Bergoglio: qui ci vuole un anno santo di L.Kocci
Luca Kocci
Il manifesto, 14 marzo 2015
Nel giorno in cui si ricordano i due anni di pontificato – Bergoglio venne eletto al soglio pontificio nella serata del 13 marzo 2013 –, papa Francesco annuncia un Anno santo straordinario dedicato al tema della misericordia che comincerà il prossimo 8 dicembre (cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II) e si concluderà il 20 novembre 2016.
La notizia è stata comunicata dal papa stesso ieri pomeriggio, venerdì di Quaresima, durante la celebrazione penitenziale in San Pietro. «Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia», ha detto durante la sua omelia «È un cammino che inizia con una conversione spirituale, e dobbiamo fare questo cammino. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un Anno santo della misericordia».
L’organizzazione sarà affidata al Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, guidato da mons. Rino Fisichella, quello che – chissà se in nome della “misericordia” – qualche anno fa, commentando una barzelletta sulle donne in cui si ironizzava pesantemente su Rosi Bindi, arricchita da una bestemmia, raccontata dall’allora premier Berlusconi, disse: «Bisogna saper contestualizzare le situazioni». «Sono convinto che tutta la Chiesa – ha detto il papa – potrà trovare in questo Giubileo la gioia per riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio, con la quale tutti siamo chiamati a dare consolazione ad ogni uomo e ad ogni donna del nostro tempo».
La bolla ufficiale di indizione dell’Anno santo sarà pubblicata il 12 aprile, domenica della Divina misericordia, secondo la liturgia cattolica. Dopodiché cominceranno i preparativi in vista dell’8 dicembre, quando il Giubileo avrà inizio con l’apertura della Porta santa nella basilica di San Pietro. “Inventato” dal popolo ebraico, l’anno giubilare veniva celebrato ogni 50 anni (ogni «sette settimane di anni», ovvero 49 anni) e aveva, fra gli altri, il significato e l’obiettivo di ristabilire la giustizia sociale fra gli abitanti di Israele, soprattutto gli oppressi e gli emarginati.
La Chiesa cattolica, in pieno medioevo, fece sua la tradizione ebraica, mutandone però profondamente il significato. Il primo Giubileo venne proclamato da papa Bonifacio VIII, per l’anno 1300, per affermare la supremazia del potere religioso su quello politico, ovvero del papato sui sovrani laici. Era previsto un Giubileo ogni 100 anni, ma dal 1475 la periodizzazione fu accelerata: uno ogni 25 anni.
Fino ad oggi sono stati celebrati 26 Anni santi ordinari, a cui però ne vanno aggiunti diversi straordinari, come appunto quello annunciato da Bergoglio. Il potere temporale dei papi non esiste più, e quindi il Giubileo non serve ad affermarlo, tuttavia l’effetto di celebrare il primato papale non è venuto meno con il trascorrere della storia e l’avanzata della secolarizzazione. Come dimostreranno i milioni di fedeli che, a partire dal prossimo 8 dicembre, arriveranno in Vaticano per lucrare la tradizionale indulgenza. Tanto che il sindaco di Roma Ignazio Marino è già scattato: «Siamo pronti», ha subito dichiarato.
Oltre all’annuncio del Giubileo, nell’anniversario della sua elezione alla cattedra di Pietro, Bergoglio ha rilasciato anche un’ampia intervista trasmessa ieri dall’emittente messicana Televisa e rilanciata dalla Radio Vaticana Un colloquio a tutto campo in cui ha affronta i temi, ma anche le contraddizioni irrisolte, dei suoi due anni al vertice della Chiesa cattolica.
Come quelli del clericalismo e della riforma della Curia romana, che egli stesso definisce «l’ultima corte d’Europa». La riforma però, nonostante la commissione di cardinali sia al lavoro da tempo, ancora non vede la luce. E forse per questo Bergoglio frena e precisa: «Ogni cambiamento inizia dal cuore e comporta una conversione nel modo di vivere», «che coinvolge la stessa figura del pontefice e che è alla base dei fuori protocollo che tanto entusiasmano il popolo di Dio». Dito puntato poi – non è la prima volta – contro il «clericalismo», ovvero «l’incapacità del clero di coinvolgere i laici».
Ancora sul “fronte interno”, il Sinodo sulla famiglia, che si concluderà ad ottobre, con l’assemblea ordinaria dei vescovi. E il papa sembra quasi voler raffreddare le speranze di molti cattolici di un deciso cambio di direzione, quando definisce «smisurate le aspettative su temi complessi e delicati come quello della comunione ai divorziati risposati o in materia di omosessualità».
