L’ANGOLO della GRU: Non sono quattro pietre! di A.Bifulco

Aldo Bifulco
Cdb Cassano – Napoli

Il Circolo “la Gru”, oso dire, il riferimento più antico e più attivo di Scampia rispetto alle problematiche ambientali, ha, da sempre, dedicato attenzione e cura al “verde” pubblico, scegliendolo come settore privilegiato della propria azione volontaria. La consapevolezza che l’ecologia non conosce confini, che si muove con lo sguardo rivolto ad orizzonti ampi, fa sì che il Circolo, compatibilmente con le proprie risorse umane, non esaurisca le proprie iniziative nel “recinto del quartiere”. In questo periodo, infatti, ha avviato due belle aiuole nella Scuola media G.Pascoli di Secondigliano e nella Scuola media S.Gaetano di Miano ed ha spostato, momentaneamente, la sua centrale operativa a Piscinola, presso il Teatro Area Nord con l’ambizioso progetto di trasformare un’ampia area incolta da trent’anni nel “ giardino delle farfalle” con orto annesso e consentire, nella prossima “stagione” l’apertura del Teatro sulla strada principale.
Quel cancello aperto ha attirato la curiosità di molti passanti, consentendo ad una visitatrice occasionale di affermare: “un po’come fa il miele per le api”. Ma qualche curioso si è fermato a lavorare con noi…ed è rimasto!

Uno di questi è una giovane dalla bella presenza, slanciata, dai modi gentili che si siede sul prato ad estirpare, con grande pazienza, le radichette dei “rovi” che non vogliono lasciarci
Mi chiamo Serena Russo, ho visto la luce in una clinica di Acerra, ma da tre generazioni sono cittadina di Piscinola. Ho frequentato il Liceo Classico, con alterni risultati. Ho scelto senza grande convinzione la Facoltà di Archeologia all’Università Orientale. Ma ora ne sono entusiasta. Mi sono spesso fatta guidare dal “caso”

A proposito di caso, prima di soffermarci sull’ Archeologia, spiegaci come sei entrata in contatto con il gruppo del Circolo “la Gru”.
Mi stavo recando ad un piccolo supermarket per acquistare “la panna”, volevo cimentarmi nella preparazione di un dolce. Ho notato questo cancello, a mia memoria sempre chiuso, stranamente aperto e mi ha incuriosito il gruppo di “folli” che lavoravano sotto il sole a strappare rovi spinosi da una terra da sempre abbandonata. Sono entrata ed ho acquisito le prime informazioni. Le ho ampliate, a casa, collegandomi su internet. Il martedì ( giorno di lavoro) successivo mi sono presentata con i panni da lavoro, ho inforcato un paio di guanti e subito mi sono integrata.

Ed ora parlaci della tua passione per l’Archeologia.
La vacanza a Rodi mi ha affascinato ed ha determinato la mia scelta universitaria. Per la verità per i primi tempi lo studio teorico mi ha lasciata parecchio indifferente. Ma quando mi sono avvicinata “alla terra”, agli “scavi”, a questo mondo misterioso e avventuroso ho capito di aver fatto la scelta giusta. Oggi mi muovo anche autonomamente, coniugando l’archeologia, anche alla geologia e alla speleologia. Mi calo dalle montagne, attraverso grotte…insomma non mi piace lo studio da salotto, in pantofole, mi piace la “ricerca sul campo”.

C’è qualche rapporto dell’archeologia con il nostro territorio?
L’avvicinarsi della tesi….non sapevo cosa fare…poi si è aperto uno squarcio. Ho sempre saputo della Villa romana di Marianella e mi faceva una rabbia sentire tanta gente parlare di quei “ruderi romani” di Scampia come “quattro pietre!”Perché non fare una tesi sul mio territorio?
Costruire la prima carta archeologica di tutte le evidenze presenti sul territorio che comprende, Piscinola, Chiaiano, Scampia, Marianella, Frullone, fino a S.Pietro a Patierno e Capodichino.
Sto andando in giro, riconoscendo il mio territorio, non lo conoscevo…adesso lo sento anche mio e forse anche per questo…oggi sto lavorando con voi.

Il 10 maggio sono stati presentati al pubblico, per iniziativa del Comune di Napoli, i “ruderi di Scampia”, che non “sono quattro pietre” e allora cosa rappresentano?
Non è, come spesso si è detto, una cisterna di un acquedotto, ma è molto probabile che si tratti di una “villa rustica”, una sorta di “masseria” abitata da coloni. Quello che resta è un’opera reticolata, ma si intravedono due piani sottostanti…come mi piacerebbe esplorarli in profondità!
Mio padre mi dice che in quella zona c’erano dei fantastici ambienti ipogei; i ragazzi si calavano in questi spazi….e incontravano mosaici ed affreschi. Ma al momento non appaiono queste testimonianze. La curiosità rimane. Comunque, se volete, saperne di più venite a visitare in solitudine, con la famiglia, gli insegnanti con le classi questo sito che il GAN (gruppo archeologico napoletano), con il quale collaboro, arricchirà con pannelli esplicativi. Forse non sentiremo più la stupida frase: “sono solo quattro pietre!”.