Lettorato, accolitato: cavalcare l’onda di G.Codrignani

Giancarla Codrignani
www.adistaonline.it

Fondamento del modello unico – quello a cui siamo tutti sottomessi e che annega le donne nella parola “umanità” originariamente fondata sull’uomo – è il potere, che, per mantenersi, esige la gerarchia: non accetta che un altro sia pari all’uomo forte. Se la donna è inferiore “per natura”, il confronto con gli altri maschi segue il codice gerarchico. Le chiese sono conformate a questo ordine costituito, maschile e patriarcale; per giunta, tutte, resistono all’evoluzione storica che ha frattanto recuperato le regole della democrazia e lo stato di diritto.

Se una donna sa tutto dell’altro genere dall’esperienza delle proprie relazioni personali (politiche e non politiche), lo dovrebbe pensare anche all’interno delle istituzioni, a partire dal Parlamento: scoprirebbe che il potere estende la condivisione solo se si accetta il modello unico. A Montecitorio non è vietato pronunciare un intervento femminista, ma nessuna ministra potrebbe impostare l’ordine delle priorità secondo interessi non consuetudinari. Il contropotere femminista non va oltre le “pari opportunità”, perché il potere non perdona: se tu, donna, lo chiedi, potrai condividerlo, a patto che ti adegui; altrimenti meglio tentare di modificare il costume, evitando le trappole e usando l’astuzia della ragione che nelle donne si è fatta istintiva per far sopravvivere la propria essenza.

Incominciò Eva quando osò aspirare alla conoscenza di Dio: il peccato fu attribuito – la trasgressione ha una sua grandezza, quindi è esclusiva maschile – ad Adamo, anche se, proprio secondo la Bibbia, aveva cercato di tirarsi fuori dai guai denunciando la compagna. Seguì il castigo, con la sfida del potere conflittuale: a lei di riprodurre la vita, a lui di agire lavorando e creando le strutture economiche, entrambi per sopravvivere. Anche alle chiese e alle organizzazioni clericali accadde di farsi potere patriarcale, escludendo le donne e addirittura rifiutando per sé la fecondità, che, solo maschile, divenne sterilità spirituale e sacralizzazione del principio gerarchico.

Papa Francesco si sforza di far capire che il suo potere di padre universale non è il potere del sacro che scomunica e divide i buoni dai cattivi; ma fatica a scaricare dalla memoria le crociate, le inquisizioni, la pena di morte, i cadaveri dei bimbi nei conventi irlandesi. Oggi i conflitti non sono necessariamente la guerra, ma per arrivare a società nonviolente, bisognerà ricomporre la prima divisione, tra gli uomini e le donne e verificare il danno della rinuncia a un’alleanza profetica. Infatti il potere ecclesiastico ha escluso le donne perché sono donne. Oggi molte chiedono il sacerdozio: per diventare “questo” prete? anche qui le “quota rosa”?

La Chiesa cattolica è l’ unico potere esclusivo riservato ad uomini celibi. Molti preti di cultura aperta hanno conservato sensibilità, ma non possono uscire dai condizionamenti di un ruolo che non è solo maschile, ma attiene ad un “sacro” che ignora il contributo teologico, liturgico, scritturale delle donne. Che stanno pubblicando tonnellate di libri a sostegno della loro visione, senza che il nucleo escludente recepisca il danno che gliene viene. Per il femminismo cristiano-cattolico la denuncia delle violenze dei preti a danno di consacrate è più grave della richiesta del diaconato. Non così per l’istituzione: Papa Francesco ha tentato di superare la tradizione aprendo alle donne il lettorato e l’accolitato, di cui nessuno riconosce più il significato.

