COMUNICATO STAMPA – IMU per edifici non di culto delle chiese
COMUNITA’ CRISTIANE DI BASE
Segreteria Tecnica Nazionale
c/o CdB San Paolo – Roma
Via Ostiense, 152/B – 00154 – Roma
segreteria@cdbitalia.it – www.cdbitalia.it
Roma, 24 febbraio 2012
Le comunità cristiane di base italiane ritengono di interpretare le ansie di giustizia e di equità di molti credenti nel sollecitare il governo italiano a procedere, secondo quanto annunciato e senza ripensamenti, nel definire le modalità per una tassazione degli edifici di proprietà ecclesiastica (senza eccezione di confessioni) non adibiti al culto.
Le comunità cristiane non intendono questa sollecitazione come un atto punitivo ma come semplice e trasparente atto di governo capace di attuare il dettato costituzionale per il quale tutti i soggetti, senza eccezione alcuna, sono chiamati a compiere il loro dovere fiscale, secondo le proprie possibilità.
Ritengono pertanto che la pur legittima attenzione alle ragioni delle controparti non può né deve giustificare alcun rinvio tanto più in presenza di una situazione della finanza pubblica impegnata nello sforzo del risanamento e dell’equilibrio di bilancio.
Le comunità cristiane di base italiane
Emendamento del governo, la Chiesa pagherà l’Ici. Il Pdl: “Esenzione per le scuole paritarie”
http://www.ilfattoquotidiano.it
Il governo ha presentato un emendamento al dl liberalizzazioni sull’Ici alla Chiesa e agli altri enti non commerciali. Lo annuncia una nota di Palazzo Chigi. L’emendamento, presentato direttamente al Parlamento, “intende garantire la massima tempestività nell’attuazione degli auspici della Commissione Ue”.
I criteri seguiti prevedono, a partire da gennaio 2013, “l’esenzione per gli immobili nei quali si svolge in modo esclusivo un’attività non commerciale”; “l’abrogazione immediata delle norme che prevedono l’esenzione per immobili dove l’attività non commerciale non sia esclusiva, ma solo prevalente”; “l’esenzione limitata alla sola frazione di unità nella quale si svolga l’attività di natura non commerciale”; “l’introduzione di un meccanismo di dichiarazione vincolata a direttive rigorose stabilite dal ministro dell’Economia e delle finanze circa l’individuazione del rapporto proporzionale tra attività commerciali e non commerciali esercitate all’interno di uno stesso immobile”.
Immediatamente dopo l’annuncio dell’emendamento governativo, si è aperto il caso delle scuole paritarie. “Il Pdl chiederà al Governo in Commissione Industria al Senato una interpretazione autentica dell’emendamento: il testo prevede che le scuole e gli asili privati e parificati debbano pagare l’Imu oppure no?”. E’ la questione posta dal vicepresidente del gruppo Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello. “Noi pensiamo che sia difficile considerare le scuole e gli asili come una attività commerciale. Chiediamo, se necessario, una correzione del testo”. Per il dirigente del Pdl, “se verrà chiarito il punto riguardante scuole e asili, l’emendamento appare equilibrato e accettabile”.
Sul fronte religioso, i primi a protestare sono i Salesiani d’Italia, che gestiscono 140 scuole per un totale di oltre 25 mila allievi e 2 mila docenti, e 52 centri di formazione professionale con oltre 1.700 corsi. L’applicazione dell’Imu anche alle scuole paritarie, scrivono in una nota, “non sarebbe né giusta, né equa”. Perché “non possono essere considerate commerciali quelle attività che erogano un servizio che ha un rilievo pubblico”.
L’emendamento, si legge nel comunicato del governo, “determina effetti positivi sul gettito, anche alla luce del più efficace contrasto di fenomeni elusivi ed abusi che ne deriva”. Tuttavia, in coerenza con il comportamento tenuto da questo governo in casi analoghi, “non si ritiene opportuno procedere a una quantificazione preventiva delle maggiori entrate. Queste ultime saranno accertate a consuntivo e potranno essere destinate, per la quota di spettanza statale, all’alleggerimento della pressione fiscale”.
Nella relazione di accompagnamento si precisa che “l’emendamento, improntato a criteri di rigore e trasparenza, non pregiudica comunque gli attuali accertamenti in corso e l’irrogazione di eventuali sanzioni da parte delle Autorità italiane, laddove se ne ravvisassero gli estremi, escludendo pertanto alla radice ogni eventuale forma diretta o indiretta di sanatoria”.
In ogni caso, sottolinea la presidenza del Consiglio, “vengono riconosciute e salvaguardate le attività non commerciali realizzate dagli enti sopra citati, tanto più meritevoli di considerazione nell’attuale congiuntura economica che impone misure di consolidamento fiscale”.
L’approvazione dell’emendamento consentirà alla Commissione europea di esaminare compiutamente la questione per dare soluzione alla procedura di infrazione aperta nell’ottobre 2010. Il 15 febbraio, si ricorda nella nota, il presidente del Consiglio e ministro dell’economia, Mario Monti, aveva già comunicato al vicepresidente della Commissione europea e Commissario alla concorrenza, Joaquin Almunia, la sua intenzione di presentare al Parlamento un emendamento per chiarire ulteriormente e in modo definitivo la questione.
