La chiesa cattolica tedesca costretta a rendere pubblico il suo patrimonio

Frédéric Lemaître
Le Monde

Lo scandalo del vescovo di Limburg (Assia), Mons. Franz-Peter Tebartz.van Elst, le cui spese per il palazzo episcopale in corso di costruzione sono balzate da 5 ad almeno 31 milioni di euro in cinque anni, ricade su tutta la Chiesa cattolica tedesca. Mentre non è filtrato nulla dell’udienza che papa Francesco ha concesso giovedì 17 ottobre a Mons. Zollitsch, presidente della conferenza episcopale tedesca, le spese suntuarie del vescovo di Limburg hanno spinto i tedeschi ad interrogarsi sulla ricchezza della Chiesa.

In seguito alle pressioni della stampa, metà delle 27 diocesi hanno reso pubblico questa settimana il loro patrimonio. Molti tedeschi hanno scoperto in quell’occasione che ne conoscevano solo una piccola parte. Infatti, anche se i vescovi devono pubblicare il loro bilancio (entrate e uscite), il patrimonio della Chiesa resta confidenziale. Basandosi sulla valutazione dell’esperto Carsten Frerk, conosciuto per essere critico nei confronti delle Chiese, il quotidiano Bild valutava, giovedì 17 ottobre, la fortuna della Chiesa cattolica tedesca in 70 milioni di euro.

Oltre ai beni immobili classici, essa possiederebbe infatti dieci banche, diversi compagnie di assicurazione, 70 alberghi, importanti società di gestione immobiliare e diversi media. La sola diocesi di Colonia, che passa per essere una delle più ricche del mondo, valuta il proprio patrimonio 166,2 milioni di euro, secondo un comunicato pubblicato il 15 ottobre. Ma ciò corrisponde solo ad una piccola parte dei suoi beni. La diocesi ammette infatti di aver ricavato 46,5 milioni dai suoi investimenti nel 2012. Il che corrisponde, in base ad un rendimento medio del 4%, ad un patrimonio di circa 1,2 miliardi.

Questa operazione trasparenza, per quanto limitata, permette alla stampa di controllare il tenore di vita dei prelati. Anche se Mons. Tebartz-van Elst è senza dubbio il solo vescovo a disporre di una vasca da bagno di 15000 euro, gli altri prelati non vivono nella miseria. L’arcivescovo di Monaco risiede in un superbo palazzo barocco, la cui rimessa a nuovo è costata 8,7 milioni di euro (tre quarti dei quali sono stati a carico dei contribuenti). Con uno stipendio di 11500 euro al mese, Mons. Reinhard Marx dispone tra l’altro, per visitare i suoi fedeli, di una superba BMW 730i – con autista, naturalmente.

È un argomento sensibile, in quanto i tedeschi cattolici e protestanti pagano un’imposta alla loro Chiesa, tramite i servizi del fisco. Nel 2012, i cattolici hanno versato 5,12 miliardi di euro alla loro Chiesa. Un po’ più dei protestanti (4,63 miliardi).

In questo paese in cui le Chiese gestiscono innumerevoli servizi sociali (asili nido, scuole, ospedali, case di riposo…) al punto da essere il secondo datore di lavoro dopo lo Stato, molti fedeli si chiedono, in occasione di questo scandalo, se il loro denaro venga usato bene. Non sarebbe possibile destinare una parte di tali spese a missioni di tipo sociale?

In Germania, le Chiese occupano un posto importante, anche nella vita politica. Simbolicamente, la prima seduta del nuovo Bundestag (parlamento), martedì 22 ottobre, sarà preceduta da una messa ecumenica a cui parteciperanno il presidente della Repubblica, Joachim Gauck (peraltro pastore), e Angela Merkel. Quest’ultima, benché protestante, ha del resto fatto sapere tramite il suo portavoce che le spese suntuarie del vescovo di Limburg costituiscono “una grande prova” per i credenti.

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Il “lusso” di essere vescovo. Il caso di mons. Tebartz scuote il vaticano “francescano”

Ludovica Eugenio
Adista Notizie n. 37 del 26/10/2013

Oltre ad occupare le prime pagine dei giornali tedeschi, assume contorni di sempre più grave ufficialità la vicenda del vescovo della diocesi tedesca di Limburg, mons. Franz-Peter Tebartz-van Elst, accusato di cattiva gestione delle finanze della Chiesa e di falsa testimonianza (v. Adista Notizie nn. 31, 33 e 36/13). Il caso di Tebartz, ormai soprannominato “il vescovo del lusso” per via del costo spropositato della costruzione e parziale ristrutturazione della nuova sede vescovile, ammontante a 31 milioni di euro, è infatti approdato a Roma, dove, dal 13 ottobre, Tebartz ha cercato – invano, a quanto riporta il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung (16/10) – di incontrare papa Francesco, giocando d’anticipo sul presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Robert Zollitsch, anch’egli giunto in Vaticano per parlare con Bergoglio. Tebartz avrebbe incontrato solo il suo grande amico e sostenitore, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Gerhard Ludwig Müller, anche se in realtà la questione è di competenza della Congregazione per i vescovi. A Roma, i paparazzi – scrive la Faz – non sono riusciti a raggiungere Tebartz, trincerato all’interno del Collegio Teutonico di via Santa Maria dell’Anima.

