La Chiesa non dimentichi di essere cristiana
www.ansa.it, 6 settembre 2011
“Non bisogna inginocchiarsi davanti al crocifisso, che e’ solo un simulacro di cartone, ma verso chi soffre come gli extracomunitari”. Ermanno Olmi in conferenza stampa de ‘Il villaggio di cartone’, passato oggi fuori concorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nonostante i suoi toni miti si toglie più di un sassolino dalle scarpe.
Il film, che vede il suo ritorno alla fiction, racconta di una Chiesa appena dismessa, privata dagli orpelli che fino a poco prima la adornavano (in apertura viene tolto dal soffitto un enorme crocifisso di cartapesta), che trova la sua vera natura evangelica. Ovvero quella di accogliere, come farà appunto il vecchio prete (Michael Londsale), una ventina di extracomunitari che a un certo punto pensano bene occuparla. Tra i miti extracomunitari c’e’ però anche chi ha voglia di mettere una bomba.
”Il villaggio di cartone – dice il regista che torna al Lido esattamente dopo 50 anni dal suo debutto con ‘Il posto’ – non è affatto realistico -. Ogni presenza è un simbolo, come appunto il ragazzo che aderisce a questa scelta e considera l’atto violento come un dovere. Non ci sono solo santi. Non volersi confrontare con gli altri e mettere le bombe e’ una delle tante debolezze umane”.
”Finche le Chiese e noi stessi non ci ribelliamo continueremo ad essere solo maschere e non ancora uomini” aggiunge con passione Olmi che dice la sua anche sulla fede. ”Quando e’ vero il peso dei dubbi deve essere anche superiore alla stessa fede. Occorre sempre avere un muro di dubbi”.
E facile chiedere ”come facciamo tutti nei momenti di disperazione: Dio dove sei?. E’ troppo comodo. Dobbiamo rispondere noi stessi a questo appello. Siamo tutti fratelli. Se riusciamo oggi a ritrovare questa solidarietà molti problemi del mondi si risolverebbero”. La chiesa sconsacrata del vecchio parroco a un certo punto diventa come una specie di accampamento, dove le candele servono per scaldare e la fonte battesimale deposito d’acqua da bere.
”Cosa c’e’ più importante dell’accoglienza, la sacralità dell’accoglienza e’ tutto – replica con forza il regista quando un giornalista gli ricorda come il Cristianesimo poggi anche sulla figura umana e divina di Gesu’ -. I simboli sono sempre ambigui. Quando il mio prete fa appello alla piccola scultura delle sacra famiglia che ha salvato dalla sua chiesa dice non a caso rivolto a Gesù:’non riesco a provare pietà perché tu e la tua sofferenza sono troppo lontani”’.
E, infine, da Ermanno Olmi ancora una battuta critica: i cattolici ”si devono ricordare più spesso di quanto facciano di essere cristiani”. Il film che ha nel cast anche Rutger Hauer e Alessandro Haber e come sottotitolo ‘diabasis’ (ovvero il pensiero che diventa atto), e’ stato molto applaudito stamani alla prima stampa, sarà in sala con la 01 dal 7 ottobre
Ottobre missionario
Essere missionario è varcare una
frontiera. Anzi, spesso, sono molteplici
le frontiere da passare, visibili
e invisibili. A cominciare di quella di
se stessi, delle proprie convinzioni e
della propria identità.
È seguire lo spirito di Dio nell’incontro
con l’altro. Seguire altri missionari
e il loro entusiasmo, sospinti
dallo Spirito come il Cristo al deserto,
per varcare frontiere di lingua, di
cultura, di sensibilità diversa. Incontrare
altri popoli. Spesso è riconoscere
che lo Spirito di Dio ci ha già
preceduti. Riconoscere, così, il bene
cresciuto nottetempo come nella
parabola nello spirito dell’altro, nel
cuore degli uomini.
Ed è sempre un farsi migranti.
Questo è anche il cuore del messaggio
del “Vangelo dei migranti”.
Una testimonianza, che accompagna
la maniera originale di vivere
la fede dei nostri emigrati italiani,
aprendosi alla cultura e alla religiosità
di altri. In un lungo cammino di
attraversamento di frontiere, fatto di
coraggio, di resistenza, di fiducia ritrovata
e di apertura all’altro.
E questo in un grande quartiere di
Londra.
Vangelo dei migranti arriva in questo ottobre alla sua seconda edizione.
Alla prefazione scrive il cardinale Roger Etchegaray, che era l’incaricato del
Papa per il Giubileo del 2000:
“L’originalità del libro di Renato Zilio è di analizzare coraggiosamente l’emigrazione
in terra inglese, terra ideale per trovarvi degli immigrati di tutti i
continenti: ciò fa dire al religioso scalabriniano che la sua parrocchia è il mondo
e la sua terra è stata la prima ad accogliere quelli dell’Estremo Oriente.
Oggi, ovunque, infatti, Oriente e Occidente si incontrano e si intrecciano insieme.
Non dimentichiamo che l’immigrato, come ogni uomo, non vive di solo
pane. Per molte famiglie maghrebine, ad esempio, nonostante il contesto di
una società secolarizzata, la fedeltà alla loro fede, l’educazione religiosa dei
loro bambini, la celebrazione delle feste religiose sono altrettanto importanti
di un contratto di lavoro o di un alloggio decente.
Dobbiamo fare il possibile per creare un clima favorevole che permetta loro
di darsi dei luoghi di preghiera. È venuto il momento di prendere coscienza
del carattere permanente e non più provvisorio della popolazione straniera.
È un fatto nuovo che bisogna affrontare con lucidità.
Come altri Paesi d’Europa, l’Italia sta diventando una nazione dove differenti
razze, differenti culture, differenti religioni devono avere il loro pieno e legittimo
posto.”
Infine, il cardinale raccomanda: “Invece di cedere a un istinto di ripiegamento
su noi stessi e di autodifesa di fronte agli stranieri è insieme che dobbiamo
scrivere questa nuova pagina della storia del nostro Paese”.
Per un ottobre missionario anche un libro così aiuta le nostre parrocchie a
crescere nella missionarietà.
La testimonianza di vita missionaria che vi si incontra insegna a osservare, a
riflettere, a scoprire, a incantarsi e a pregare. In fondo, insegna a passare le
nostre stesse frontiere.
“Incontrare l’altro: una lezione drammaticamente attuale.
E profondamente missionaria.”
Editrice Missionaria di Bologna (Monica Martinelli): email: stampa@emi.it · tel. 051 32 60 27