FINISCE IL PRIVILEGIO PER I TESORI CATTOLICI GETTITO DA 600 MILIONI,
la Repubblica, 25.02.2012
Entro due mesi dal varo della legge il governo s’impegna a mettere a punto i dettagli del provvedimento. Resterà l’esenzione solo per i locali in cui si svolge in modo esclusivo una attività non commerciale. La norma in vigore dal 2013 e le risorse così recuperate saranno destinate alla riduzione delle tasse. La Cei precisa: finora siamo stati esentati solo per le attività non commerciali.
Anche la Chiesa pagherà l’Ici. Un emendamento del governo presentato al Senato sul decreto per le liberalizzazioni introduce l’imposta per i beni immobili del clero: saranno esenti solo quelli nei quali si svolge in modo esclusivo un’attività non commerciale (o la frazione di bene dove ciò avviene).
Fino ad oggi per non pagare bastava dimostrare che la destinazione no-profit fosse prevalente, ma spesso la presenza nell’immobile di un luogo destinato al culto garantiva l’esenzione.
La norma entrerà in vigore nel gennaio del 2013 e le risorse così recuperate saranno destinate alla riduzione delle tasse. Secondo la stima più accreditata – quella elaborata dall’Anci, l’associazione dei comuni – la misura garantirà un introito annuo di 500-600 milioni l’anno. Entro due mesi dal varo della legge il governo s’impegna a mettere a punto i dettagli del provvedimento. Alcuni casi, come quello delle scuole private, lasciavano infatti spazi a dubbi: in realtà per essere esente l’immobile dovrà sarà essere destinato esclusivamente all’attività didattica paritaria e gli eventuali avanzi di gestione reinvestiti totalmente in questa attività.
Per evitare l’imposta non basterà un altare
Visitare una città e, per risparmiare, dormire in un convento. Un po’ per la mancanza di vocazioni, un po’ per recuperare risorse da investire, sono tanti in Italia i conventi che accolgono pellegrini e no.
C’è chi ne approfitta per fare ritiro spirituale e chi vi vede un modo per portare la famiglia in vacanza spendendo di meno. Garantiscono prezzi inferiori alla «concorrenza» quindi sono spesso meta di grandi gruppi o scolaresche in gita. Alcune strutture si accontentano di un rimborso tramite offerta, altre propongono pacchetti bed&breakfast, altre ancora sono dei veri e propri alberghi, elencati nelle guide turistiche e con prezzi superiori ai 100 euro a notte. Fino ad ora bastava che la struttura riservasse uno spazio per ospitare una cappella e organizzare momenti di preghiera per non dover versare Ici. Il fenomeno è particolarmente rilevante nel centro Italia e a Roma, dove ha conosciuto un vero e proprio boom con il Giubileo del 2000.
Proventi solo per la didattica nidi e parificate non pagano
L’istruzione, quando legata al pagamento di una retta, è considerata un’attività commerciale? Dalla risposta che sarà data a questa domanda dipenderà il fatto se le scuole paritarie – cattoliche e no – saranno o meno chiamate a versare l’Ici.
In realtà il testo permetterà l’esenzione solo per gli immobili destinati esclusivamente all’attività didattica: se dalla gestione delle rette risulteranno avanzi le risorse dovranno essere destinate esclusivamente alla didattica stessa. Oggi in Italia ci sono 13 mila scuole paritarie, l’86 per cento legate a organizzazioni no profit religiose o laiche.
Come le scuole pubbliche, non versano Ici, ma richiedendo il pagamento di una retta e distribuendo stipendi svolgono un’attività commerciale.
Secondo i Salesiani, (che in Italia gestiscono 140 scuole e 25 mila allievi) versare l’imposta non sarebbe «né giusto, né equo: le scuole paritarie hanno i medesimi diritti e doveri delle statali poiché svolgono un servizio pubblico».
Tassazione per bar interni e negozietti nei santuari
Non solo Chiesa: con l’emendamento preparato dal governo nel mirino delle tasse comunali arrivano anche le Onlus. Ovvero le organizzazioni senza scopo di lucro che a volte, nello loro sedi, ospitano anche attività commerciali.Il testo di Palazzo Chigi infatti non cita mai espressamente la Chiesa cattolica, ma fa riferimento solo al tipo di attività svolto.
Ecco quindi che nella lista dei futuri contribuenti compaiono non solo i bar degli oratori o i negozietti dei santuari, ma anche le associazioni no-profit per le loro attività commerciali. L’esenzione, a partire dal 2013, è prevista per i locali nei quali si svolgono «in modo esclusivo» attività non lucrose. Salvi dunque i luoghi di culto o i locali dove si fa solo opera di
assistenza, ma non – per esempio – le sedi di partito o dei sindacati che gestiscono un bar interno o vendono libri e magliette.
