Grecia, dopo il voto non è finita
Carlo Musilli
www.altrenotizie.org
Le elezioni sono finite, l’incertezza no. A una quarantina di giorni dalle ultime consultazioni che non avevano prodotto alcuna maggioranza parlamentare, la Grecia è tornata al voto. I conservatori di Nuova Democrazia (al 30%) si confermano primo partito del Paese, tallonati però da Syriza (26%), formazione di sinistra radicale guidata dal 37enne Alexis Tsipras. Molto distanti i socialisti del Pasok (12%), che si piazzano a terzo posto, seguiti con meno di 10 punti da Greci Indipendenti, Alba dorata, Sinistra Democratica (Dimar) e Partito Comunista (Kke).
In tutto, oltre 9 milioni di elettori (su una popolazione complessiva di poco superiore agli 11 milioni di persone) sono stati chiamati a scegliere fra 21 partiti e 4.815 candidati. Lo scorso 6 maggio l’astensionismo era arrivato al 35% e il 18% delle schede si era disperso fra una miriade di partitini che non era riuscita a superare la soglia di sbarramento, fissata al 3%. Alla vigilia del voto bis, tuttavia, il 40% dei greci (secondo un sondaggio della Metron Analysis) aveva intenzione di esprimersi in maniera differente.
In effetti, dopo il fallimento del mese scorso, stavolta il voto si è polarizzato in maniera più netta, come se invece di elezioni politiche si fosse trattato di un referendum a favore (Nd) o contro (Syriza) l’accordo d’austerity firmato da Atene con Ue e Fmi in cambio degli aiuti da 130 miliardi. Anche grazie alla generosità del sistema proporzionale greco, che prevede un premio di maggioranza particolarmente ampio (50 seggi sui 300 del Parlamento), oggi per creare una nuova maggioranza di governo è sufficiente l’alleanza fra Nd e Pasok. Gli stessi partiti che per anni hanno falsificato i conti pubblici portando il Paese allo sfacelo attuale.
Sull’insuccesso di Tsipras ha pesato un’impostazione manichea secondo cui Nuova democrazia voleva dire euro, mentre Syriza era sinonimo di dracma. In molti hanno fatto passare questa equazione, troppo lineare e semplice per convincere fino in fondo. La prima furbetta sulla lista è stata la cancelliera tedesca Angela Merkel, che sabato ha auspicato dalle urne greche “un risultato per cui quelli incaricati di formare il governo dicano sì al rispetto degli impegni”. In altre parole: cari greci, votate Nuova Democrazia e finitela di seccarci.
Evidentemente nessuno ha spiegato a frau Merkel che per ora non gode di una grandissima popolarità in terra ellenica (come già in Francia, dove sostenne apertamente la ricandidatura di Sarkozy…). L’interferenza gratuita ha suscitato più sdegno che ossequio, e Tsipras si è permesso di ricordare alla cancelliera che nei Trattati Ue non c’è alcun articolo che prescriva l’adesione all’austerity per rimanere nell’Eurozona. Tanto meno a un Paese che in quattro anni ha visto il Pil crollare del 20% e la disoccupazione schizzare al 22%.
Certo, se le prossime tranche di aiuti internazionali non arrivassero, Atene non riuscirebbe più a pagare pensioni e stipendi pubblici già dal 20 luglio. Peccato che il successivo default sarebbe una mannaia sui conti delle banche di mezza Europa e gli istituti tedeschi ne risentirebbero più degli altri, esposti come sono sul debito greco. Ormai quindi non c’è bluff che tenga: la rinegoziazione del memorandum è data per certa.
Anche perché adesso non c’è più solo Syriza ad invocarla. Con un occhio ai sondaggi elettorali, anche Antonis Samaras, leader di Nd, si è convinto della necessità di chiedere a Bruxelles condizioni meno disumane per i cittadini greci. L’Europa sembra disponibile a qualche concessione: ridurre i tassi sul maxi-prestito, allungare di un paio d’anni i tempi per gli impegni di bilancio, garantire interventi infrastrutturali della Bei e rivedere gli 11 miliardi di nuovi tagli previsti entro fine giugno. Il resto dell’accordo però dovrà essere confermato in via definitiva.
