L’incontro di Aquileia: «Non sempre la Chiesa ha capito il dramma di chi è senza lavoro»
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/ 16-aprile-2012
La crisi «morde e punge ancora», anzi, non si vede ancora la fine del tunnel, ma la Chiesa, e in particolare quella del Nordest, deve riuscire a rinnovarsi e deve saper portare nel mondo, nella società, la speranza e il rinnovamento in grado di aiutare tutti. È stato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, a concludere, ad Aquileia, il grande incontro delle 15 diocesi del Nordest – tre giorni di discussione con 600 delegati e 30 gruppi di lavoro che si sono confrontati sul tema dell«ascoltò a 22 anni dal primo appuntamento – e a portare un messaggio di ottimismo. «L’Italia ce la farà ad uscire dalla crisi – ha detto a margine della cerimonia conclusiva – sia perché ne ha le risorse, sia perchè ha le professionalità riconosciute da tutti a livello mondiale«. »Il momento è difficile soprattutto per quanto riguarda la crescita, il lavoro, la crescente disoccupazione – ha aggiunto monsignor Bagnasco – ma noi dobbiamo continuare ad avere fiducia perchè i segnali ci sono».
In precedenza era stato il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, a suonare l’allarme per una situazione di crisi che soprattutto in Veneto si sta allargando con il triste fenomeno dei suicidi tra gli imprenditori. «La crisi punge e non sembra essere giunta alla sua fase finale. Per questo la comunità cristiana del Nordest si deve interpellare», ha affermato Moraglia. Per il patriarca di Venezia, «la cosa paradossalmente impressionate di questa crisi non è che qualche imprenditore decide di farla finita, ma quando questo tragico fenomeno diventa diffuso vuol dire che l’economia, la politica, il mercato del lavoro devono trovare degli equilibri«. E a proposito di difficoltà economiche e suicidi di imprenditori, ha detto a margine del convegno, «va evidenziata la situazione di disagio di chi, avendo lavorato, non riesce a recuperare i crediti» e quindi appare sempre più necessario «cercare di impostare in modo più ampio la questione del bene comune». Per Moraglia, «non sempre la Chiesa ha capito il dramma di chi è senza lavoro» o di chi si «pensava fosse un soggetto ‘robusto’ del mercato». «C’è tanto dispiacere per non aver percepito questa sfumatura, questa realtà – ha spiegato il presule – ma in tutti noi c’è l’impegno di ritornare di più a tener desta nelle nostre comunità l’idea di questo lavoro professionale, individuale, che troppe volte – ha aggiunto – è stato considerato solo un privilegio nel mercato del lavoro, mentre drammaticamente in queste settimane ci dice che è una palestra di sofferenza».
Nel ricordare poi che la Chiesa non vuole una doppia tutela «tra soggetti che sono sempre colpibili, sempre osservati, e altri invece che possono passare allegramente nel dimenticatoio», Moraglia ha ricordato che »forse pensavamo a soggetti forti del mercato del lavoro« ma così non è. »La realtà ci porta invece ad altre considerazioni. Serve – ha aggiunto – una ricomposizione dei soggetti che costituiscono il mercato del lavoro e uscire dall’idea che ci sono soggetti istituzionalmente più tutelati di altri. Credo che questa situazione drammatica dei suicidi ce lo faccia capire«, ha spiegato.