Famiglie clandestine in attesa di diritti

Elisabetta Ruspini
www.ingenere.it

Donne e uomini omosessuali posso sposarsi e avere figli? Le reazioni alla sentenza della Cassazione confermano che i pregiudizi dominano ancora la scena politica italiana. Assai arretrata rispetto alle evidenze di scienza ed esperienza, che danno un concetto più ricco e ampio di famiglia

In Italia, le famiglie omosessuali continuano ad essere oggetto di palese discriminazione e, al contempo, di intensa discussione politica, soprattutto in campagna elettorale (per poi essere per lo più “dimenticate” nei periodi successivi). Pensiamo al dibattito che in questi giorni sta infiammando il (comunque sempre incandescente) palcoscenico politico italiano: da un lato Alfano, Berlusconi, Monti, Casini, La Russa, il Vaticano, contrari a famiglie, matrimoni e adozioni omosessuali; dall’altro lato, Di Pietro, Grillo, Vendola, favorevoli. La Lega Nord apre ad un riconoscimento delle unioni di fatto ma solo se tra persone di sesso diverso. Moderati, prudenti, tentennanti Bersani, Bindi, Renzi, D’Alema, Tabacci. Il Pd, in particolare, presenterà una proposta di legge che potrà riconoscere le unioni civili omosessuali sulla base del modello tedesco. Tale modello non prevede l’adozione per le coppie omosessuali (alle persone conviventi, cioè, non è riconosciuto il diritto di adozione congiunta), ma la possibilità di adozione dei figli del/la convivente. In sintesi, adozione sì, ma non consentita alle coppie omosessuali che non hanno già figli biologici.

La questione, da anni irrisolta, è la seguente: le famiglie non eterosessuali sono “vere” famiglie oppure no? In altre parole: lo stato italiano deve riconoscere o meno i diritti di queste famiglie, legittimando e tutelando la loro esistenza? Deve cioè permettere a donne e uomini omosessuali (e più in generale facenti parte dell’universo Lgbttqi (Lesbian, Gay, Bisexual, Transsexual, Transgender, Queer, Intersex) di sposarsi e diventare genitori? Nel nostro paese, lo sappiamo, non esiste un riconoscimento giuridico delle relazioni di coppia tra persone dello stesso sesso. In Italia, persone e coppie omosessuali non si possono sposare, non possono adottare figli, non possono ricorrere alla fecondazione assistita. La cittadinanza delle coppie omosessuali sembra per lo più dipendere da iniziative locali. Sono ormai numerose le realtà che hanno proceduto all’istituzione del registro delle unioni civili (tra queste: Empoli, Gubbio, Firenze, Voghera, Ferrara, Perugia, Bolzano, Padova, Napoli, Torino, Milano). La registrazione anagrafica ha, però, generalmente un significato solo simbolico, a meno che il singolo comune non decida di aggiungere al valore simbolico diritti “reali”: ad esempio, per l’assegnazione di alloggi di edilizia pubblica.

Diventa altresì necessario considerare il rapporto fra genitorialità e assenza di regolamentazione del sistema di diritti/doveri per le coppie di fatto, con possibili conseguenze sulla tutela dei minori e in aperto contrasto con fonti normative sia nazionali che sovra-nazionali (Ruspini e Luciani, 2011). La nostra Costituzione contiene importanti direttive in tal senso, affermando la dignità della persona, la tutela dei suoi diritti inviolabili, la rimozione di ogni forma di ostacolo al suo pieno sviluppo, la protezione della famiglia e dell’infanzia/gioventù. Il Parlamento europeo è più volte intervenuto in merito: ad esempio, con la Risoluzione dell’8 febbraio 1994 sulla “Parità di diritti per gli omosessuali nella Comunità” oppure con la Risoluzione del 13 marzo 2012, seconda la quale gli Stati membri dell’Unione Europea sono invitati a elaborare proposte per il riconoscimento reciproco delle unioni civili e delle famiglie omosessuali, al fine di garantire un trattamento equo per quanto concerne il lavoro, la libera circolazione, l’imposizione fiscale e la previdenza sociale, la protezione dei redditi dei nuclei familiari e la tutela dei bambini.

Recentemente, anche la Corte di Cassazione (Prima Sezione civile, sentenza 601) si è favorevolmente pronunciata nei confronti delle famiglie omosessuali, affrontando il caso aperto da una causa di affidamento tra un padre e una madre, quest’ultima convivente con la compagna. I giudici della Cassazione hanno confermato l’affidamento esclusivo del bambino alla donna e respinto il ricorso dell’uomo, il quale aveva contestato l’esclusivo affidamento del figlio accordato alla madre dalla Corte d’Appello di Brescia nel luglio 2011, sulla base del fatto che il bambino era inserito in una famiglia omosessuale (il legame tra le due donne avrebbe potuto esercitare “ripercussioni negative” sul bambino). La Cassazione ha evidenziato che, alla base delle lamentele, “non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, bensì il mero pregiudizio che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale”.

