Chiesa Usa sotto shock, rimossi i vescovi che coprivano i pedofili

Federico Tulli
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Con una decisione senza precedenti nella Chiesa Cattolica americana, l’arcivescovo di Los Angeles, Jose Gomez, ha annunciato di aver sollevato il suo predecessore, cardinale Roger Mahony, da tutti i suoi impegni pubblici nella Chiesa per la cattiva gestione di alcuni (allora) presunti abusi sessuali compiuti da sacerdoti su decine di bambini negli anni ’80 (Mahony guidò l’arcidiocesi dal 1985 al 2011). Gomez ha annunciato anche che il vescovo di Santa Barbara, Thomas J.Curry, si è dimesso. L’annuncio è arrivato in contemporanea con la pubblicazione sul sito della diocesi di decine di migliaia di documenti, in precedenza rimasti segreti, riguardanti il modo in cui la Chiesa gestì le sorti di 122 sacerdoti accusati di molestie. Il 9 gennaio scorso Cronache Laiche ha anticipato la notizia e pubblicato alcuni degli sconcertanti documenti.

A nulla dunque è servito il tardivo mea culpa di Mahony il quale si è scusato solo dopo che è divenuta inconfutabile l’accusa di aver manovrato dietro le quinte insieme ad altri prelati dell’arcidiocesi di Los Angeles, per proteggere preti molestatori all’oscuro dei parrocchiani. Le sue responsabilità sono venute con chiarezza alla luce, scritte nero su bianco nei file che, all’inizio di gennaio, il giudice Emilie Elias della Corte suprema di Los Angeles ha ordinato alla Arcidiocesi cattolica della megalopoli californiana di rendere pubblici. «Sono stato un ingenuo, ogni giorno prego per loro» commentò l’ex vescovo, che da allora ha incontrato in privato oltre 90 vittime di abusi i cui nomi sono catalogati in un indirizzario nella sua cappella personale. Tutto inutile. Come noto i documenti sono emersi nell’ambito di un maxi-patteggiamento da 660 milioni di dollari nell’ambito del quale nel 2007 l’arcidiocesi ha consegnato migliaia di documenti su circa 500 casi di molestie: dimostrano il profondo disagio del cardinale davanti ad accuse come quelle contro il reverendo Lynn Caffoe, sospettato di chiudere bambini nella sua stanza per riprenderne i genitali con la videocamera e di aver fatto telefonate a luci rosse in presenza di un minore. «Questo per me è inaccettabile», aveva scritto l’alto prelato nel 1991 come riporta un’Ansa del 22 gennaio scorso.

Caffoe era stato messo in psicoterapia e rimosso dall’incarico, ma non spretato fino al 2004, un decennio dopo che l’arcidiocesi ne aveva perso le tracce. «È un latitante», scrisse Mahony all’allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede: «Dev’essere vivo da qualche parte». Caffoe è morto nel 2006, sei anni dopo che un giornale lo aveva localizzato al lavoro a Salinas, in un centro per senzatetto non lontano da una scuola elementare. Mahony è andato in pensione nel 2011. La riluttanza dell’arcidiocesi a collaborare con polizia e magistratura sui casi di pedofilia era nota da tempo, ma i memorandum scritti alla fine degli anni Ottanta dal cardinale e dal responsabile dell’arcidiocesi per i casi di abusi sessuali monsignor Thomas Curry forniscono la prova più solida emersa finora di uno sforzo concertato della più vasta diocesi cattolica negli Stati Uniti per proteggere i sacerdoti pedofili dall’azione della giustizia. Per anni le gerarchie cattoliche avevano combattuto perché i dossier restassero segreti: oggi questi documenti rivelano, nelle parole dei leader della Chiesa, il desiderio di tenere (ancora una volta) le autorità giudiziarie civili all’oscuro.