo il nostro più affettuoso abbraccio.
Un abbraccio particolare a Luciana: le lacrime di queste ore continuino a fecondare la vita di ciascuna/o e quella di tutta la comunità.
Che la comunità continui ad essere luogo fecondo di memoria e condivisione, com’è stata per tutti questi anni.
La Cdb di Pinerolo
23/10/2011
Il Secolo XIX del 24 ottobre 2011
Scomparso a Firenze il fondatore della Comunità dell’Isolotto
Morto don Mazzi, il prete del ‘68
La rottura con le gerarchie per la sua solidarietà ai manifestanti
Firenze. Il “prete contro”, don Enzo Mazzi, il primo ad aver platealmente “rotto” con le gerarchie ecclesiastiche è morto sabato, circondato dai suoi affetti. Solo in tarda notte, poi, e nella mattinata di ieri, la notizia si è diffusa in tutta Italia, suscitando emozione dal mondo della politica a quello delle associazioni.
Don Enzo Mazzi era Enzo e basta, anche prima che quel titolo ecclesiale non gli spettasse più, quando lo scontro con le gerarchie si fece radicale. Aderì totalmente al Concilio Vaticano II attraverso l’impegno quotidiano in uno dei quartieri popolari e periferici di Firenze, l’Isolotto. Lo stesso impegno che ha mantenuto fino a quando, ormai molto malato le forze glielo hanno consentito. Da diverso tempo non si svolgono le “assemblee eucaristiche”, come le chiamava lui, in piazza, con i fedeli della Comunità dell’Isolotto fondata dopo la rimozione da parroco nel 1968 dal cardinale Ermenegildo Florit: spesso sotto il sole o, quando pioveva, sotto le tettoie del mercato del quartiere. E’ stato, tutti lo ricordano così, il prete del ’68, il primo che capì le esigenze di rinnovamento dei giovani e cercò di tradurle nel mondo dei cattolici.
Il braccio di ferro con le gerarchie ecclesiastiche cominciò con la lettera di solidarietà agli occupanti del Duomo di Parma. Florit chiese di ritirare quella lettera ma di fronte non si trovò solo il diniego del riottoso parroco dell’Isolotto, bensì di tutti i fedeli. Dopo un’assemblea della sua comunità parrocchiale, che raccolse diecimila persone, il 4 dicembre 1968, tre giorni prima della clamorosa protesta degli studenti davanti alla Scala di Milano arrivò la rimozione da parroco. Ma don Mazzi continuò ad esercitare la sua azione pastorale in alcuni locali contigui.
Si susseguirono le manifestazioni di protesta e anche “sfide” plateali. Una la ricordava lo stesso Mazzi: “Quando venne un incaricato del vescovo a chiedermi le chiavi della chiesa dell’Isolotto si trovò davanti a centinaia di persone che tirarono fuori dalle tasche le chiavi delle loro case dicendo eccole, sono queste le chiavi della chiesa. Fu un concerto di chiavi – raccontava Don Mazzi – un concerto meraviglioso”.
Attraverso i decenni Don Mazzi ha comunque proseguito il suo lavoro pastorale nel mondo delle comunità di base. I suoi interventi si sono susseguiti anche negli ultimi anni su temi delicati come quello del fine-vita, continuando a segnare e ad animare la discussione tra cattolici e non. E che il segno sia comunque rimasto lo testimoniano i messaggi ed i commenti di personalità molto diverse tra loro, dal sindaco Matteo Renzi che ne ricorda l’impegno speso per la sua gente fino all’ultimo, all’arcivescovo Silvano Piovanelli che invita alla preghiera e a non giudicare, fino a don Alessandro Santoro, un altro prete di frontiera considerato in parte un suo “erede”, che ricorda come Mazzi amasse “il vero Gesù”.
A nome degli amici del Gruppo cristiano di base di Ancona un pensiero affettuoso ai fratelli delle cdb italiane condividendo la memoria di Enzo Mazzi, i cui interventi abbiamo sempre ascoltato e atteso come preziosi.
Carissimi,
esprimiamo a voi tutti, e in particolare a Luciana,
il nostro profondo cordoglio per la dolorosa scomparsa di ENZO
massimiliano e paola
(Bologna)
Carissimi delle CDB,
non riesco ancora a credere alla notizia. Enzo era una di quelle persone che quando l’incontri lascia il suo segno indelebile. Per me è stato così forse perché la sua esperienza e quella dell’Isolotto ha segnato profondamente la mia gioventù come quella di tantissimi altri giovani della mia generazione.