Pensioni per studenti mascherate da conventi
Ostelli, collegi, case di studio gestiti da suore, frati, missionari, ancelle delle Carità. Non c’è città
italiana che non ne ospiti uno: le strutture sono utilizzate dalle famiglie che mandano i figli a
studiare in città, ma anche da giovani e gruppi. Anche qui il confine fra ospitalità religiosa e attività
commerciale è dubbio, visto che le stanze, il vitto e l’alloggio sono a pagamento. Un censimento di
tutte queste strutture – come per gli alberghi «mascherati» – non esiste. La stessa Anci, l’associazione dei Comuni, ammette che molte di queste costruzioni non risultano nemmeno accatastate.
A Roma, dove la loro presenza è particolarmente importante, il problema era già stato posto in passato: c’è un documento ufficiale del 2009 che certifica il mancato incasso per il Comune da immobili della Chiesa destinati ad uso commerciale. La mancata entrata era allora stimata in 25 milioni di euro l’anno.
Stop alle esenzioni per le case di cura
Case di cura e cliniche private, molte costosissime, tutte con una piccola chiesetta all’interno che fino ad oggi – vista la destinazione non totalmente commerciale della struttura- permetteva ai gestori di ottenere l’esonero dall’Ici-Imu.
In Italia ve ne sono circa 2000 e nella grande maggioranza dei casi (avvalendosi del decreto 223/2006 di Visco-Bersani) non versano l’imposta. Un privilegio concesso anche alle numerose cliniche di lusso gestite da congregazioni religiose che – fino ad ora – non hanno versato alcunché nelle casse pubbliche.
Nel caso in cui si tratti di ospedali religiosi accreditati al servizio sanitario nazionale (il Fatebenefratelli per esempio) l’esenzione, come per gli ospedali pubblici, è d’obbligo. In altre situazioni la questione è dubbia: il comune di Roma ha una causa aperta con l’Opera di Don Orione che pratica anche riabilitazione a pagamento e con la casa di cura delle suore Mercedarie.
Sa di condono la nuova Ici sulla Chiesa
Alla fine la nuova norma sull’Ici degli immobili della Chiesa e di tutti gli altri enti non profit rischia di assomigliare molto a un condono. L’ego te absolvo fiscale è contenuto nella prima versione dell’emendamento al decreto sulle Liberalizzazioni steso in fretta e furia venerdì 24 da Palazzo Chigi per evitare una diatriba con la Commissione europea. La questione, ormai nota, è quella di evitare usi impropri dell’esenzione dal pagamento dell’imposta comunale sugli immobili (appena reintrodotta sulla prima casa dall’esecutivo Monti) garantita dal 1992 a tutti gli organismi che svolgano attività ecclesiastica, assistenziale, previdenziale, sanitaria, didattica, ricettiva, culturale, ricreativa e sportiva. In una parola, quella bella fetta di società civile e non che fa della solidarietà il suo motivo di esistere ma che qualche volta, dalla Chiesa ai partiti per finire alla Confindustria, ci marcia un po’ e spaccia per ritrovo dei poveri l’albergo a due stelle e per club bocciofilo la sede politica. Cosa ha architettato l’ignoto estensore della norma (consultabile su http://www.milanofinanza.it), su cui è prevedibile si scatenerà il finimondo in Senato, nonostante l’ottimo proposito di Monti di mettere fine agli abusi? Semplice: tutti si dovranno mettere in regola ed evitare che si utilizzi l’esenzione in modo improprio, ma dal primo gennaio 2013. Proprio così. Le ultime due righe del secondo comma dell’atto Senato 3110 recitano: «le rendite catastali dichiarate o attribuite a unità immobiliare mista» (come l’albergo con cappella) producono «effetto fiscale a partire dal primo gennaio 2013». Il che vuol dire che tutti potranno dichiarare, sulla base della norma che ora dovrà essere votata in Parlamento, quale porzione dell’immobile di proprietà viene utilizzata per fini «non commerciali». Insomma, il Fisco, che nel frattempo continuerà i suoi controlli a livello comunale per cercare di recuperare qualche centinaio di milioni di euro di imposta non pagata, dovrà perdere altro tempo per capire chi resta monaco o sindacalista e chi fa il ristoratore. Ovviamente il governo ha cercato di stroncare sul nascere ogni polemica, anche se nella nota di accompagnamento alla norma gli è scappata la parola sanatoria. «L’emendamento sull’Ici alla Chiesa che il governo si appresta a presentare al dl Liberalizzazioni, determina effetti positivi sul gettito, anche alla luce del più efficace contrasto di fenomeni elusivi ed abusi che ne deriva», hanno dichiarato da Palazzo Chigi, e il provvedimento «non pregiudica comunque gli attuali accertamenti in corso e l’irrogazione di eventuali sanzioni da parte delle Autorità italiane, laddove se ne ravvisassero gli estremi, escludendo pertanto alla radice ogni eventuale forma diretta o indiretta di sanatoria». Sarà… presa per buona l’indicazione del premier Monti, resta da capire il perché di quella data lontana e tombale per mettersi in regola.