Papa Francesco é “pericoloso”? di L.Menapace
Lidia Menapace
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Di lui si dicono solo cose positive, e senza dubbio é una personalità spiccata e molto attuale, dotato di molte qualità comunicative, di grande convinzione e ottima cultura religiosa teologica e politica. Averne di tipi così!
Ciò che lo rende suo malgrado “pericoloso” è che egli è un sovrano assoluto, l’unico e l’ultimo in Europa. Non ha un governo che si riunisce avendolo come presidente, non può essere messo in minoranza, non ha bisogno di voti di fiducia, non incontra contrasti espliciti, insomma è la personificazione dell’assolutismo politico pre-rivoluzione francese: sotto questo profilo un relitto storico.
Però in una fase nella quale la democrazia si restringe e messaggi autoritari e decisionisti si moltiplicano e affermano, egli li convalida e fa pensare che se c’è un solo uomo al comando, è meglio. Una sciagura.
Sarebbe bene che se ne rendesse conto e facesse qualche mutamento di linguaggio e di comunicazione, altrimenti o perde tutto o semina alienazione. In periodi di crisi la religione, oltre ad essere l’oppio dei popoli (come diceva Marx), tende a diventare il sospiro della creatura oppressa (come pure diceva Marx) e quindi un legame fortissimo e passivizzante. Nonostante tutto ciò che dice contro le ingiustizie sociali e il dominio del denaro, non conduce se non verso una esaltazione della povertà e alla virtuosa assistenza. Così offre il piedistallo e la medicina per la feroce repressione capitalistica in corso. Un bel problema.
Resta vero che l’alienazione religiosa è la più forte e incisiva di tutte le alienazioni e non si può superare se non almeno usando la più assoluta e profonda laicità e fiducia nella ragione e perciò avviando e difendendo una cultura e una formazione tutta terrena, razionale, autonoma.
Siamo lontani/e da ciò, anche se via via nelle nostre giornate e vicende diventa sempre più necessario guardare in quella direzione
Cara Lidia, da tanto tempo non ci sentiamo. Non condivido la tua analisi. Io credo che papa Francesco vada aiutato nel suo sforzo verso una pastorale evangelica.
Circa le tue conclusioni:
“l’alienazione religiosa è la più forte e incisiva di tutte le alienazioni e non si può superare se non almeno usando la più assoluta e profonda laicità e fiducia nella ragione e perciò avviando e difendendo una cultura e una formazione tutta terrena, razionale, autonoma”,
ti rispondo con le parole di Simone Weil la quale, riferendosi agli gli scritti di Voltaire o degli Enciclopedisti, dice:
“… Essi erano atei non soltanto nel senso che escludevano più o meno nettamente l’idea di un Dio personale… ma in quanto escludevano tutto ciò che non è di questo mondo. Credevano, poveri ingenui, che la giustizia sia di questo mondo. In questo consiste l’illusione, davvero pericolosa, racchiusa in quelli che chiamiamo i principi del 1789, la fede laica, e così via.”
(Simone Weil: Una costituente per l’Europa. Scritti londinesi – ed. Castelvecchi, Roma 2013 – pag.162)
Valerio da Modena
Mi spiace constatare che si continua a interpretare i fatti con la lente deformante del proprio bagaglio di categorie di pensiero e di idee e esperienze sedimentate senza, a mio avviso, la necessaria rielaborazione critica profonda. Pongo l’accento su due questioni:
1) “egli è un sovrano assoluto, ….. Non ha un governo che si riunisce avendolo come presidente, non può essere messo in minoranza, non ha bisogno di voti di fiducia, non incontra contrasti espliciti…”
Mi sembra una critica fuori luogo. Non è possibile pensare che queste trasformazioni avvengano in tempi brevi. Può essere solo un processo storico che può essere lentamente avviato oppure no. E’ indubbio che questo processo, con tutte le difficoltà che possono essere incontrate, è iniziato.
2)”Nonostante tutto ciò che dice contro le ingiustizie sociali e il dominio del denaro, non conduce se non verso una esaltazione della povertà e alla virtuosa assistenza…”
Mi sembra che questo non si possa proprio dire. Nell’Evangelii gaudium fa un’analisi economica e ha un approccio ai problemi che mi augurerei fosse presente anche nella sinistra italiana e non. Ha centrato perfettamente in che mondo viviamo e dice apertamente che occorre andare oltre questo sistema economico ecc. ecc
A mio avviso, dovremmo prenderlo più seriamente in considerazione e avere il coraggio di abbandonare, eventualmente, quelle idee e quelle appartenenze politiche che nel passato ci hanno permesso di trovare una nostra identità individuale e sociale, ma che oggi non intercettano la realtà in cui viviamo e non ci permettono di cogliere il segno dei tempi.
Grazie.
Cara Lidia, grazie per la tua riflessione. sono solo perplesso davanti a quel “relitto storico”. In realtà io penso che la struttura gerarchica assolutista maschile della chiesa cattolica sia la colonna portante del patriarcato, che tanti nominano ma senza andare troppo a fondo nell’analisi. il capitalismo ne è figlio e si sorreggono a vicenda.
e’ meglio non averne più di “tipi così”, non credi?