Rappresentano autorizzazioni per entrare nell’area cerimoniale dell’altare, al cui accesso è richiesto il tocco di mani pure, pena il sacrilegio. Per l’antico “sacro” le donne sono impure “per natura”, essendo mestruate: lo dicevano anche gli dei dell’Olimpo. Gesù, risanando la donna tabuizzata perché soffriva di perdite, aveva dato ben altro valore alla purità. Ma la garanzia di conservazione data da un sacramento riservato al clero esclude i laici, a meno che non si conformino: secondo gerarchia, il lettore acceda alle sacre scritture, l’accolito assista il diacono che assiste il prete nelle celebrazioni: i bambini “servono messa” più o meno allo stesso modo, ma non sono diaconi, lo si consente per suscitare qualche vocazione.

Sottovalutare le concessioni di Francesco sarebbe, secondo la mia opinione, un errore: adesso le donne pretendano di leggere non solo le scritture bibliche e paoline, ma il Vangelo e predichino le omelie: la predicazione femminile cambia la visione della gente. Se poi le donne chiedono il terzo livello gerarchico, il diaconato, meglio che confessino la furbata tattica e pretendano scopertamente il sacerdozio, sapendo che per ora Francesco non può consentirlo, per evitare che i nemici della Chiesa conciliare approfittino per dichiaralo eretico.

Le donne pensino strategicamente: approfittino del “lettorato” per argomentare sul sacerdozio, contestando il ruolo gerarchico che non debbono condividere. Francesco mostra una certa insofferenza per la rigidezza della tradizione e anche sulle presunte virtù clericali: valorizzando la cura non gli è venuto in mente (per fortuna) di citare l’esemplarità della cura domestica femminile, ne ha parlato come di un’etica di tutti, come se parlasse con la cultura di una donna. Che gli riconosciamo o meno qualche merito, vale la pena di sfruttare aperture apparentemente insignificanti: in un periodo così difficile, in cui tutto rischia di scivolare indietro, anche questa è un’opportunità da non lasciar perdere.


“Donne per la Chiesa”: il lettorato e l’accolitato alle donne è un passo avanti ma solo all’inizio

Come associazione Donne per la Chiesa abbiamo letto con attenzione il Motu Proprio di Papa Francesco. Esprimiamo soddisfazione perché vediamo in questo gesto del Papa, che ha di fatto modificato il diritto canonico rendendolo più inclusivo, una volontà di cogliere gli inviti provenienti dagli ultimi due sinodi e anche di mettersi in ascolto dell’azione di noi donne credenti, che in tutto il mondo ci impegniamo per promuovere una Chiesa più giusta, una Chiesa dell’uguaglianza di tutti i battezzati. E ne siamo grate.

Siamo ben consapevoli che per molti contesti si tratta della ratifica di una prassi pluridecennale, ma innanzitutto riteniamo significativo il passaggio da una concessione a un diritto e, in secondo luogo, siamo avvertite che non in tutto il mondo l’accesso delle donne all’altare era finora permesso.

Per questo confidiamo che la riforma apra alle donne di tutto il mondo maggiori spazi di espressione della propria vocazione, spiritualità, discernimento. Soprattutto speriamo che si creino le condizioni perché le donne possano esercitare con sempre maggiore autorità il ministero della predicazione, che è così connaturato alla vocazione battesimale.

Siamo però consapevoli di trovarci appena all’inizio di un lungo cammino che la Chiesa deve compiere per fare giustizia di millenni di subalternità, misoginia, umiliazione e violenza contro le donne. Siamo fiduciose che il Papa e la Chiesa gerarchica tutta intendano questo come un primo passo a cui farne seguire presto altri.

A noi, in particolare, indica un metodo di lavoro: ovvero che occorre agire ora il cambiamento, vivere ora la Chiesa che vogliamo, sapendo che “la realtà è superiore all’idea” (come dice lo stesso Papa Francesco) e che le ratifiche arrivano e arriveranno sempre dopo.

Ci sentiamo quindi incoraggiate e rafforzate da questo documento nel nostro impegno per costruire una Chiesa nella quale figlie e figli siano accolti e possano far fruttare i propri talenti, con la stessa dignità e pari diritti.


