Noi Siamo Chiesa contro il Vaticano per la “campagna” sul crocifisso
Noi Siamo Chiesa” critica il Vaticano e la CEI per la “campagna” sul crocifisso che si è conclusa con la sentenza della Corte Europea. Per il movimento cattolico progressista i cattolici dovrebbero riflettere sul crocifisso nel raccoglimento delle loro coscienze e impedire che esso sia usato come simbolo di una pagana “religione civile”.
Vittorio Bellavite
www.noisiamochiesa.org
La riforma da parte della Grande Chambre della Corte europea dei diritti dell’uomo della sentenza di primo grado sul crocifisso è la conseguenza di pressioni politiche ininterrotte da parte di molti governi e di timori diffusi in una parte dell’opinione pubblica sulla possibile riduzione in Europa di proprie tradizionali identità. Noi riteniamo che abbia contribuito, in modo determinante, a creare le condizioni per questa sentenza la posizione assunta dal Vaticano e dai vertici della Conferenza Episcopale Italiana. Essi hanno responsabilità di segno negativo che, in futuro, noi pensiamo dovranno essere riconosciute alla luce di una differente riflessione sull’Evangelo.“Noi Siamo Chiesa” prende atto e rispetta il responso della Corte, di cui naturalmente si impegna ad approfondire le motivazioni.
Ciò premesso, facciamo ancora una volta presente che sono tanti, nel nostro paese e in tutta Europa, i cattolici che hanno, da tempo, un’opinione differente sul problema dei simboli religiosi e, in definitiva, su come concepire la laicità nelle istituzioni democratiche. Anche per esprimere punti di vista che non sono solo del nostro movimento e che coincidono con quelli delle Chiese evangeliche del nostro paese, ci permettiamo di affermare con molta convinzione che:
1) è inaccettabile – come è invece stato sostenuto dalla CEI – sostenere che il rifiuto del crocifisso nelle sedi pubbliche (scuole, tribunali, ospedali…) significherebbe relegare i cristiani nel privato. E’ fatto di comune conoscenza che i cristiani, forse più ora che nel recente passato, hanno ruoli e adeguata voce nell’opinione pubblica, soprattutto in Italia;
2) in particolare in Europa la Chiese cristiane hanno ottenuto, con l’art. 17 della nuova Costituzione europea, la possibilità di un “dialogo permanente”e organico con le istituzioni comunitarie; non sono quindi discriminate;
3) il crocifisso è simbolo di una religione, quella cristiana (come anche la sentenza riconosce) e non può/non deve essere usato come espressione di una pretesa religione civile dell’Occidente;
4) la laicità nella Costituzione repubblicana, ed anche nella Costituzione europea, non può essere integrata da aggettivi (“laica”, “inclusiva” ecc..) allo scopo di ridurne l’importanza come fondamento dello stato democratico moderno e di trarne conseguenze indebite sui simboli;
5) i simboli comuni a tutti i cittadini non possono che essere la bandiera, l’inno nazionale e la figura del Presidente della Repubblica;
6) come cristiani, di fronte alla necessità di una nuova e credibile evangelizzazione, pensiamo che si debba puntare soprattutto alla crescita della vita di fede e alla pratica delle “opere” di cui parla il Vangelo. Il crocifisso è un simbolo religioso sul quale tutti i cristiani debbono meditare nel raccoglimento delle loro coscienze, sia nella preghiera individuale che in quella comunitaria, e del quale non debbono pretendere alcuna ostensione.
Prendendo atto che la sentenza, a certe condizioni, ritiene prevalente la competenza statuale sui simboli, “Noi Siamo Chiesa” si impegna perché, nel nostro paese, una maturazione della coscienza civile e della sensibilità religiosa porti nel tempo a soluzioni legislative coerenti, da una parte con la Costituzione, dall’altra con l’evangelico “date a Cesare quello che è di Cesare e date a Dio quello che è di Dio”.
Condivido pienamente il documento soprattutto l’impegno sereno a fare in modo che cresca la coscienza civile che porti, nel tempo, al cambiamento legislativo. Nel frattempo andiamo avanti con il buon senso. Intanto mi pare che non si dica che sia un obbligo quello di appendere crocifissi in ogni dove e vedo che quando si costruiscono ospedali a nuovo nessuno pensa di dotarli di crocifissi. Vedo anche, quando vado per turismo in Paesi a tradizione musulmana, che gli uomini sgranano rosari e che ci sono moschee; oppure vado al ristorante cinese e ci trovo le statue di Budda, del Drago e un sacco di simboli di cui so un accidente ma che sono belli e per niente oppressivi. Vedo anche nei reparti ospedalieri nostrani che l’eventuale presenza del crocifisso non impedisce al musulmano di srotolare il suo tappetino ad ore fisse. Sovente nei luoghi di lavoro, negli uffici, sono gli impiegati che motu proprio appendono il crocifisso o lo piazzano sulla scrivania, perchè lo vogliono e con questo non intendono prevaricare nessuno. Certamente di fronte ad una opposizione chiara, quando la presenza del crocifisso crea divisioni inutili è bene farlo sparire e se la gente è matura non ne fa un dramma. Quello che voglio dire è che forse il non obbligo potrebbe rendere tutti un tantinello più liberi e tolleranti. Non penso che nessuno potrebbe avere da ridire se nell’ufficio di un musulmano ci vedesse appesa alla parete la coroncina da sgranare o in un angolo il tappetino arrotolato che usa per pregare visto che conosco uno che lavora in ospedale con un ufficio defilato che ha piazzato il “Che” che copre un’intera parete… Sulla questione specifica allora dico: i cristiani, singoli o in gruppo fanno bene ad esternare come avete fatto voi, anche per rappresentare il fatto che esistono posizioni, sensibilità e modi di intendere la questione diversi, e non ci sintonizziamo tutti su radio maria per esprimerci sulle questioni. Per il resto mi pare anche corretto, visto che non sono i cristiani in prima battuta ad avere il problema, che siano gli altri a sollevare la questione, io non ho voglia di fare la guerra per togliere il crocefisso quando lo vedo, perchè non mi opprime, lo tolgo, però se qualcuno mi dice che si sente oppresso.