Addio a Marcello Vigli, un testimone della nostra storia

Addio a Marcello Vigli, un testimone della nostra storia

Valerio Gigante, Luca Kocci
www.ilmanifesto.it

Se ne è andato giovedì mattina, 2 maggio, Marcello Vigli, morto a 96 anni nella sua casa romana, dopo una vita di militanza e di impegno sociale e politico a sinistra su vari fronti: l’antifascismo, la scuola, l’informazione, la laicità, le comunità cristiane di base.

Nato nel 1928, da giovanissimo aderisce al Movimento e poi al Partito cristiano sociale di Gerardo Bruni, nelle cui fila svolge il ruolo di staffetta partigiana nella Roma occupata dai nazifascisti, sebbene non amava che si parlasse di lui come partigiano, poiché non aveva combattuto. Militante dell’Azione cattolica, lascia l’associazione appena si accorge della virata integralista assunta già alle elezioni politiche del 18 aprile 1948. Docente di storia e filosofia nei licei, alla fine degli anni Cinquanta Vigli inizia a collaborare con Wladimiro Dorigo, che ha fondato Questitalia, combattiva rivista politico-culturale antesignana del dialogo fra cattolici, socialisti e comunisti, avendo come stella polare la laicità, ovvero la netta distinzione fra fede e impegno politico.

Negli anni Settanta si avvicina ai gruppi della Nuova Sinistra e al movimento delle Comunità cristiane di base – nato nel post Concilio sull’onda del “caso Isolotto” -, in particolare alla Comunità di San Paolo dell’abate Franzoni. Nel 1973 partecipa alla fondazione dei Cristiani per il socialismo in Italia e l’anno successivo è fra i promotori di Com Nuovi Tempi, fra le più importanti riviste del “dissenso cattolico”, nata dalla fusione del cattolico Com e del protestante Nuovi Tempi. Mentre non viene mai meno l’impegno nella scuola (anche attraverso l’associazione nazionale “Per la Scuola della Repubblica”, contro tutte le controriforme, dall’autonomia alla “buona scuola” di Renzi, passando per Moratti e Gelmini), per la laicità delle istituzioni, contro il Concordato e per la riforma della Chiesa (con il movimento “Noi Siamo Chiesa”).

Assiduo lettore del manifesto, negli ultimi anni in cui la malattia lo ha costretto all’immobilità chiedeva alle amiche e agli amici che gli sono stati vicini fino alla fine di portargli il giornale, «che va comprato tutti i giorni in edicola».

Alla sorella di Marcello Vigli, alle amiche e agli amici l’abbraccio del collettivo de “il manifesto”

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La dialogante intransigenza di Marcello Vigli, maestro di laicità e di impegno politico

Valerio Gigante
www.adista.it

Giovedì 2 maggio 2024, verso le 10, è morto Marcello Vigli. È un nome noto e un viso familiare per tanti lettori e abbonati alle pagine di Adista. È una presenza che è stata per decenni (fin dalla sua fondazione, nel 1967) amica e sostenitrice delle nostre ragioni e delle nostre battaglie. È stato un collaboratore prezioso, discreto e determinato, inflessibile sui temi della laicità e della lotta al Concordato; irriducibilmente anti fascista e contro ogni forma di clericalismo e intolleranza; ma costantemente animato da una fede profonda e impegnato sul terreno del confronto, del dialogo, della mediazione. Perché era convinto che la divisione portava inevitabilmente alla sconfitta. E che era sempre opportuno cercare un punto di incontro, pur nelle differenze, piuttosto che marcare le distanze e coltivare esclusivamente il proprio ambito, nell’azione ecclesiale come in quella civile e politica.

L’antifascismo, Marcello, lo aveva fatto davvero. Non lo raccontava, ne aveva pudore, minimizzava il suo ruolo nella Resistenza. Ma l’aveva fatta. Nato nel 1928, da giovanissimo aveva aderito al Partito dei Cristiano Sociali di Gerardo Bruni, una formazione che si collocava a sinistra, ma che non accettava l’orizzonte marxista né la subalternità all’Unione Sovietica. Per i Cristiano Sociali, durante la Resistenza, Marcello aveva fatto da staffetta nella Roma occupata dai nazisti. Alla fine della guerra aveva anche ricevuto la tessera di partigiano. Ma non avendo combattuto, non amava che si parlasse di lui come di un “partigiano”.