La teologa “ancora troppo poco: la chiesa resta in mano agli uomini”

Paolo Rodari
www.repubblica.it

Adriana Valerio, teologa e studiosa della figura delle donne nel cristianesimo, il Papa permette alle donne l’accesso al lettorato e all’accolitato. Si tratta di un passo in avanti oppure ancora per le donne la Chiesa fa poco?

«Si tratta di un importante passo istituzionale; si parla, infatti, di “ministeri istituiti” dando visibilità a un servizio che le donne possono ufficialmente svolgere e che avrà anche un importante impatto simbolico. Vedere le donne sull’altare con paramenti liturgici, dopo aver ricevuto con apposito rito gli ordini minori di lettorato e accolitato, cambierà certamente la percezione del femminile che non sarà visto più come impuro e incompatibile con il sacro».

Diversi membri del Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia però avevano chiesto il diaconato femminile. Perché secondo lei non si è ancora arrivati a questo passo?

«Perché il diaconato è il primo passo all’interno del sacerdozio ministeriale, attualmente diverso dal quello dei fedeli, e non si vuole che le donne vi partecipino. Se lettorato e accolitato appartengono agli ordini minori, il diaconato invece appartiene a quelli maggiori che fanno parte dell’ordine sacro dove le donne sono escluse. Sono ancora troppo forti le resistenze all’interno della gerarchia legata a quella che si chiama “consuetudine” (è sempre stato così) e, soprattutto, ai propri privilegi che difende gelosamente».

La struttura della Chiesa è ancora gerarchica e maschile nei suoi vertici. Perché?

«Tutte le decisioni nella Chiesa sono prese da uomini-maschi appartenenti al clero ancora legati a posizioni che avevano una loro giustificazione quando la visione sociale e antropologica riteneva la donna impura, inferiore e inadeguata ad esercitare il potere o a rappresentare addirittura il divino».

C’è chi vuole il cardinalato per le donne. Condivide la richiesta?

«Sarebbe interessante se le donne, membri del cardinalato, potessero partecipare al conclave ed eleggere il Papa; se fosse solo titolo onorifico non avrebbe un impatto istituzionale».

Francesco alla fine ha fatto dei passi significativi per le donne nella Chiesa o li ritiene ancora insufficienti?

«Papa Francesco ha avviato un fondamentale processo di declericalizzazione nella Chiesa cattolica, sollecitando continuamente la presenza significativa delle donne nelle strutture della comunità ecclesiale, ma le sue parole non sono sufficienti se non opera un intervento a livello istituzionale che riconosca la parità effettiva maschio-femmina. Riconoscere dignità e autorevolezza della persona umana, infatti, significa consentirle la partecipazione ai processi decisionali. Non accettare nella donna capacità di governo comporta relegarla nella non-visibilità, nella minorità di una condizione umana che richiede per esistere la presenza della mediazione maschile che controlla, approva, giudica, dirige.

Accetterebbero mai gli uomini (maschi) di vedersi rappresentati da un concilio o da un sinodo di sole donne che prendono decisioni anche per loro?

Lo ridicolizzerebbero, ne riderebbero o insorgerebbero».

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GLI ORDINI MINISTERIALI

LETTORATO: Con questo ministero uomini e donne proclamano le letture nella messa e preparano i fedeli alla comprensione della parola

ACCOLITATO: In greco antico significa compagno di viaggio. L’accolitato accompagna il sacerdote nella messa distribuendo anche l’eucarestia

DIACONATO: Il diacono serve il popolo di Dio nel ministero dell’altare, della parola e della carità. Può presiedere la celebrazione di sacramenti, fra cui battesimi, matrimoni e funerali

PRESBITERATO: È il secondo grado dell’ordine sacro, intermedio tra il diaconato e l’episcopato. Coincide con il sacerdozio e secondo la dottrina della Chiesa fu istituito da Gesù

EPISCOPATO: Con l’ordinazione i vescovi divengono i successori degli apostoli. Hanno il compito di insegnare, di santificare, e di governare le diocesi loro affidate