Non potevano mancare i temi sociali, a partire dal «dramma delle migrazioni» e dai «muri eretti per contrastarle». Bergoglio parla della frontiera tra Usa e Messico, ma anche dei morti nel Mediterraneo, e aggiunge: «Sono i sistemi economici distorti a provocare questi grandi spostamenti, la mancanza di lavoro, la cultura dello scarto applicata all’essere umano».
Forse il mio sarà «un pontificato breve, quattro o cinque anni», ipotizza Francesco. Non parla di ritiro obbligato per limiti di età – come avviene per i vescovi – ma dice di apprezzare la «strada aperta da Benedetto XVI» con le dimissioni: una «scelta coraggiosa».
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Papa Francesco. Giubileo Straordinario dall’8 dicembre al 20 novembre. Sarà l’Anno Santo della Misericordia
Giulia Belardelli
L’Huffington Post 13.03.2015 h 17.01
Ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio”. A due anni esatti dalla sua elezione, Papa Francesco annuncia così la sua svolta: un Anno Santo della Misericordia, un Giubileo straordinario che inizierà l’8 dicembre di quest’anno per terminare il 20 novembre del 2016.
“Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. È un cammino che inizia con una conversione spirituale. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia. Lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: ‘Siate misericordiosi come il Padre’”.
La Chiesa non rifiuta nessuno, è una casa che “accoglie tutti e nessuno rifiuta”. Francesco sceglie con cura le parole che accompagnano la Liturgia Penitenziale per dare il senso della sua scelta. “Nessuno può essere escluso dalla misericordia di Dio; tutti conoscono la strada per accedervi e la Chiesa è la casa che tutti accoglie e nessuno rifiuta. Le sue porte – sottolinea il Pontefice – permangono spalancate, perché quanti sono toccati dalla grazia possano trovare la certezza del perdono. Più è grande il peccato e maggiore dev’essere l’amore che la Chiesa esprime verso coloro che si convertono”.
Misericordia, misericordia e ancora misericordia. Un tema su cui Bergoglio ha insistito fin dal primo giorno del suo pontificato. “La misericordia cambia il mondo”, diceva Francesco durante il suo primo Angelus. E ancora, in ordine sparso: “la misericordia è la giustizia di Dio”, “è una carezza sulle ferite dei nostri peccati”, “solo chi è stato accarezzato dalla tenerezza della misericordia conosce veramente il Signore”. Per due anni il Papa ha preparato il terreno a questo Giubileo. Con parole, gesti e trovate originali come quella della “Misericordina”, il kit di “medicina spirituale”: “Non dimenticatevi di prenderla – esordì – perché fa bene, fa bene al cuore, all’anima e a tutta la vita”.
Ora, dopo aver disseminato dosi di quella “medicina per l’anima”, Beroglio è pronto per l’Anno Santo. Un anno destinato alla raccolta dei semi piantati in questi mesi: la misericordia, la tenerezza, la vicinanza ai poveri, la riscoperta di una Chiesa più semplice e vicina a chi soffre.
“Questo Anno Santo inizierà nella prossima solennità dell’Immacolata Concezione e si concluderà il 20 novembre del 2016, Domenica di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo e volto vivo della misericordia del Padre. Affido l’organizzazione di questo Giubileo al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, perché possa animarlo come una nuova tappa del cammino della Chiesa nella sua missione di portare ad ogni persona il Vangelo della misericordia”.
La tempistica non è casuale. Il Giubileo, infatti, inizierà appena un mese e mezzo dopo la fine del Sinodo sulla Famiglia (4-25 ottobre 2015). Papa Francesco spera che dalla conferenza episcopale esca una Chiesa più rispondente alle esigenze delle famiglie moderne, più comprensiva di fronte al dolore e allo smarrimento di chi soffre. In una parola, una Chiesa più misericordiosa. In ballo ci sono questioni storicamente delicate per il mondo cattolico, dai sacramenti ai risposati all’omosessualità. Ed è qui che si inserisce il valore “politico” di questo Giubileo. Sconfessare la linea di Bergoglio a pochi mesi da un Anno Santo non sarà facile per i padri sinodali.
Proprio nel giorno in cui i quotidiani pubblicano analisi su quanto sia cambiata, davvero, la Chiesa di Papa Francesco, lui lancia l’assicurazione sulla “sua” rivoluzione. Quel Papa “venuto dalla fine del mondo” – come si definì lui stesso – non ha intenzione di restare Papa a lungo. “Ho la sensazione che il mio pontificato sarà breve”, ha detto in un’intervista a una tv messicana. Per il Papa “venuto dalla fine del mondo”, come si definì lui stesso, il momento di imprimere la svolta misericordiosa è adesso. Sarà quello il suo lascito, la sua eredità.