Questo è un giorno triste per me.
Giovanni Sarubbi
Carissimi amici,
ho conosciuto don Mazzi quando l’ho intervistato ai primi tempi dell’Isolotto, mi pare per il settimanale Oggi; era insieme con alcuni membri della comunità. L’ho reincontrato qualche anno più tardi. Poi ne ho parlato in un libro, I nuovi preti, e quando ho potuto ho letto i suoi articoli. La notizia che ci ha lasciati mi commuove, mi sembra che sia stato un uomo vero e non soltanto per la chiesa cattolica.
Credetemi vicino
Mario Pancera
Mi rattrista un po’ che questa “triste notizia” – come sono sempre quelle della morte di qualcuno e particolarmente di una persona amata come era Enzo anche per me – ci venga comunicata senza nemmeno un cenno alla risurrezione come cristiana elaborazione del lutto. Ut vivat, un abbraccio,
PierGiorgio Rauzi
Sono molto dispiaciuto per la morte di Enzo, sentiremo la sua mancanza, sono vicino a chj li era più caro,
Giovanni, comunità di base di Torino
Purtroppo ho saputo solo oggi, aprendo la posta elettronica, della scomparsa di Enzo. Non sapevo neppure che fosse così malato.
Sono sconvolto, anche perché Enzo era una delle persone che mi erano più care nel movimento. Tanto che non trovo molte parole da dire, solo il desiderio di ringraziarlo per tutto quello che ci ha donato, per tutta la lucida passione con cui ci ha permesso di crescere come figli di Dio liberi e adulti.
Un abbraccio fortissimo a Luciana, con tutto il mio amore.
Luciano
E’ triste pensare di non averlo più…non sentire quel suo vocione, non leggerlo più puntualmente. Ma è tanto quello che ci ha dato e ci ha lasciato, che è e sarà sempre presente. Gli dobbiamo l’esempio del suo rigore, del suo coraggio, dell’avere immaginato e fatto intravedere anche a noi – tanti anni fa – la possibilità di vivere la fede in un modo nuovo, significativo, diverso. Ora è in buona compagnia, con i profeti – anche ‘nostri’ – che l’hanno preceduto. Siamo tanto vicini a Luciana e a tutta la Comunità dell’Isolotto.
CdB Nord-Milano
La nostra piccola Comunità di Base di Piossasco (in provincia di Torino), si unisce al dolore delle sorelle e dei fratelli dell’Isolotto per la grande perdita di Enzo. Indubbiamente lui ci mancherà, ma auguriamoci di far nostro il suo importante esempio di coerenza e di attenzione quotidiana a tutte le ingiustizie, di far nostra la sua infaticabile costanza di concretizzare la liberazione del messaggio evangelico.
La CdB di Piossasco
Alle sorelle ed ai fratelli in Cristo delle Comunità di base ed al caro amico Peppino Coscione.
Voglio comunicare il mio profondo dolore ed il mio turbamento per la scomparsa di un uomo che ci ha indicato, con la sua fede unita ad una profonda capacità speculativa, un autentico cammino di liberazione.
Enzo ci ha lasciato fisicamente ma vivrà sempre nei nostri cuori il suo insegnamento volto a riappropriarsi di un Cristianesimo ribelle, antitetico ai disvalori d’un sistema totalizzante e negatore di quell’umanesimo che la figura di Gesù, fattosi uomo tra gli uomini, ha portato da potenziale insito in ognuno di noi a sublime e concreta testimonianza per l’umanità tutta. Se sapremo vivere coerentemente il suo insegnamento, profondamente evangelico, l’angoscia della sua mancanza sarà meno lacerante per tutti noi!!! Vi abbraccio con immutato affetto dato che Voi, sorelle e fratelli delle Comunità di Base, rappresentate per me un punto di riferimento..
ROBERTO GIARDELLI, un genovese amico delle cdb
Conoscevamo Enzo fin dal 1971: ci ha dato tanto, ma soprattutto la sua carica di entusiasmo e di amore per tutte le cose che faceva.
Una grande perdita!
Lo ricorderemo in particolarmente in un momento di preghiera della nostra comunità.
