A Cervia una nuova crociata dei parroci contro le teorie “gender”

Ileana Montini
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Lunedì 17 marzo i quotidiani locali pubblicano la lettera dei parroci del Comune di Cervia (Ra) ai candidati sindaci per le prossime amministrative di maggio. Lo stupore è grande: non era mai accaduto nelle precedenti elezioni dal dopoguerra. Cervia è stata amministrata per decenni dal solo Pci. Su trenta consiglieri, ben 18 appartenevano al Pci e soltanto tre alla Democrazia Cristiana. Il secondo partito era il repubblicano. Le cose sono cambiate e ora in giunta siedono gli ex Pci e i provenienti dall’evoluzione dello scioglimento del partito democristiano.

La “lettera aperta” dei parroci stabilisce i punti, derivati dai cosiddetti principi non negoziabili, rispetto ai quali i candidati devono pronunciarsi. Le risposte arrivano, mezzo stampa, e finiscono nelle bacheche delle chiese.

I punti sono quattro: si parte dalla difesa della vita contro l’aborto, contro il testamento biologico, per affermare la naturalità della famiglia eterosessuale e contro le unioni civili omosessuali. Al punto 3 si chiede ai candidati di esprimersi rispetto alla “libertà di educazione”, cioè di scelta del tipo d’istruzione e rispetto alle scuole paritarie, ma anche se intendono sostituire i moduli con i termini di padre e madre per la dizione genitore1 e genitore 2.

Il punto 4 cerca di ottenere una risposta alla tesi o principio della sussidiarietà.

Il più incline a giurare fedeltà e sottomissione secondo la linea della tradizione costantiniana, è ovviamente il giovane candidato di Forza Italia, di stretta osservanza berlusconiana. Il ginecologo Maurizio Morelli, capolista di Sel che ha fatto alleanza con il Pd, risponde invece provocando i preti su problematiche locali.

Uno dei parroci, don Lorenzo Lasagni, ribatte a brutto muso, tacciando il ginecologo di essere ancorato all’antico anticlericalismo romagnolo e alla “spocchia giacobina”; ma soprattutto, come partito (Sel) di essere fautore dell’“ideologia gender che stravolge il dato incontrovertibile della natura che non può essere opinabile, perché la diversità dei sessi è un dato biologico e non culturale.”

Ecco, i parroci hanno aperto, come altrove, la nuova crociata per liberare la società dalle “teorie gender”. A Ravenna l’opposizione in consiglio comunale e poi tramite delle associazioni, ha condannato un programma per educare al superamento degli stereotipi sessisti.

Per esempio, la pubblicità in tv dei tecnici specializzati in detersivi che entrano in casa e spiegano a una o due donne come si deve evitare di incrostare la lavatrice, conferma palesemente la divisione sessista dei ruoli che identificano le donne nella “vocazione” del lavoro di cura.

Ma i cristiani integralisti, e non soltanto, intendono ribadire la complementarietà, come se la differenza biologica determinasse automaticamente vocazioni sociali, identitarie e orientamento sessuale.

È vero che Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium ribadisce la dottrina tradizionale, ma pone anche degli interrogativi insieme a una certa problematicità che emerge nel questionario predisposto (Documento “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’Evangelizzazione “) per la preparazione al prossimo Sinodo dei Vescovi.

Al quale hanno già risposto diverse comunità come quella di “Crocifisso Risorto” di Saronno.

Citando spesso la Evangelii gaudium e l’Evangeli nuntiandi, la comunità scrive che “si vuole altresì evitare il rischio del familismo cioè di un ‘esaltazione totale ed acritica dell’istituto familiare (che dimentica che il matrimonio e la famiglia possono essere anche ostacoli all’accoglimento del Vangelo e delle vocazioni cristiane e che, sul piano storico, sono stati spesso luoghi di oppressione delle libertà personali ). Tale rischio non è puramente ipotetico, perché si è visto anche recentemente – e all’interno della comunità ecclesiale – che un familismo ideologico è stato brandito come bandiera identitaria per mobilitazioni politiche o parapolitiche d’istanze ecclesiali in quanto tali, alla ricerca di (improbabili e, comunque fragili) egemonie sociali e politiche.” Più chiaro di cosi!

Proseguendo, nel loro documento, citano anche la cosiddetta “legge naturale” e la questione del genere. Invitando a considerare come assai limitata “la visione tutta e totalmente fisicistica, basata solo sul ‘sesso’ (inteso come determinato dalla immodificabile cromosomica dell’individuo). Al posto di questi aut aut sarebbe preferibile un più sereno e ponderato approccio et et: che consideri sia le questioni della psicologia dello sviluppo, nel legame corpo psiche, sia quelle sociologiche, più culturaliste, relative al rapporto dell’individuo con l’ambiente.”

Non ignorano, i cattolici di Saronno, la globalizzazione, forse perché la Evangelii gaudium condanna le attuali forme del progresso e le dottrine neo liberiste per la “dimensione distruttiva “ che hanno generato. Distruttività che ben si vede rispetto all’ambiente: inquinamento dell’aria e dell’acqua, desertificazione, consumo di suolo in nome del profitto con conseguenze immani , distruzione di esseri viventi animali, ecc. I quattro sacerdoti invece nulla dicono e chiedono ai politici su questi argomenti che con la vita hanno a che fare in modo così drammatico.