Madrid, il corteo degli ologrammi contro la Ley Mordaza di M.Giulietti
Matteo Giulietti
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“A partire da oggi, l’unica modo per manifestare in Spagna sarà attraverso gli olgrammi”: il commento di Carlos Escaño, portavoce di No Somos Delitos, racchiude tutta la polemica genialità del primo corteo di ologrammi della storia. Oltre 2000 video-proiezioni hanno infatti sfilato tra le 21:30 e le 22.30 davanti al Congreso de los Diputados. Russi, Messicani, Tedeschi e persone provenienti da ogni angolo del mondo, hanno partecipato, seppur indirettamente, alla manifestazione organizzata da No Somos Delitos per esprimere il proprio sostegno a tutti gli Spagnoli che lottano contro le restrizioni teorizzate dalla riforma della Ley Orgánica de Seguridad Ciudadana, altresì ribattezzata “Ley Mordaza”.
Gli slogan e i cori registrati “Penso, quindi commetto un delitto” o “A loro non fa differenza che si viva per strada, però pretendono che non ci si possa esprimere liberamente”, testimoniano il credo di una battaglia per la difesa e il mantenimento delle libertà di pensiero e associazione.
La scelta di un corteo video-proiettato è la metafora di una protesta colma di significato: la polizia non dovrà più intervenire, giacché la libera associazione sarà strumento bandito dalla legge in essere. Gli #HologramasLibres sembrano rappresentare un punto di raccordo tra la tradizionale manifestazione di piazza e l’ultima trovata tecnologica delle new generation: cantano, sventolano bandiere e innalzano striscioni contro la Ley Mordaza e i deputati del Partito Popolare che ne hanno permesso l’approvazione, ma sono pur sempre ologrammi. La scelta di affidare la protesta a personaggi virtuali sottolinea ulteriormente l’assoluta necessità della presenza umana. Permettere alle persone di manifestare pacificamente per difendere le proprie libertà di pensiero ed espressione è e deve rappresentare un diritto inalienabile per il rispetto del quale, al meno per il momento, non sarà necessario alcun ologramma.
Una riforma di legge per mettere a tacere la Spagna
Sarebbe corretto parlare di riforma della “Ley Orgánica de Protección de la Seguridad Ciudadana”, ma ormai tutti la conoscono come “Ley Mordaza”. La nuova “legge bavaglio” ha concluso l’iter parlamentare giovedì 26 marzo, giorno in cui sono state approvate anche la riforma del Codice Penale e la Ley Antiterrorista.
La Ley Mordaza è stata oggetto di numerose polemiche a causa delle limitazione alle libertà d’espressione e di associazione che essa comporterebbe. Le critiche manifestate da Bloggers, giornalisti e associazioni per il libero pensiero hanno attirato l’attenzione dell’Onu e del dipartimento specializzato nella tutela e rispetto dei diritti umani. Tra i punti maggiormente discussi della legge si segnalano:
“Per effetto della legge, si considerano organizzatori o promotori di riunioni o manifestazioni in luoghi pubblici, le persone fisiche o giuridiche che abbiano sottoscritto la suddetta organizzazione”. In sostanza, sono previste multe dai 100 ai 60.000 euro per tutti coloro che, soprattutto attraverso internet e i social media, possano essere ricondotti all’organizzazione di un evento (manifestazione, corteo…) che abbia turbato l’ordine pubblico. Qualora un utente non fosse direttamente coinvolto nell’organizzazione, saranno sufficienti un tweet o un hashtag esplicitamente correlato all’avvenimento, per rischiare di incorrere ugualmente nelle sanzioni.
È proibito “L’utilizzo non autorizzato di immagini o dati personali o professionali relativi ad autorità o esponenti delle forze dell’ordine, che possa mettere a rischio la sicurezza personale e familiare degli agenti […]”. Oltre a multe sino a 30.000 euro, ai poliziotti sarà inoltre consentito il sequestro delle macchine fotografiche/cellulari di tutti coloro che si rifiuteranno di rispettare la norma.
