Ma le “sagge” non esistono?

Mariella Gramaglia
www.lastampa.it

A un certo punto era invalsa la moda, per fare un po’ gli americani, di chiamare «padri costituenti» i parlamentari che hanno redatto la nostra Costituzione.

Errore grave. Le «madri costituenti» erano ventuno, pochissime su 556 eletti, ma era il lontano 1946. Nella vicina incerta primavera del 2013 scopriamo, invece, che le «sagge» non esistono. I saggi, specie rara e preziosa, appartengono a un unico genere, quello maschile. Solo un manipolo di uomini coraggiosi può essere chiamato a una missione impossibile: stendere, nella minuscola manciata di giorni che ci separa dalla conclusione del mandato del Presidente Napolitano, un microprogramma di breve fase, ma sufficientemente dignitoso e preciso da poter vestire come un guanto la mano di colui (su colei nutriamo poche speranze, date le premesse) che potrebbe succedere a Mario Monti. Insomma un miracolo, cui dar corpo prima che cali il quindicesimo sole. Un miracolo da veri uomini.

Eppure Giorgio Napolitano non ha mai mancato di lodare il talento femminile in politica, ha dichiarato che sarebbe tempo che fosse una donna a succedergli, ha più volte aggiustato la barra del timone quando governava un presidente del Consiglio convinto che la locuzione «dignità femminile» appartenesse a una lingua strana, o addirittura morta, il gaelico, l’ostrogoto, o chissà…

Dunque perché il Presidente ha fatto una simile scelta? La fretta, l’ansia, l’assillo di rendersi utile al Paese con la massima rapidità non spiegano tutto. Nel leggere i nomi viene in mente un’altra possibile soluzione dell’enigma. Il fatidico secondo livello: per poter esercitare una mediazione di questo tipo devi avere potere da molti anni. Avere delle truppe su cui contare nel caso dei politici. Essere saldamente al vertice di enti e istituzioni nel caso dei tecnici. Insomma, essere in quella cerchia che gli inglesi chiamano «old boys network».

E se fossero proprio gli «old boys», e le loro reti, ad averci fatti colare a picco? Questo Parlamento sarà pure poggiato sulla faglia di un terremoto, tuttavia, senza particolari costrizioni regolamentari, ci ha regalato un’assemblea ringiovanita di dieci anni e una percentuale di donne mai vista prima. Almeno da questo punto di vista gli italiani e le italiane – che hanno lasciato pencolare senza maggioranza il Senato della repubblica – si sono espressi con molto chiarezza. Vogliono più donne e più persone giovani a rappresentarli. E’ un messaggio culturale, oltre che politico.

Invece siamo tutti qui, in attesa del verdetto di dieci autorevolissimi e attempati signori. Bisogna ammettere che, nelle stesse condizioni, i cardinali non se la sono cavata troppo male. Noi laici, però, abbiamo il vantaggio della libertà di scelta e lo svantaggio che ci fa difetto l’assistenza dello Spirito Santo.

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Presidente, adesso nomini un Consiglio di dieci sagge

Lorella Zanardo

Apprendiamo con sconcerto e sdegno della nomina di un consiglio di dieci saggi, che dovrebbero supportare il Paese in questo gravissimo momento, e che non prevede alcuna donna. Riteniamo che il 54% della popolazione debba essere rappresentato tanto più oggi quando le donne stanno svolgendo un ruolo decisivo e irrinunciabile in sostituzione di un welfare spesso inesistente.

Gli ultimi 4 anni ci hanno viste protagoniste di lotte degnissime con l’obbiettivo di chiedere il rispetto del terzo articolo della Costituzione: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica sociale del Paese”.

Le bambine e le ragazze ci osservano e chiedono di crescere potendo esprimere appieno il loro potenziale. Vorremmo Presidente che le Istituzioni tornassero a essere esempio e ispirazione delle loro e delle nostre vite. Le chiediamo che venga al più presto nominato un Consiglio di 10 sagge che operi insieme al Consiglio già nominato, e con eguali poteri e dignità.

Distinti saluti