Una moderna Inquisizione minaccia le donne dell’America Centrale
Julia Evelyn Martínez
http://cronachelaice.globalist.it
Una nuova minaccia incombe sulle donne centroamericane. Il Vaticano è stato appena ammesso ufficialmente come osservatore extraregionale nel Sistema di integrazione centroamericana (Sica). Con questo atto si sono estese le funzioni di Grande Inquisitore Globale rappresentate da questa entità religiosa, concedendole allo stesso tempo un “pass gratuito”, perché possa portare avanti a livello regionale la sua crociata mondiale contro i progressi in materia di diritti umani delle donne, soprattutto dei loro diritti sessuali e riproduttivi.
Non ci vuole molto a capire che l’ingresso del Vaticano nel Sica ha lo scopo di bloccare in modo più esplicito i timidi ma consistenti sforzi che vengono fatti da questo organismo regionale per promuovere l’uguaglianza sostanziale delle donne centroamericane. Tra questi sforzi, vale la pena sottolineare in primo luogo la strategia di inserimento della prospettiva di genere in tutte le istituzioni dell’integrazione centroamericana e in secondo luogo, il crescente protagonismo del Consiglio di ministre della donna centroamericana (Commca), che comincia a tradursi in una migliore coordinazione tra paesi in materia di creazione di politiche pubbliche per l’uguaglianza e il genere.
Se è certo che nel suo ruolo di osservatore extraregionale la Chiesa cattolica non avrà diritto di voto nelle risoluzioni adottate dagli organismi del Sica, avrà invece voce in capitolo nelle deliberazioni effettuate sulle diverse tematiche del processo di integrazione. Ma soprattutto lo status di osservatore le consentirà accesso diretto ai canali di informazione e di negoziazione delle proposte di risoluzioni su politiche, programmi e progetti regionali presenti nell’agenda dell’integrazione regionale. Questo accesso (che è negato alle associazioni di base e alle organizzazioni di donne) indubbiamente le darà modo di incidere a favore o contro proposte che siano favorevoli o sfavorevoli alle posizioni ufficiali o ai dogmi di fede della dottrina di questa Chiesa.
La cosa più probabile è che il Vaticano continuerà a usare il canale abituale delle “prime donne” per influire sulle votazioni dei cancellieri e/o dei presidenti nelle riunioni e incontri del Sica, come è solita fare nelle Assemblee delle Nazioni Unite dove assiste come Stato osservatore, come avviene nelle Assemblee di demografia e sviluppo, nelle Assemblee sullo status giuridico della donna e come è successo recentemente nella Conferenza di Rio + 20, dove la sua capacità di influenzare le delegazioni ufficiali di vari paesi ha evitato che nella dichiarazione finale fosse incluso il tema dei diritti sessuali e riproduttivi.
Siamo davanti al fatto compiuto, davanti al quale i movimenti femministi della regione si trovano ancora in stato di shock. Speriamo che la minaccia per l’autonomia e i diritti delle donne centroamericane rappresentata dall’inquisizione religiosa costituisca motivo di riflessione e di ripensamento delle strategie e delle alleanze dei movimenti femministi dei nostri Paesi. È arrivata l’ora di abbandonare la comoda posizione dei progetti per le donne e delle complicità con i governi e la cooperazione, per riprendere la posizione politicamente scorretta della denuncia, della mobilitazione e della lotta contro il patriarcato e i suoi agenti.