Qual è il senso degli auguri di Buon Anno? di L.Boff
Leonardo Boff, Teologo/Filosofo
Ricevuto dall’autore e tradotto da Romano Baraglia
Siamo già avanti nel nuovo anno e anche così continuiamo a farci gli auguri di salute e prosperità. Qual è il senso di questi auguri nel contesto mondiale e nazionale in cui viviamo?
Gli auguri hanno un senso se veramente si verificherà quello che chiede, con urgenza, la Carta della Terra, uno dei documenti più importanti e generatori di speranza degl’inizi del secolo XXI: “Un cambiamento nella mente e nel cuore”, un nuovo senso di interdipendenza globale e di responsabilità universale” (Conclusione). Cioè, se avremo il coraggio di cambiare la forma di vivere, se il modo di produzione e consumo terranno conto dei limiti della Terra, e soprattutto della scarsità di acqua potabile e dei milioni e milioni che soffrono la fame.
Non è impossibile che si avvenga la rottura sincronizzata del sistema-Terra e del sistema-Vita. gli Tsunami e gli uragani sono piccole anticipazioni. Dunque la biodiversità potrà, in gran parte, sparire come già avvenuto in passato nelle 15 grandi decimazioni sofferte dalla Terra. Anche molti umani moriranno e si salveranno soltanto frammenti sparsi della nostra civiltà.
Jared Diamond, conosciuto specialista di biologia evolutiva e di biogeografia della Università della California, nel suo libro ‘Collasso: come le società scelgono il fallimento o il successo (Record 2012) ha mostrato come questo collasso è avvenuto nell’Isola di Pasqua, nella cultura Maya e nella Groenlandia del Nord. Non sarebbe una miniatura di quello che potrà succedere alla Terra, una Isola di Pasqua ampliata? Chi ci garantisce che non sia possibile?
Esistono nei nostri sentieri segnalazioni che additano questa direzione. E noi, continuiamo a divertirci, ridendo gaiamente, giocando alla speculazione in borsa, come nell’aneddoto di Kierkegaard: un teatro sta prendendo fuoco, il pagliaccio grida a tutti gli spettatori che vengano a spegnere il fuoco e nessuno si muove perché tutti pensano che fa parte del copione. Tutto il teatro prende fuoco, incenerendo uditorio, i spettatori e tutto quello che sta intorno. Noè è stato l’unico a leggere i segni dei tempi: ha costruito l’Arca di salvezza e ha messo in salvo se stesso e i rappresentanti della biodiversità.
Ma c’è una differenza tra Noè e noi adesso non disponiamo di un’Arca che salvi qualcuno e lasci morire tutti gli altri. Questa volta: o ci salviamo tutti, o moriremo tutti. Giustamente la Carta del Terra chiama tutti a raccolta nel suo messaggio finale: «Come mai prima della storia, il destino comune ci convoca a cercare un nuovo inizio». Osserviamo che non si parla di riforme, di miglioramenti, di correzioni limitate, di regole, ma «di un nuovo inizio». Non è che tali iniziative siano senza senso. Ma appartengono sempre allo stesso giro e sarebbero intrasistemiche. Non risolvono il problema-radice: è il sistema che deve essere cambiato. Altrimenti semplicemente rimandano la soluzione; esso è corroso dal di dentro e trasformato in una minaccia alla vita e al futuro della Terra. Da questo non potrà avvenire vita nuova che includa tutti e salvi il nostro saggio di civilizzazione.
Questo suppone che si riconosce che i valori e i principi, le istituzioni e gli organismi, le abitudini e i modi di produrre e consumare ormai non assicurano un futuro ben delineato. Il «nuovo inizio» implica l’invenzione di una nuova Terra e di forgiare un nuovo stile di “ben vivere” e “ben convivere”, producendo quanto basta e è conveniente per tutti, senza dimenticare la comunità di vita e i nostri figli e nipoti.
Gli assi articolatori non saranno più l’economia, il mercato, il sistema bancario e nemmeno la globalizzazione, ma la vita, l’Umanità e la Terra chiamata Gaia, super organismo vivo in cui noi rappresentiamo la parte cosciente e intelligente. Tutti i di altri subsistemi devono dipendere da questo grande sistema uno e diverso in cui tutti saranno interdipendenti, per costruire insieme un destino comune anche con la Madre Terra.
La situazione della Terra e dell’Umanità è paragonabile a un aereo in pista di rullaggio. Questo comincia a correre. Qualsiasi pilota sa che arriva un momento critico in cui o l’aereo di decolla, oppure si schianterà in fondo alla pista. Non pochi, come Michail Gorbachev, Martin Rees, James Lovelock, Eduard Wilson Albert Jacquard, tra gli altri, ci mettono in guardia: abbiamo già passato il punto critico e non stiamo decollando. Dove stiamo andando? Siccome l’evoluzione non è lineare ma a scatti, mai perdiamo la speranza, anzi la coltiviamo, di uno scatto quantico che ci salvi con una nuova mente e un nuovo cuore e, per questo, l’augurio di un destino pieno di promesse per il 2013.