Accogliere i poveri è giustizia, non carità. Una comunità scrive al sindaco

Luca Kocci
Adista n. 26/2011

Mangiare ed abitare: diritti non favori, giustizia non carità. Obbedienti a questo comandamento evangelico, ribadito anche dal Concilio – «siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia, perché non avvenga che offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia» (Apostolicam Actuositatem) –, i laici della Comunità di san Francesco Saverio all’Albergheria, la piccola comunità palermitana animata da don Cosimo Scordato (v. Adista n. 9/11), promuovono una lettera aperta al sindaco, Diego Cammarata, per chiedere all’amministrazione di «istituire una mensa e un dormitorio comunali per i bisognosi della nostra città», affinché non sia solo il volontariato ad occuparsene.

«Egregio sig. sindaco – si legge nel testo redatto dal gruppo Mensa della comunità e dal 27 marzo sottoscrivibile dai cittadini – gli ultimi due anni hanno visto l’imperversare di una gravissima crisi economica internazionale che ha aggravato, con l’allarmante apparire di “nuove povertà”, lo stato di disagio economico endemico vissuto da buona parte della popolazione della nostra città. La situazione è, poi, resa particolarmente drammatica dalla presenza sul nostro territorio di tanti emigranti provenienti da Paesi extra comunitari molto spesso in fuga da situazioni disperate. Proprio in questi giorni stiamo assistendo ad un esodo di proporzioni bibliche che sta portando sulle nostre spiagge un gran numero di persone che cercano rifugio dalle condizioni di guerra civile che stanno martoriando un gran numero di stati del nord Africa».

Il volontariato c’è, e lavora, ma non è sufficiente. Siamo «consapevoli del fatto che le uniche risposte per noi accettabili a questa situazione sono quelle dettate dalla compassione e che le risorse attualmente disponibili nella nostra città per il sostegno dei bisognosi sono affidate prevalentemente all’iniziativa del volontariato che ha già fatto e continua a fare delle cose egregie in questo campo: le iniziative della Caritas, di Biagio Conte, dei Cappuccini… sono soltanto alcuni degli splendidi esempi di come ci si prende cura dei poveri a Palermo», prosegue la lettera.

Quindi «le facciamo richiesta di voler istituire una mensa e un dormitorio comunali per i bisognosi della nostra città qualunque sia la loro provenienza, il colore della loro pelle, la loro età, il loro sesso e la loro religione. Riteniamo, inoltre, che se si utilizzassero a tal fine dei beni immobili idonei sequestrati alla mafia e i lavoratori Lsu o Pip (Lavori socialmente utili e Piani di inserimento professionale, ndr) come personale addetto alla conduzione di queste iniziative, i costi di avvio e gestione della mensa e del dormitorio comunali sarebbero minimi per l’amministrazione comunale della città di Palermo».