L’apertura del prossimo Giubileo avverrà nel cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, nel 1965, e acquista per questo un significato particolare spingendo la Chiesa a continuare l’opera iniziata con il Vaticano II. Per la Chiesa è tempo di cambiare di nuovo.
Stanotte ho fatto uno strano sogno. Ho sognato che i cristiani aderivano in massa alla Coalizione sociale proposta da Landini per fermare le riforme del Governo Renzi e la deriva democratica del Paese. Era tutto un pullulare di iniziative e di rinnovato entusiasmo ma c’era una questione di fondo irrisolta che rischiava alla lunga di favorire un certo pessimismo distruttivo.
Qualcuno in Italia, in Grecia e un po’ dappertutto aveva preso a domandarsi: ma con il debito monstre che abbiamo accumulato come faremo? C’era sconcerto ed in quel mentre ho visto papa Francesco che annunciava alla finestra l’inizio del Giubileo per il prossimo autunno. Il tema del Giubileo era “Giustizia & Debito sovrano: come se ne esce?”
Da quel momento si son messi tutti a pensare al tema e stranamente tutti i cristiani indebitati concordavano che il Giubileo portasse a rimettere i debiti come Dio comanda mentre i cristiani non indebitati che pure erano costretti dal tema giubilare a prendere in considerazione l’eventualità della remissione del debito ponevano le obiezioni più disparate che andavano da :”Non si può decidere da un giorno all’altro di fare il Giubileo; a chi diceva: non sono passati che pochi anni dall’ultimo Giubileo e non è ancora tempo; a chi la buttava sullo spirituale sostenendo che non si trattava di rimettere debiti veri ma che per debito si dovessero intendere i peccati; ma c’era anche un rifiorire di teologie a tema inventate sul momento tutte rivolte a dimostrare che la volontà di Dio non impegna la movimentazione finanziaria degli stati ecc. ecc.”. Insomma, c’era maretta. Ma poi ho di nuovo visto il Papa alla finestra che diceva che lui veniva dalla fine del mondo ma aveva idee innovative da proporre per il Giubileo e pensava con queste di mettere tutti d’accordo. Si trattava di pagare il debito attraverso l’emissione di titoli sacri chiamati “IP bond”(Indulgenze Plenarie Bond) che sarebbero stati quotati in Borsa e che gli Stati creditori avrebbero dovuto sottoscrivere spendendo l’equivalente dei crediti vantati. Erano titoli come altri, che avevano un mercato, ed erano garantiti direttamente dal Cielo. Chi li acquistava si garantiva l’eternità e la benevolenza divina. Così il Papa in occasione del Giubileo si è messo a vendere i titoli ai pellegrini e anche ai Paesi ricchi di provenienza dei pellegrini, tirando su i soldi necessari a rimettere i debiti di tutti. Vista la strepitosa richiesta gli IPBond sono andati a ruba e il loro valore cresciuto a dismisura.
Alla fine dell’anno giubilare il Papa si è presentato nuovamente alla finestra per la celebrazione della fine dell’anno giubilare per raccomandare ai pellegrini di incorniciare il bond acquistato durante il Giubileo nelle loro case che in questo modo sarebbero state benedette ad imperituro e per raccontare che anche la Chiesa aveva sentito e vissuto intensamente l’anno trascorso facendo in particolare alcune scelte precise che principalmente consistevano in due azioni: la prima era che lo IOR si era trasformato e funzionava unicamente come luogo di trasferimento e devoluzione delle offerte e del found raising, alle persone e ai Paesi che presentassero progetti validi in favore delle popolazioni; ogni progetto per ottenere il saldo doveva essere opportunamente documentato e validato. L’altra azione riguardava l’identità della Chiesa che dopo il Giubileo non poteva più dividersi fra religione e potere, tra stato sovrano e guida della spiritualità cattolica e pertanto la scelta era ricaduta sull’opzione: “sequela di Gesù”.
Lo Stato del Vaticano, insomma, aveva cessato di esistere, e quanto prima apparteneva alla Chiesa ora era formalmente acquisito in comodato d’uso perenne e la proprietà nuda dei beni era stata trasferita ai poveri sparsi nel mondo. Anche il marchio, simbolo del papato, era cambiato. Adesso era una papalina bianca in campo giallo sormontata da una mano chiusa a pugno dove spiccava, perché sollevato, unicamente il dito medio. Più sotto il motto: “Chi di spada ferisce, di spada perisce”.
Al solito le interpretazioni sono tante e mi sono svegliata spaventata da quella che stavano facendo i Paesi che avevano acquistato montagne di IP Bond perché ci volevano speculare…