In effetti, non sembra esistere alcuna prova scientifica a supporto della tesi che i figli di persone omosessuali siano più sofferenti o “disturbati”. Le interpretazioni prevalenti in ambito psicologico e sociologico sostengono che non vi sono sostanziali differenze nello sviluppo dei bambini cresciuti in coppie omosessuali ed eterosessuali: i bambini allevati da coppie gay e/o lesbiche hanno la stessa probabilità di crescere bene quanto quelli allevati da coppie eterosessuali (cfr. Harris e Tunner, 1985-86; Bigner e Jacobsen, 1989; Golombok e Tasker, 1996; Tasker e Golombok, 1997; Bottino e Danna, 2005; Patterson, 2005).

Cosa sta dunque alla base della contrarietà e diffidenza espresse da una parte della nostra classe politica?

Innanzitutto, molti stereotipi e pregiudizi, spesso di natura omofoba. Ad esempio, la convinzione che i figli devono avere, “per crescere bene”, una madre e un padre. Poi la credenza che l’orientamento omosessuale sia “patologico”. Oppure l’idea che le relazioni omosessuali, soprattutto se maschili, sono meno stabili di quelle eterosessuali e quindi non offrono garanzia di continuità familiare; ancora, la convinzione che i figli di persone omosessuali hanno più problemi psicologici di quelli di persone eterosessuali, che diventeranno più facilmente omosessuali e che saranno “compromessi” sotto l’aspetto di una buona formazione dell’identità di genere.

Le famiglie omosessuali invece arricchiscono, ampliandolo, il concetto di famiglia. La famiglia omosessuale può infatti nascere a seguito di: una ricomposizione familiare con un partner dello stesso sesso dopo un’unione eterosessuale; un sistema di co-genitorialità all’interno del quale gay e lesbiche si accordano per avere un figlio che verrà allevato − con modalità di compartecipazione che possono significativamente variare − nei due nuclei; un’adozione; il ricorso alla procreazione assistita. Nelle famiglie omosessuali, pertanto, le dimensioni della convivenza, procreazione, genitorialità si mescolano dando luogo ad inedite costellazioni familiari: è questa una sfida teorica e metodologica che, in Italia, pochi hanno (e hanno avuto) il coraggio e l’intelligenza di cogliere. Tant’è che, dalla metà degli anni Ottanta, molte proposte di legge sul riconoscimento giuridico delle coppie di fatto si sono susseguite, ma nessuna di esse è stata ancora approvata.

In sintesi, possiamo dire che la sinergia tra ignoranza (che genera pregiudizi e stereotipi), omofobia e paura del mutamento sociale sta alla base dei processi (silenti oppure palesi, spesso innescati ed alimentati dalle sfere politica e istituzionale) di discriminazione a danno di famiglie e persone non eterosessuali. Tali atteggiamenti possono essere considerati i soli motivi per cui l’orientamento sessuale dei genitori può esercitare un’influenza sui figli. Detto più chiaramente: per i bambini il disagio non sembra essere la preferenza sessuale dei genitori, bensì le reazioni che il contesto socioculturale può avere nei confronti di tale preferenza.

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Riferimenti bibliografici

Bigner J.J., Jacobsen R.B. (1989), Parenting behaviors of homosexual and heterosexual fathers, in F. W. Bozett (ed.) Homosexuality and the family, Harrington Park Press, New York, pp. 173-186.
Bottino, M., Danna, D. (2005) La gaia famiglia, Asterios Editori, Trieste.
Golombok S., Tasker F. (1996), Do parents influence the sexual orientation of their children? Findings from a longitudinal study of lesbian families, in “Developmental Psychology”, vol. 32, n. 1, pp. 3-11.
Harris M.B., Tunner P.H. (1985-86), Gay and lesbian parents, in “Journal of Homosexuality”, vol. 12, n. 2, pp. 101-103.
Patterson C.J. (2005) “Lesbian and Gay Parents and their Children: Summary of Research Findings”, in Lesbian and Gay Parenting: A Resource for Psychologists, Washington D.C.: American Psychological Association.
Ruspini E., Luciani S. (2011), Nuovi genitori, Carocci, Roma.
Tasker F.L., Golombok S. (1997), Growing up in a lesbian family. Effects on child development, The Guilford Press, New York
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