Zollitsch, invece, con il papa ha parlato, giovedì 17 ottobre. Circa il contenuto del «colloquio fraterno», riporta la Faz (17/10), il presidente dei vescovi tedeschi non ha fatto trapelare nulla; ha solo fornito ragguagli sul lavoro della Commissione di esperti, esterni e interni, incaricata di chiarire i costi dei lavori della sede vescovile e i modi con cui sono stati finanziati, spiegando che si metterà subito al lavoro ma che non è prevista una data vincolante di conclusione dell’inchiesta. Zollitsch si è detto «fiducioso» che «tutte le parti sono interessate a una soluzione positiva e veloce per calmare la situazione nella diocesi di Limburg e a trovare un modo per uscire dalla difficile situazione». L’udienza di Zollitsch era pianificata da mesi ed è stata la prima «discussione dettagliata» sul caso, dal momento in cui il papa, lo scorso luglio, ne è venuto a conoscenza. Potrebbe trattarsi, però, anche dell’ultimo incontro, perché Zollitsch, nato nel 1938, sta per andare in pensione e, da marzo, decadrà probabilmente anche dalla carica di presidente della Conferenza episcopale.

Il “vescovo del lusso”

Il 53enne vescovo di Limburg, che aveva querelato il settimanale Der Spiegel per averlo accusato di aver acquistato un biglietto di prima in occasione di un viaggio di solidarietà in India, era stato poi smentito. Infatti il settimanale, che da parte sua aveva sporto denuncia contro il vescovo, aveva pubblicato un video, ripreso con un cellulare, nel quale Tebartz, intervistato, affermava di aver volato in business E per quanto riguardava gli altissimi costi della nuova residenza, il vescovo, sul quotidiano Bild, si limitava ad affermare che «31 milioni sembrano spaventosi», ma che chi lo conosceva sapeva che lui non ha «uno stile di vita lussuoso». Sta di fatto che rapidamente la notizia del costo del suo appartamento privato (3 milioni) e i dati singolari delle spese per la sua nuova vasca da bagno (15mila euro), di un tavolo per conferenze (25mila) e della cappella privata (3 milioni) hanno fatto il giro del mondo.

Il Vaticano si è mosso immediatamente, inviando a Limburg l’ex capo del Governatorato, nonché ex nunzio in Germania, mons. Giovanni Lajolo, per far dialogare le parti in causa, ma lo scandalo è esploso quando Tebartz, messo alle strette anche dai tre avvocati che compongono il Consiglio d’Amministrazione del patrimonio della diocesi, ma che non erano al corrente delle spese effettuate dal vescovo, ha dovuto ammettere la lievitazione dei costi.

Di qui la creazione, da parte di Zollitsch, di una commissione d’inchiesta sullo stato delle finanze della diocesi di Limburg (che ha un patrimonio di 100 milioni di euro); il 13 ottobre scorso, in coda a una conferenza stampa svoltasi a Roma per la presentazione delle giornate di studio del “Cortile dei Gentili” (la struttura del Pontificio Consiglio della Cultura voluta da Benedetto XVI per il dialogo con i non credenti, in programma a Berlino alla fine del prossimo novembre), Zollitsch aveva manifestato l’intenzione di trovare il modo di agire rapidamente per affrontare la questione, ora in mano alla giustizia di Amburgo che, chiedendo un rito abbreviato, ha comminato a Tebartz una multa per falsa testimonianza, ma sta decidendo se far partire un pieno procedimento formale.

La vicenda ha avuto pesanti ripercussioni sul mondo cattolico, che in Germania versa un’imposta alla Chiesa per la propria appartenenza ecclesiale e per la quale, dunque, le spese folli del vescovo risultano particolarmente indigeribili. «Molti nella Chiesa, anche diversi vescovi, si aspettano le dimissioni», ha detto il presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK), Alois Glück. Tuttavia, a quanto pare, Tebartz gode di ottimi appoggi in Vaticano: oltre al prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Müller, anche il prefetto, ormai in pensione, della Congregazione per i vescovi card. Paul Josef Cordes. Sempre secondo la Faz, il cardinale di Colonia Joachim Meisner, di cui Limburg è diocesi suffraganea, avrebbe invece preso le distanze da Tebartz, anche se un portavoce di Colonia ha smentito.