Centomila in corteo per dire no alla mafia

Raffaele Niri
http://genova.repubblica.it, 18 marzo 2012

Un’invasione pacifica aperta dai parenti delle vittime e da don Ciotti, presidente di Libera: “Oggi siamo qui per dire che la mafia perde e che noi vinciamo”. Dal Quirinale, il Capo dello Stato indirizza un messaggio di coraggio: “Il ricordo delle vittime della criminalità mafiosa, sottrae spazi alle organizzazioni criminali”. Don Ciotti: “Troppe zone grigie nella politica e nell’imprenditoria”

Allora è vero, un altro mondo è possibile. Un’altra Italia, un’altra Genova. Questa volta non ci sono le mani bianche alzate, a fare da simbolo, ma i torniti polpacci degli scout. Ma, come nel corteo dei migranti di undici anni fa, vedi una valanga di ragazzi e capisci che “sperare si può”. Lo dicono, uno dopo l’altro, don Ciotti, don Gallo, Caselli, Landini della Fiom, Burlando, e poi quelli che “basta il cognome”, Placido Rizzotto, Rosanna Scopelliti, Sabina Rossa. Allora, a rovinare tutto, furono gli agenti e i black bloc. Oggi, che non c’è un secondo tempo, è lecito restare ottimisti.

Centomila persone – ma tra gli organizzatori qualcuno spara “centotrentamila” – hanno occupato ieri mattina Genova, con la benedizione del presidente della Repubblica che, all’alba, ha scritto un bel messaggio di sinistra a don Ciotti: “Le mafie si nutrono di sacche di opacità, l’assoluta fiducia nei principi di legalità che vi guida è fondamentale per cambiare il Paese”.

Eccola, la formula vincente: cambiare il Paese. Claudio Burlando, tra i primi a presentarsi in piazza della Vittoria col figlio Francesco, la ripete come un mantra: “Ci vorrebbero dieci don Ciotti per cambiare l’Italia”.

Di don Ciotti ce n’è uno, ma poi c’è Nando Dalla Chiesa, e c’è Anna Canepa, e c’è Gian Carlo Caselli (che sorride ai No Tav e i No Tav sorridono a lui, prima di andare a srotolare quattro enormi striscioni) e c’è don Gallo con Marco Doria, e che bello quando tutti sorridono, persino il candidato sindaco del centrosinistra.

C’è qualcosa di nuovo nell’aria e don Ciotti – che ha le antenne direttamente collegate al cuore – lo capisce al volo: “La politica sta cambiando passo e sta recuperando credibilità. Ma la verità vera e che c’è bisogno che torni una politica seria e al servizio della gente comune”.

Sembra la rappresentazione grafica del manifesto che è su tutti i muri della città, con il Pd in movimento e le facce dei Lorenzo Basso, dei Lunardon, dei giovani segretari di circolo che risalgono, allegri, una creusa. E loro – Tullo, Sabina Rossa, la Pinotti, il neopapà Victor Rasetto, ma anche il sindaco di Spezia Federici, Caleo di Sarzana, Lavarello di Sestri e una vagonata di altri primi cittadini – ci sono tutti. E tutti quelli di Sel, e di Rifondazione e del Pdci e dei mille rivoli della sinistra: pochissime le bandiere, molti i militanti.

Ma il grosso dei centomila sono gli scout che inventano un servizio d’ordine a sostegno dei familiari delle vittime, fasciando tutta la prima parte del corteo: scout arrivati da tutta Italia e quando ripartono non c’è una cartaccia per terra e anche questo rimanda ai giorni del G8. Un giorno di pensieri profondi ma soprattutto di gioia: “Genova ha risposto bene all’appello di Libera – commenta il sindaco Marta Vincenzi – c’è una grandissima partecipazione, come una volta alle manifestazioni, quelle belle” e Burlando, per fare un paragone, cita i funerali di Guido Rossa. Ecco, una giornata storica. Una giornata in cui ti togli i peli dalla lingua: “Il vero problema è la zona grigia del paese – scandisce don Ciotti, perché tutti capiscano – e c’è zona grigia anche nella Chiesa. La vera forza della mafia non sta dentro la mafia ma fuori da essa, in quella zona grigia costituita da segmenti della politica, delle professioni e dell’imprenditoria”.

Non viviamo, però, nel migliore dei mondi possibili, le infiltrazioni mafiose in Liguria non sorprendono più nessuno ed è su quel crocicchio maleodorante tra affari e centrodestra che punta il dito don Ciotti: “La cementificazione favorisce le infiltrazione criminali, i casi di Bordighera e Ventimiglia dimostrano infiltrazione profonde anche in Liguria e non c’è proprio niente di cui stupirsi”.

Ma la voglia di rispondere è forte, ed è uguale in don Ciotti come nel più sfigato degli scout. Basta guardare i volti – in un mix di tensione e allegria – mentre dal palco si alternano in tanti, a leggere gli 824 nomi dei morti di mafia. Sì, una speranza c’è davvero.