Tsipras avrebbe voluto ben altro: dalla nazionalizzare del sistema bancario all’aumento dello stipendio minimo, passando per la cancellazione delle norme più pesanti in tema di lavoro, pensioni e fisco. Purtroppo per i greci, invece, a Samaras le condizioni di Bruxelles potrebbero bastare.
LE AZIENDE CHIUDONO, LA DISOCCUPAZIONE AUMENTA, LE MISURE PER LA RIPRESA VENGONO PUNTUALMENTE IGNORATE, NEL PARLAMENTO EUROPEO I FIGLI DELLE NAZIONI NON SI BATTONO PER RENDERE LA BCE PRESTATORE DI ULTIMA ISTANZA, I POLITICI NON VEDONO, NON SENTONO, NON PARLANO ED INVECE DI DIFENDERCI FANNO SPUDORATAMENTE GLI INTERESSI DELLE STESSE BANCHE CHE HANNO FATTO A PEZZI LA GRECIA.
2 luglio 2012
Egregio prof. Mario Monti,
dovrebbe sentirsi offeso per il bailamme adulatorio e scomposto dei soliti ipertrofici “pennidondolo” della carta stampata che La esaltano per una semplice proposta da Lei formulata in Europa che oltretutto ha portato a un nulla di fatto. Perché Lei è perfettamente a conoscenza del baratro verso cui stiamo precipitando per la perversa determinazione di impedire l’ utilizzo degli euro-bond e dei project-bond da parte di noti centri finanziari che temono la ripresa avendo da tempo programmato di distruggere l’ economia europea bloccando il credito alle aziende, creando disoccupazione, gettando le popolazioni nell’ incertezza del domani e nella miseria per poi comperare a prezzi di liquidazione le aziende attive e mettere le mani sui depositi aurei dei vari stati artatamente indebitati con la collaborazione degli assoldati delle varie nazioni, autentici traditori dei loro popoli.
Alcuni editorialisti, affetti da servilismo sublimato, in quanto la loro testata annovera fra i maggiori azionisti banche ed assicurazioni, si sono spinti al punto di definire l’ euro moneta democratica benché gravata d’ interessi imposti da privati, notoriamente costruita fuori degli stati da gruppi di potere finanziari che nessuno conosce e nessuno ha votato ed attualmente affidata alla gestione di fidelizzati alle strutture della grande finanza, imposti senza alcuna consultazione democratica a gestire questa moneta straniera a debito che ha devastato la vita e l’ economia del popolo greco, erode pesantemente le conquiste sociali della società spagnola ed incombe sulla testa di noi Italiani destinati alla stessa fine se non reagiamo con misure urgenti che ostacolino l’ avvitamento recessivo.
