Gli esiti nocivi del referendum
di Giovanni Sartori
da www.corriere.it
Tra poco saremo chiamati a votare parecchio. Ma il voto che sin d’ora accende gli animi e fa più discutere è sul referendum Guzzetta-Segni in calendario per il 21 giugno: un referendum che modifica il sistema elettorale in vigore, il giustamente malfamato Porcellum. Per l’esattezza i quesiti referendari sono due. Il secondo propone di vietare le candidature multiple, e questa proposta è sacrosanta. Però il quesito importante è il primo, che mantiene il premio di maggioranza ma lo attribuisce soltanto alla lista vincente e non più alla coalizione vincente. Di questa proposta 1) si deve dire bene, 2) si può aggiungere che è inutile, ma 3) si deve anche dire che è pessima.
Bene perché il Porcellum esibiva un controsenso, il controsenso di predisporre uno sbarramento (alla Camera il 4% per un partito, il 10 per una coalizione) e di consentire al tempo stesso coalizioni che lo avrebbero scavalcato. Per esempio, cinque «nanetti» del 2% cadauno si potevano alleare e così beffare la barriera.
Il che non toglie, però, che il divieto di coalizioni previsto dal referendum fosse inutile. Inutile perché la legge parla di «liste» e non di partiti, e quindi quel divieto sarebbe stato aggirato dall’invenzione, per le elezioni, di due «listoni » acchiappatutti al coperto dei quali restavano e sarebbero riemersi i partiti di prima. Insomma, fatta la legge, trovato l’inganno. Inganno lucidamente previsto da Franceschini, allora presidente dei deputati Ds, che a quel tempo era evidentemente ancora lucido. Pessima. Pessima perché si tratta davvero di un premio di maggioranza truffaldino e distorcente. Il professor Guzzetta lo poteva tranquillamente cancellare. Non lo ha fatto. Peccato.
Un premio di maggioranza non è truffaldino (come non lo fu all’inizio degli anni Cinquanta) quando rinforza una vera maggioranza, e cioè quando richiede, per scattare, che la coalizione vincente arrivi almeno al 50% del voto. Invece il premio previsto dal referendum scatta in ogni caso, e così trasforma in maggioranza la maggiore minoranza. Anche se, per esempio, il Pdl ottenesse alle prossime elezioni soltanto il 30% dei voti, otterrebbe lo stesso alla Camera il 55% dei seggi. Già lo scrivevo in data 1 novembre 2006: il rischio più grave è che «un partito di maggioranza relativa possa vincere il premio senza aggregarsi con nessuno e così conseguire una maggioranza assoluta tutto da solo: il che prefigura, in ipotesi, un inedito strapotere di Berlusconi». Purtroppo l’ipotesi di allora è la certezza di oggi.
Che fare? Si avverta: il sistema elettorale, in Italia, è stabilito con legge ordinaria a maggioranza semplice. Pertanto non è espressione di una volontà popolare ma di una normale volontà parlamentare. Ma se sottoposto a referendum, allora ottiene un rinforzo di legittimità. Nel caso in esame, se vinceranno i No (il rifiuto delle modifiche referendarie) allora si potrà dire che il popolo italiano vuole il Porcellum così come è. Se invece vincessero i Sì, allora si dirà che la sovranità popolare vuole una maggioranza ope legis.
E in entrambi i casi ci dovremo tenere questa manipolazione truffaldina a lungo. Allora, che fare? Personalmente io non voterò. Non per indifferenza o pigrizia, ma perché rifiuto di conferire legittimità a due soluzioni che sono entrambe nocive. Non sarà, questa, una soluzione brillante. Ma è forse il male minore.