Profondamente credente, militava nell’Azione Cattolica ed era stato dirigente nazionale negli anni di Carlo Carretto presidente della Giac e di Arturo Paoli assistente nazionale. A queste due figure fu molto vicino e legato da amicizia. Lui però dall’Azione Cattolica uscì prima sia di Paoli che di Carretto, accortosi presto della piega integralista assunta dall’associazione durante la campagna elettorale del 1948 (quella dei comitati civici e del “berretti verdi”). In quella occasione il suo partito, schiacciato dal moderatismo della Dc da una parte e da Fronte Popolare dall’altra, non riuscì a far eleggere nemmeno un parlamentare. Finita la militanza politica attiva, Vigli si concentrò sull’insegnamento (entrò nella scuola come insegnante di Storia e Filosofia alla fine degli anni ‘50) e nel giornalismo militante. Era infatti entrato in contatto con Wladimiro Dorigo, esponente della sinistra democristiana veneta impegnata in quegli anni a tentare di realizzare un’alleanza tra Dc e socialisti. Nel 1958 Dorigo dà vita a Questitalia – bozze di politica e di cultura, per continuare la battaglia politica per una svolta a sinistra della politica italiana e per l’apertura di un dialogo tra cattolici e laici. 

Consapevole delle implicazioni ecclesiali della sua decisione, in una società ancora chiusa e clericale – e in un contesto politico ancora segnato dal centrismo – Dorigo portò avanti per 13 anni la battaglia politico culturale della “laicità in temporalibus” affiancato da un pugnace gruppo redazionale nel quale Marcello Vigli fu il referente romano. Finita nel 1970 l’esperienza di Questitalia Vigli, che nel frattempo si era avvicinato ai gruppi della Nuova Sinistra e al nascente movimento delle Comunità Cristiane di Base, continua il suo impegno nella Cgil scuola, che contribuisce a fondare a Roma, nelle CdB e anche nel movimento dei Cristiani per il Socialismo, che dal Cile aveva preso piede anche in Italia.

Gli anni ‘70 e ’80 sono soprattutto segnati dall’impegno nella scuola e nella Chiesa, attuato anche attraverso lo strumento di Scuola Notizie, promosso neel 1968 come foglio informativo del Movimento Insegnanti e diventato rivista nel 1975 (venne pubblicato fino al 1990) e nel 1974 fu tra i fondatori della rivista Com Nuovi Tempi, rivista nata dal tentativo di unire le istanze della sinistra cristiana riunitasi attorno alla Comunità di Base di S. Paolo Fuori le Mura e a Giovanni Franzoni e il mondo evangelico progressista della rivista “Nuovi Tempi“, animata dal pastore Giorgio Girardet.

Per Marcello alla radice del potere ecclesiastico che soffocava le istanze evangeliche c’era il Concordato. Combattere il Concordato significava combattere quei privilegi che ponevano la Chiesa cattolica in una posizione di potere economico e politico. Solo l’abolizione del Concordato poteva a suo giudizio dare nuova linfa e vera libertà alla Chiesa di Gesù e al suo messaggio liberatore. Per questa ragione Marcello Vigli non perdeva occasione per promuovere reti di realtà di base, laiche e cristiane, per realizzare in maniera integrale lo spirito della Costituzione e recuperare la sinergia delle forze progressiste cone l’avevano scritta.

Fu tra i fondatoro del la sezione Italiana di Noi Siamo Chiesa, partecipò a tutti gli incontri promossi dal cartello “Il Vangelo che abbiamo ricevuto”, che – promosso da Giuseppe Alberigo – tentava di elaborare una linea ecclesiale diversa da quella condotta negli anni ’90 dall’allora presidente della Cei Ruini; prese parte a tutte le battaglie per la riforma della Chiesa e la denuncia del processo di restaurazione pre conciliare attuato soprattutto sotto i pontificati di Wojtyla e Ratzinger; si impegnò – attraverso l’associazione nazionale Per la Scuola della Repubblica” – nel contrasto alla normalizzazione e gerarchizzazione della scuola prodotta dall’autonomia scolastica e dalle riforme volute da Berlinguer, Moratti, Gelmini. Fino agli anni più recenti, nei quali intravedeva nella autonomia differenziata il progetto di potenziale dissolvimento della scuola pubblica statale.

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Noi Siamo Chiesa ricorda l’amico fraterno Marcello Vigli

www.noisiamochiesa.org

Con la scomparsa di Marcello Vigli – classe 1928, deceduto il 2 maggio – ci lascia una delle figure più rappresentative e decisive di quella Chiesa “altra” che larghi settori di base del mondo cattolico italiano iniziarono a immaginare, e per quanto possibile ad inverare, a partire dalla seconda metà del secolo scorso.