Le restrizioni imposte dalla Ley Mordaza hanno fatto squillare il campanello d’allarme dell’ONU. Maina Kiai, relatore speciale per i diritti di riunione pacifica e associazione, ha dichiarato che la riforma in essere, oltre a limitare i suddetti diritti, ne ridimensiona considerevolmente le possibilità d’azione ad essi correlate. Un gruppo di relatori ha infine chiesto in forma ufficiale di rivalutarne l’applicazione giacché questa “minaccia di violare i diritti e le libertà fondamentali degli individui”.
L’entrata in vigore della Ley Mordaza è prevista per mercoledì 1 Luglio. Da oggi, per circa due mesi, il governo spagnolo sarà chiamato ad una prova di coscienza nel rivalutare quelle riforme che, al di là delle giustificazioni soggettive, rappresentano un’oggettiva limitazione delle libertà di associazioni ed espressione.
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Spagna, quando la legge va all’attacco dei diritti umani
Riccardo Noury
Dal 1° luglio, giorno in cui è prevista l’entrata in vigore della nuova Legge sulla sicurezza pubblica, la libertà d’espressione in Spagna risulterà fortemente compromessa. Le norme prevedono limitazioni sullo svolgimento delle manifestazioni, il divieto di assembramenti spontanei in determinati luoghi e multe per gli organizzatori che non si adeguano alle nuove disposizioni.
Gli agenti di polizia avranno un ampio potere discrezionale per infliggere multe, senza alcuna salvaguardia procedurale, a chi mostra “mancanza di rispetto” nei loro confronti. Chi diffonde riprese video sull’operato della polizia (essenziali in passato per provare l’uso eccessivo della forza contro i manifestanti) verrà multato con 30.000 euro. Multe, va sottolineato, imposte per via amministrativa, in assenza di un procedimento giudiziario e dunque più complicate da contestare.
Più poteri, dunque, alle forze di polizia, come sottolinea provocatoriamente la manifestazione di Amnesty International Spagna nella foto.
Il 1° luglio dovrebbero entrare in vigore anche gli emendamenti al codice penale, che estendono, ricorrendo a termini vaghi e generici, le definizioni di “terrorismo” (fino a includere la “resistenza” a pubblico ufficiale e l’“imprudente”, ossia involontario, sostegno a gruppi terroristici), di “disordini pubblici” e di “intralcio” con cui si potrà punire anche chi pone resistenza passiva e non violenta.
Gli emendamenti al codice penale proibiscono i viaggi o i progetti di viaggio all’estero quando si sospetta che questi abbiano l’obiettivo di collaborare con gruppi integralisti o ricevere addestramento da loro, anche nel caso in cui questo addestramento non si verifichi o non si commetta alcun’azione criminale. Inoltre, sarà vietato postare sui social media frasi che potrebbero essere “percepite” come incitazioni a commettere attacchi violenti, anche quando tali frasi non avranno relazione diretta con azioni violente.
Già in vigore sono, invece, le nuove norme in tema d’immigrazione. Attraverso una nuova procedura amministrativa di respingimento ai confini, potranno essere eseguite espulsioni automatiche e collettive di migranti e rifugiati dalla frontiera delle due enclavi in territorio marocchino di Ceuta e Melilla. Il tutto in assenza di un procedimento formale di accesso alla domanda d’asilo politico, senza possibilità di ricorso contro il provvedimento e col conseguente rischio di causare violazioni dei diritti umani alle persone respinte.
La salvaguardia contenuta nelle nuove norme per cui i respingimenti alla frontiera “saranno eseguiti in accordo coi diritti umani internazionali e con gli standard internazionali sulla protezione” pare scritta da Orwell. Come può una prassi vietata dal diritto internazionale diventare legale solo perché contenuta in una legge spagnola?