Agesci, Ac e Fuci: riformare la democrazia e i partiti per restituire la politica ai cittadini.
Luca Kocci
Adista n. 25/2012
Nonostante buona parte dei mezzi di informazione mainstream, con Avvenire in prima linea – anche perché protagonista dell’operazione – raccontino che «i cattolici vanno a Todi 2», quella del Forum delle persone e delle associazioni cattoliche nel mondo del lavoro (Acli, Cisl, Coldiretti, Compagnia delle Opere, Confartigianato, Confcooperative e Movimento Cristiano Lavoratori), che ha rilanciato il manifesto per una politica «buona» e «moderata», è solo una, sebbene la più coperta mediaticamente, delle tante iniziative dei cattolici organizzati e impegnati in politica. A fine maggio, Agire politicamente ha svolto la propria Assemblea nazionale congressuale, prendendo le distanze da Todi, così come alcune delle associazioni e dei gruppi della rete dei cattolici democratici “Costituzione, Concilio e cittadinanza” (v. Adista Notizie n. 22/12). L’associazione Argomenti 2000 si è invece incontrata a Bose dal 15 al 17 giugno sul tema “Verso un nuovo orizzonte civile”. E ora, un gruppo di giovani dirigenti di Agesci, Azione cattolica, Fuci e Movimento studenti cattolici – con il placet dei dirigenti adulti – presentano alcune proposte «per una riforma istituzionale italiana».
«Come giovani attivi nella vita ecclesiale e civile del nostro tempo, non possiamo non registrare la forte sfiducia che i cittadini, giovani inclusi, nutrono nei confronti dei partiti politici e, in alcuni casi, nelle medesime istituzioni repubblicane», scrivono. «Sentimenti gravi», «potenzialmente pericolosi», che bisogna contribuire a smontare anche con una complessiva «riforma dell’architettura costituzionale», sia proseguendo la strada già avviata, sia introducendo modifiche sostanziali. «Siamo convinti che alcune delle riforme in campo siano un bene per il Paese»: la diminuzione del numero dei parlamentari, il rafforzamento dei poteri del premier e del governo, l’introduzione del meccanismo della sfiducia costruttiva, la fissazione di procedure finalizzate a velocizzare le procedure per l’approvazione delle leggi, la definizione di un nuovo ruolo per il Senato. Tuttavia è necessario «che ogni intervento di riforma si muova in una logica armonica, che assicuri l’equilibrio complessivo del sistema costituzionale»: il nuovo ruolo del governo, per esempio, deve «essere controbilanciato con un nuovo ruolo del Parlamento» – magari trasformando il Senato in «Camera delle Regioni» – così da «difendere le prerogative e, contestualmente, valorizzare le funzioni di ciascuno dei due organi costituzionali».
Poi le «regole di finanziamento dei partiti politici», ineludibile anche alla luce dei fatti delle ultime settimane. «Occorre responsabilizzare le forze politiche nella gestione delle risorse pubbliche», scrivono le associazioni cattoliche. «La politica costa ed è giusto che un sistema democratico la finanzi per permettere l’accesso ai più poveri e ai meno istruiti. A tal fine, riteniamo opportuna una legge che possa regolamentare in modo specifico tali aspetti, assicurando, in particolare, il principio della trasparenza nell’accesso e nell’utilizzo delle risorse pubbliche», per esempio trasformando i partiti in «associazioni di diritto pubblico». Non solo per rendere trasparenti e verificabili finanziamenti e bilanci, ma anche per «dare finalmente attuazione all’articolo 49 della Costituzione, con l’obiettivo di garantire la democrazia interna e il carattere pubblico dei partiti».
Tutti i cittadini, aggiungono, «hanno il diritto di concorrere alla vita del partito politico, in particolare nell’attività di selezione delle candidature, nel dibattito interno alla vita del partito, nella valutazione delle decisioni destinate ad orientare l’indirizzo politico di ciascun partito politico. Diventa urgente dunque regolare i criteri di scelta e di selezione della classe dirigente; l’indicazione da parte delle legge delle condizioni minime di democraticità; le garanzie dei diritti delle minoranze e organismi imparziali dotati dei poteri necessari per farli rispettare; il limite di spesa delle campagne elettorali; l’obbligo di motivare tutti i provvedimenti che incidano sui diritti dei singoli come l’espulsione dal partito o il rifiuto della domanda di associazione».
Una questione che se ne porta dietro un’altra: la riforma della legge elettorale, perché «ai cittadini va restituito il diritto di scegliere i propri rappresentanti per ridare nuova linfa a quel rapporto tra elettori ed eletti oggi fortemente compromesso. I cittadini devono ritornare ad essere arbitri della contesa democratica: non possiamo, sul punto, sottacere il dato relativo al crescente tasso di astensionismo, che impone ai partiti politici la responsabilità di aprire varchi alla partecipazione appassionata dei cittadini, dentro e fuori i partiti». Secondo le associazioni ecclesiali, una buona legge elettorale dovrebbe «garantire una maggiore rappresentatività, assicurare un elevato grado di governabilità per garantire la democrazia dell’alternanza, ridurre la frammentazione del sistema partitico, rispettare le minoranze politiche, permettere all’elettore la scelta del candidato, assicurare un’adeguata rappresentanza di genere, contenere le spese elettorali». Perché la politica costa, «ma la si può fare più sobriamente», mentre «da ciò che emerge dai media, il tenore di vita di alcuni uomini politici non sembra né rappresentare né rispecchiare il tenore di vita dei propri elettori».)