Solo lateralmente, negli anni più recenti, egli si accostò a Noi siamo Chiesa, movimento che già alla sua nascita, nell’ultimo decennio del Novecento, per diversi aspetti si nutrì di idee e programmi che, da parte sua, Marcello aveva pensato e vissuto tra e con le Comunità cristiane di base che avevano cominciato a germogliare a cavallo degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Su un tasto, in particolare, egli batté e batté (ad a ragione): in Italia – egli affermava – non è possibile costruire una Chiesa (cattolica) povera se non si mette radicalmente in questione il Concordato del 1929, ed anche quello “rinnovato” del 1984. 

La sua insistenza dava fastidio a molti cattolici, pur “progressisti”, ma del tutto alieni dal misurarsi con queste esigenze ineludibili per una Chiesa dei poveri e per i poveri.

Egli ci lascia un’eredità difficile ma preziosa: l’urgenza di affermare, erga omnes, che sarebbe nefasto fare l’equivalenza Chiesa = gerarchia. Niente affatto, precisava, perché dopo il Concilio Vaticano II, dobbiamo sapere che tutti insieme facciamo la Chiesa, ciascuna persona con i suoi carismi e le sue possibilità. Insomma, traduciamo: affermare “Noi siamo Chiesa” non significa “Solo noi…”, ma “Anche noi… siamo Chiesa”. Dunque un grande, ambizioso programma che uomini come Marcello ci spronano a non disperdere o abbandonare.

La terra ti sia lieve, caro Marcello.

COORDINAMENTO NAZIONALE DI NOI SIAMO CHIESA

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Evangelici e cattolici di base in una stagione di speranze. L’impegno di Marcello Vigli, scomparso da pochi giorni, nel tentativo di costruire una società migliore

Gianna Urizio
www.riforma.it

Il 2 maggio scorso è morto Marcello Vigli, un cattolico di base. Ma per un lungo periodo è stato un prezioso interlocutore di un evangelismo che nei primi anni ’70 decideva di costruire una feconda collaborazione di fede e politica con l’allora nascente movimento dei cattolici delle Comunità di base. L’agenzia stampa Adista lo ricorda come un militante determinato, inflessibile sui temi della laicità e della lotta al Concordato.

Combattere il Concordato per lui significava combattere quei privilegi che ponevano la Chiesa cattolica in una posizione di potere economico e politico. Solo l’abolizione del Concordato poteva a suo giudizio dare nuova linfa e vera libertà alla Chiesa di Gesù e al suo messaggio liberatore.

Perché ricordarlo su Riforma? Perché insieme ad alcuni cristiani di base, come Giovanni Franzoni, Filippo Gentiloni e Gianni Novelli, Luigi Sandri, solo per citarne alcuni, della Comunità di base di San Paolo a Roma, erano l’espressione di una vasta rete di comunità di base di tutta Italia. Ma soprattutto perché hanno fondato con un gruppo di protestanti, animati da un’intuizione di Giorgio Girardet il settimanale Com – Nuovi Tempi, (dalla fusione del periodico di area cattolica Com e dell’evangelico Nuovi tempi), un’iniziativa coraggiosa che puntava su un rinnovamento dei cristiani, per renderli attenti ai temi che una società in rapida proponeva. Erano i primi anni ’70. Io in quegli anni ero una giovane protestante e seguivo, talvolta non senza difficoltà e loro discussioni e ragionamenti. E imparavo.

Marcello Vigli, professore di storia e filosofia nei licei, insieme laico e cattolico, era decisamente contrario a ogni forma di clericalismo e intolleranza. Personalmente lo ricordo sempre pronto al dialogo, sempre pronto a discettare in interventi talvolta troppo lunghi. Insomma, da bravo insegnante di storia e filosofia era un polemista raffinato e deciso, ma aperto al confronto.

Io oggi lo vorrei ricordare per fare memoria. Per ricordare la determinazione con cui dei cattolici e dei protestanti insieme, a partire dagli anni ’70, hanno avuto l’apertura mentale di decidere di unire le loro voci per contribuire a costruire – insieme ad altri – una società italiana diversa. Di quella stagione Vigli è stato uno degli ultimi testimoni. Nel mondo protestante siamo rimasti in pochi a ricordare quegli anni.

Oggi nei confronti di Vigli e di tutti gli altri, cattolici e protestanti, che animarono Com – Nuovi tempi ho un grande debito di riconoscenza; mi hanno insegnato molto, soprattutto mi hanno insegnato a cercare, a non fermarmi alla prima spiegazione e a essere sempre critica rispetto al potere; mi hanno insegnato a collaborare con gli altri per costruire speranze. Un altro mondo è possibile e richiede il nostro impegno ogni giorno anche se, come sapeva Ettore di Troia, si combatte anche se si sa che si può perdere. Ma non sempre e non per sempre.

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Radio Radicale: interventi audio-video di Marcello Vigli a incontri e convegni
https://www.radioradicale.it/soggetti/32883/marcello-vigli