Un caro saluto,
Antonio Farris – CdB S. Agostino, Alghero
E’ triste che una persona, come Enzo Mazzi, che sapeva comunicare con tanta chiarezza le sue idee non sia più tra noi. Enzo è stato un profondo testimone del nostro tempo,rimesso alle volontà collettive ma forte nell’individualità delle scelte e della presa di parola. La natura del suo dichiarato impegno si è sempre accompagnata a uno stile alto nella scrittura,capace di attraversare l’oscurità delle verità rivelate per illuminare,per svelare. Qui mi viene in mente l’articolo da lui scritto nel 2009 intitolato.” la chiesa lasci in pace il corpo delle donne” in cui diceva che il potere ecclesiastico amministra le paure che l’uomo e la donna hanno di fronte alle pulsioni della vita e su tali paure e sui sensi di colpa costruisce il proprio paternalismo e concludeva dicendo che tutti sanno quanto ciò sia vero ma non hanno il coraggio di dirlo apertamente. Davvero il coraggio della denuncia a lui non mancava.
Grazie, Enzo, per quanto ci ha donato assieme a tutta la comunità
Gianna Perfumo, comunità di Oregina
Un testimone profondo del nostro tempo
il manifesto, 23 ottobre 2011
Nonostante la sua età, 84 anni passati, Enzo Mazzi conservava nel cuore tutte le caratteristiche della gioventù. Era tra le persone più aperte al futuro, disponibili e coraggiose che il manifesto ha avuto la possibilità di incontrare sulla sua strada.
Per noi è stato un privilegio averlo avuto tra i nostri principali collaboratori. Perché il nostro piccolo e fragile strumento quotidiano è stato anche il giornale di Enzo. Sulle nostre pagine ha tracciato un sentiero unico, spesso in assoluta solitudine.
Per un cammino che veniva da lontano, dagli stessi giorni del ’68 che portarono alla nascita della Comunità dell’Isolotto a Firenze e all’esperienza in tutta Italia delle Comunità cristiane di base. Quelle realtà che per la prima volta rivendicavano dal basso una nuova possibilità del Concilio, trovando quasi sempre la contrapposizione autoritaria del potere temporale della Chiesa.
Mi piace ricordare che sta per uscire per la ManifestoLibri un libro da lui curato con un suo saggio introduttivo proprio sulla storia del processo all’Isolotto. Enzo Mazzi è stato un profondo testimone del nostro tempo, rimesso alle volontà collettive ma forte nell’individualità delle scelte e della presa di parola.
La natura del suo dichiarato impegno si è sempre accompagnata ad uno stile alto nella scrittura, capace di attraversare l’oscurità delle verità rivelate per illuminare, per svelare.
Sia che si trattasse di rivendicare quello che chiamava «proto-Vangelo», un Gesù terreno, per un nuovo mondo possibile ben lontano dalla fissità simbolica dell’«oggetto» crocefisso, sia nell’intervenire contro la violenza del doppio potere, della Chiesa e del governo, come nel caso dell’accanimento contro il corpo di Eluana Englaro.
Oppure quando sottolineava la possibilità di un processo reale alle responsabilità del papa per la tragedia e il crimine della pedofilia. O ancora quando denunciava il dominio del sacro, presente sia nei vecchi – e rinnovati dalla liturgia – processi di santificazione, come nelle nuove e moderne mitologie delle merci.
I suoi consigli, il suo conforto, la sua scrittura che si confronta nel divenire dei giorni, davvero ci mancheranno. Addio Enzo.
ADISTA piange con immenso dolore la morte di Enzo Mazzi, che è stato per tutti gli anni della vita della nostra rivista, sin dalla sua fondazione, un costante punto di riferimento.
Ha consigliato, indirizzato ed accompagnato il lavoro di ciascuno di noi, con tanta lucidità, saggezza, comprensione, indicandoci sempre un modo non conformista, laico e profetico di guardare alle cose, al mondo ed alla Chiesa.
Senza di lui Adista perde uno dei suoi amici più cari ed uno dei suoi padri, tra i più intelligenti e cari.
E’ morto don Mazzi il parroco del dissenso
E’ morto all’età di 84 anni, don Enzo Mazzi animatore della Comunità dell’Isolotto di Firenze. Stamattina la sua gente, più di duecento persone si sono radunate per ricordarlo, nella sede di via degli Aceri 1.
Ognuno ha ricordato un episodio di vita, un incontro, una parola e un insegnamento ricevuto. Nessun rappresentante della curia si è presentato, soltanto un sacerdote è venuto a pregare con la comunità.
Il sindaco Matteo Renzi ha detto che con “Mazzi se ne va una figura fortemente legata alla città e in particolare al quartiere dell’Isolotto, dove il suo impegno si è protratto fino agli ultimi giorni”.
