Ucraina, le tensioni religiose sullo sfondo del conflitto
Marco Tosatti
http://vaticaninsider.lastampa.it/ 3 aprile 2014
La crisi politico-militare fra Ucraina e Russia ha provocato una serie di tensioni significative anche in campo ecumenico. L’Ucraina conta tre Chiese ortodosse: quella legata al Patriarcato di Mosca, quella del Patriarcato di Kiev e infine una terza Chiesa ortodossa autocefala. E, soprattutto, in Ucraina è presente una grande comunità cattolica di rito greco, cancellata da Stalin, sopravvissuta in forma catacombale con difficoltà e martirio, rinata dopo il crollo dell’Unione sovietica. La Chiesa greco-cattolica, guidata dall’arcivescovo Sviatoslav Shevchuk, ha appoggiato la rivoluzione di Maidan, e non ha risparmiato voce ed energia per chiedere all’occidente di appoggiare la svolta di Kiev. Fra l’altro nella Federazione russa quella Chiesa non ha uno status riconosciuto, infatti si prospettano possibili difficoltà per i suoi sacerdoti e i fedeli in Crimea, dopo l’annessione.
Forse per questo motivo, e nel timore di nuove mosse del genere nell’immediato futuro, nei giorni scorsi l’arcivescovo Shevchuk ha creato una nuova giurisdizione ecclesiastica, l’Esarcato arciepiscopale di Kharkiv, “con il consenso del Sinodo della Chiesa ucraina greco-cattolica e dopo aver consultato la Sede Apostolica”. Kharkiv è la seconda città del Paese, e la più grande nell’Ucraina dell’Est, l’area dove sono maggiori le simpatie per la Russia. E’ probabile che questa mossa provocherà proteste da parte della Chiesa ortodossa russa, che continua a considerare l’Ucraina come suo “territorio canonico”. Il ritorno alla Chiesa greco-cattolica delle proprietà e delle chiese confiscate al tempo di Stalin è stato, ed è ancora in parte, uno dei principali motivi di contenzioso fra Mosca e Roma.
L’arcivescovo Shevchuk si è espresso con fermezza sul silenzio del Patriarcato di Mosca quando è stata decisa l’annessione della Crimea alla Russia. In un’intervista al quotidiano di Kiev “Den” (Il giorno) il capo della Chiesa legata a Roma a proposito dell’atteggiamento del Patriarcato di Mosca ha detto: “Credo che sia il segno di una debolezza. Perché, ogni volta che la Chiesa si trova vicina in maniera inusuale a un’istituzione governativa, ogni volta che le armoniose relazioni Stato-Chiesa diventano una specie di dominio dell’uno sull’altra, allora, ovviamente, la Chiesa diventa incapace di dire la verità in tutta la sua pienezza. E quindi credo che sia quello a cui assistiamo esattamente ora”.
Shevchuk, che a dispetto dell’età (44 anni) ha già ricoperto cariche importanti nella Chiesa greco-cattolica in diverse parti del mondo, ha proseguito: “Vorrei davvero che il Patriarcato della Chiesa ortodossa di Mosca, la Chiesa ortodossa russa respirasse a pieni polmoni in tutta la sua pienezza ecclesiale. Allora sarebbe davvero in grado di testimoniare la verità cristiana senza interessi politici connessi all’ideologia di un governo o dell’altro”.
L’arcivescovo ha poi risposto ad alcune domande sulla politica interna ucraina: “Non appoggiamo nessun partito e nessun individuo. Ma cerchiamo di educare cristiani capaci di politiche oneste…Oggi molti utilizzano la parola ‘lyustratsia’ (purificazione). Sfortunatamente c’è una tendenza a trasformare questa purificazione politica in una resa dei conti. Per poter parlare di una purificazione onesta della posizione morale di un particolare funzionario o politico, è imperativo stabilire regole morali, criteri, in base ai quali questo processo può avere luogo. Altrimenti la purificazione può trasformarsi in uno strumento per degradare gli esseri umani. E qui, credo, la Chiesa ha qualche cosa da dire. Oggi stiamo riflettendo e lavorando su come proporre principi morali per stilare una legge sulla purificazione politica…per proteggere da una parte la dignità della persona, e dall’altra aiutare a costruire una società politica sulla base dell’onestà, della trasparenza e dell’apertura”.
Secondo Shevchuk, l’annessione della Crimea ha sconvolto il sistema mondiale di sicurezza “E oggi, secondo me, è dovere di tutti, per noi in Ucraina, per le Chiese a livello internazionale e per l’intera comunità mondiale, fare tutto quello che possiamo per prevenire un’altra guerra. Non solo una guerra fredda, ma anche guerra che potrebbe diventare totale”.