La invitiamo a dare prova di volere aiutare concretamente la ripresa italiana prendendo urgentemente provvedimenti fattibili ed a costo zero:
– arginare da subito la moria e il fallimento di piccole e medie aziende, che continua senza sosta privando il paese della ricchezza prodotta da questi virtuosi microcosmi, con il ricorso immediato alla liquidità inutilizzata e giacente presso la Cassa Deposito e Prestiti, per pagare quanto dovuto alle aziende creditrici dello stato. L’ immissione di liquidità farebbe riprendere e rilanciare le produzioni, assumere manodopera, attivare la domanda di beni innestando la ripresa;
– riformare a costo zero la funzione delle banche, imponendo loro di collocarsi in ruoli speculativi o in ruoli ordinari finalizzati a finanziare le piccole e medie aziende, tessuto portante del nostro paese. Le banche ordinarie debbono svolgere la funzione sociale di fornire crediti per lo sviluppo alle imprese e finanziare le famiglie;
– interrompere il predominio della Germania e della Francia che non hanno più diritti degli altri paesi europei ed affermare la democrazia convocando le nazioni aderenti a votare per approvare con le maggioranze legali decisioni ed interventi;
– denunciare i veri motivi per cui il presidente Angela Merkel prima ha lasciato affondare le Grecia ritardando i soccorsi finanziari, danneggiandoci direttamente per decine di miliardi ed oggi impone austerità. Non vi sono motivi nobili ma quelli disumani di calpestare la vita dei Greci per favorire spudoratamente gli interessi delle banche tedesche piene di titoli assicurativi che incassano i premi solo se alla Grecia si farà fare una brutta fine. La denuncia di questa aberrazione è avvenuta per bocca del coraggioso prof. Paolo Savona, che con giovanile vitalismo si batte per indicare soluzioni alternative per evitarci di entrare nel tunnel della recessione e del fallimento;
– far valere la Sua esperienza affinché la BCE non stampi moneta per prestarla all’ 1% alle banche che a loro volta la prestano agli Stati al 4 o 6 % ed alle aziende ed alle famiglie al 10-12% , ma diventi banca degli stati europei prestatore di ultima istanza per bloccare la recessione che sarà fatale sia per gli incolpevoli popoli europei che per l’ Italia già esposta alla rapacità di coloro che mirano, tramite questi vessatori ed impuniti giochi finanziari, a ridurci in miseria per acquistare a prezzi fallimentari le nostre aziende di cui Lei pare abbia già approntato un elenco apprezzato dai Tedeschi;
-approvare la legge che preveda la responsabilità diretta e personale dei pubblici amministratori per i danni procurati a chi vuole iniziare un’ attività che produca ricchezza ed occupazione, perseguitati da eccessive richieste certificatorie spesso pretestuose ed offensive perché inutili e demenziali, e per le ingiustificate lungaggini nelle risposte che al coperto dell’ impunità spesso sono frutto di indolenza e protervia. Tali comportamenti scoraggiano soprattutto gli investimenti di imprenditori stranieri che fuggono inorriditi dall’ Italia sapendo che i loro stati invece incoraggiano, agevolano e finanziano le imprese.
La responsabilità diretta dei pubblici amministratori non è problema secondario ma nodale che solo il governo tecnico può affrontare poiché la classe politica, essendo incapace di formulare regolamenti ed articolati, lascia alla libera fantasia dei Direttori dei vari distretti l’ emanazione di testi applicativi astrusi ed oppressivi.
Egregio prof. Mario Monti, oggi il confronto fra continenti rende sempre più necessaria la costruzione dell’ Unione Politica dell’ Europa affinchè si possano far valere i postulati della sua profonda civiltà dei diritti che pone l’ uomo al centro della storia e dell’ evoluzione. Questo postulato urge che sia applicato anche alla moneta, strumento per promuovere il progresso e la pacifica convivenza delle comunità e non arma per miserabili e subdole azioni espropriative contro altri popoli.
Nel Suo attuale percorso di condurre fuori dalla crisi l’ Italia distrutta da una classe politica incolta, corrotta ed inconcludente, Le auguriamo di immergersi nello spirito dei Padri Costituenti che hanno vergato la nostra Carta fondamentale e rivivere la determinazione di coloro che hanno riscattato il nostro paese dall’ abiezione fascista mettendosi in gioco e sacrificando la propria vita.
Metta a frutto per il bene comune del Suo paese, alla cui Costituzione è vincolato da un giuramento di fedeltà, la Sua esperienza acquisita presso la Trilaterale, il gruppo Bilderberg e la Goldman Sachs ed imponga scelte congrue per la salvifica ripresa che difenda non solo l’ Italia ma l’ Europa da scorribande predatorie di gruppi di potere finanziario di cui nessuno meglio di Lei conosce i volti e le intenzioni.
Distinti saluti
Francesco Miglino
segretario del partito internettiano