Vannino Chiti, vicepresidente del senato ha detto che “la sua è una personalità simbolo, che ha parlato alla coscienza di quanti non accettano come ineluttabile e immodificabile il mondo e l’organizzazione della società, i modi di essere delle istituzioni civili ma anche di quelle religiose”.
Don Mazzi è stato un collaboratore di Repubblica, per anni i suoi interventi hanno accompagnato i lettori e hanno spiegato la posizione di quei cattolici che non sempre si riconoscevano nelle gerarchie ecclesiastiche.
Nato nel 1927, fu nominato parroco dell’Isolotto, uno dei grandi quartieri popolari di Firenze. La nuova chiesa ospitava un gruppo di sacerdoti e laici che risentiva del clima del Concilio Vaticano II sulla scia del pensiero di Giorgio La Pira, Ernesto Balducci e Lorenzo Milani.
La Comunità abolì la separazione fra ricchi e poveri, clero e laici: in canonica furono alloggiati tre nuclei familiari, ex carcerati, disabili. La Comunità solidarizzava con quell’area cattolica che non si riconosceva più nella Dc.
Don Mazzi contribuì a realizzare dentro la canonica un asilo, una piccola fabbrica, un laboratorio per invalidi. Le sue posizioni erano sempre più in contrasto con la curia fino ad arrivare allo scontro dell’autunno del 1968 quando un’assemblea della Comunità richiamò 10mila persone e la vicenda divenne un caso internazionale.
Il cardinale Ermenegildo Florit, decise di reprimere duramente il dissenso: intimò a Mazzi e ai suoi collaboratori di lasciare la chiesa sostituendolo con un nuovo parroco. Cinque sacerdoti e tre laici furono incriminati dalla magistratura.
Da quel momento don Mazzi continua a lavorare, ma dentro la sua comunità di base che si riunisce in piazza dell’Isolotto proprio davanti alla chiesa. Soltanto alla fine degli Anni ’80 si è avviata una normalizzazione dei rapporti grazie all’intervento del cardinale Silvano Piovanelli.
Innumerevoli i suoi scritti e le sue pubblicazioni sui temi legati alla religione, al sociale e alla tolleranza della chiesa.
La redazione di Repubblica ricorda con affetto, l’intelligenza, il coraggio, l’indipendenza di pensiero di Enzo Mazzi.
Occupazione del Duomo Parma: quella sua lettera di solidarietà
E’ stato un simbolo, ma avrebbe voluto che la sua morte avvenisse lontano dai riflettori. A sapere che era morto Don Enzo Mazzi, il primo prete che aveva platealmente ‘rotto’ con le gerarchie ecclesiastiche – o viceversa – sono state solo le persone a lui più vicine. Poi in serata la notizia ha ‘bucato’ anche quella rete di affettuosa riservatezza.
Per qualcuno era un “prete contro”, ma ascoltando i membri della Comunità dell’Isolotto non c’è stata altra persona oltre a lui che sia stata così “per”, e non “contro”. Soprattutto “per” loro e, più in generale, “per” gli ultimi.
Don Enzo Mazzi era Enzo e basta, anche prima che quel titolo ecclesiale non gli spettasse più: un rapporto franco e diretto con i parrocchiani, l’attenzione a quell’attualità della fine anni Sessanta fatta di tante contraddizioni anche nella fede, l’impegno quotidiano in uno dei quartieri popolari e periferici di Firenze.
Lo stesso impegno che ha mantenuto fino a quando, ormai molto malato le forze glielo hanno consentito.
Ormai da diverso tempo non si svolgono le “assemblee eucaristiche, come le chiamava lui, in piazza, con i fedeli della Comunità fondata dopo la rimozione da parroco nel 1968 dal cardinale Ermenegildo Florit: spesso sotto il sole o, quando pioveva, sotto le tettoie del mercato del quartiere. Il braccio di ferro con le gerarchie ecclesiastiche cominciò con la lettera di solidarietà agli occupanti del Duomo di Parma ( quella guidata dagli Schianchi , Ambrosini) .
Florit chiese di ritirare quella lettera ma di fronte non si trovo il diniego del riottoso parroco dell’Isolotto, bensì centinaia di fedeli.
Così il 4 dicembre 1968, tre giorni prima della clamorosa protesta degli studenti davanti alla Scala di Milano e poche settimane prima di una analoga, ma sanguinosa manifestazione davanti alla Bussola di Viareggio, arrivò la rimozione da parroco.
Si susseguirono le manifestazioni di protesta e anche “sfide” plateali. Una la ricordava lo stesso Mazzi: “Quando venne un incaricato del vescovo a chiedermi le chiavi della chiesa dell’Isolotto si trovò davanti a centinaia di persone che tirarono fuori dalle tasche le chiavi delle loro case dicendo ‘eccole, sono queste le chiavi della chiesa’.
Fu un concerto di chiavi – raccontava Don Mazzi – un concerto meraviglioso”. “Poi mandarono un povero prete a sostituirmi, un kamikaze – raccontava ancora – che denunciò alcuni fedeli dicendo che gli avevano impedito di celebrare la Messa.
Furono allora altre centinaia di persone che si autodenunciarono dicendo: allora lo abbiamo fatto anche noi”.
Da quei momenti “caldi” e attraverso i decenni Don Mazzi ha comunque proseguito il suo lavoro pastorale nel mondo delle comunità di base, a partire da quella che si era costituita attorno a lui.
I suoi interventi si sono susseguiti anche negli ultimi anni su temi delicati come quello del fine-vita, continuando a segnare e ad animare la discussione tra cattolici e non.
E che il segno sia comunque rimasto lo testimoniano i messaggi ed i commenti di personalità molto diverse tra loro, dal sindaco Matteo Renzi che ne ricordo l’impegno speso per la sua gennte fino all’ultimo, all’arcivescovo emerito Silvano Piovanelli che invita alla preghiera e a non giudicare, fino a Don Alessandro Santoro, un altro prete di frontiera considerato in parte un suo ‘erede’, che ricorda come Mazzi amasse “il vero Gesù”.
Prego voi, che certo avete sotto mano un indirizzo, di comunicare il mio pensiero grato, e la mia preghiera.
Enrico Peyretti
Ricorderemo Enzo camminando nei boschi di Chiomonte, e forse lui sarà lì con noi.
Gian M
Cari amici,
ci uniamo al dolore per la scomparsa di Enzo.
Ricordiamo il suo costante impegno, la sua testimonianza di seme fecondo e duraturo.
Oggi lo abbiamo ricordato nella preghiera e nel canto
Un abbraccio a tutta la Comunità dell’Isolotto
Con affetto
La Comunità del Carmine
Voghera (PV)
Care sorelle, cari fratelli della comunità dell’Isolotto,
abbiamo appreso con sgomento e tristezza della morte di Enzo.
Sappiamo essere un momento di grande sofferenza per la vostra Comunità, come per tutte le cdb italiane e per quanti uomini e donne in questi anni hanno guardato all’esperienza di Enzo e dell’Isolotto come ad un punto di riferimento nel cammino verso una fede viva e una vita veramente vissuta con e per gli Ultimi e le Ultime. Sì, un vero “operaio per il Regno”, per il quale ha sempre tanto lavorato, ci ha lasciato.
Anche se non abbiamo potuto essere questa mattina con voi, vi siamo vicini come lo siamo stati con tutta la nostra comunità nel ricordo all’eucarestia: il dolore di oggi si tramuterà in rinnovato impegno e speranza per il futuro.
Un abbraccio a tutti/e ed in particolare a Luciana
Memo, Luisa, Chiara, Paolo
(cdb Pinerolo)
Ci stringiamo alla comunità dell’Isolotto per la grave perdita di Enzo nella speranza della vita per sempre.
Laura e Beppe
video di 4 minuti:
http://www.youtube.com/watch?v=nvNfeiXtAPc
Ciao, Enzo.
Io che non ho la fede, che ho respirato la stessa aria di Don Milani, che mi sono abbeverato alle parole di Don Rosadoni, ti piango e ti rimpiango amaramente…
Riprendo con profonda commozione e fraterna amicizia quanto ebbi a scrivere dopo la lettura del libro CRISTIANESIMO RIBELLE :
” Non domandarmi chi sono – diceva un saggio – La domanda mi è incomprensibile. Domandami piuttosto dove vado. Dedurrai, dal mio stupore, che non me ne sono mai preoccupato: è lo stupore ( da nietzschiano fanciullo che danza ? ) che mi sembra cogliere nelle parole di Enzo che affida ai lettori la narrazione del cammino suo e della comunità senza subire l’ angoscia proveniente dalla pretesa presuntuosa di eternità o di immortalità.”
Grazie Enzo; sei parte indimenticabile della mia biografia; grazie compagne e compagni della comunità dell’Isolotto, per quello che fate , per quello che siete state/i assieme ad Enzo.
Peppino Coscione, comunità di Oregina