A CARTE SCOPERTE,
ovvero elogio di un referendum
perduto
Finiti i giochi sulle parole (morula, blastula, embrione,
procreazione,…) sono cominciati i giochi sul chi ha vinto, su
quanto hanno influito i vari fattori che hanno concorso a determinare
la massiccia astensione: quanto la disinformazione o “mala informazione”
su quesiti difficili? quanto la paura di avventurarsi in un territorio
misterioso, quello del nostro immaginario rispetto alla vita? quanto
la diffidenza verso una scienza “onnipotente”? quanto il
peso concreto della crisi economica sulle nostre vite quotidiane? quanto
l’obbedienza alle indicazioni della Conferenza episcopale italiana
(il cardinale Ruini)?
C’è anche il gioco delle colpe: dei radicali per aver indetto
il referendum …, delle femministe referendarie per quell’assurdo
desiderio di maternità e per non aver saputo parlare alle altre
donne (ma è stata data parola alle donne?)…
Al di là di tutte le analisi possibili, difficili e necessarie,
restano alcuni fatti: il referendum ha portato allo scoperto esperienze
di maternità e paternità sofferte e attese e difficoltà
della ricerca scientifica nel campo delle malattie genetiche e le diverse
soluzioni date ai problemi in altri paesi europei; una decina di milioni
di votanti hanno detto no a patteggiamenti sulla laicità dello
Stato; la Conferenza episcopale italiana ha detto chiaramente che ha
tutto il diritto di essere un soggetto determinante la vita politica
italiana e che vuole esercitare questo potere. Bontà sua: non
chiederà revisione della legge 194!
Ora i giochi saranno più difficili? Certo, ma a carte scoperte.
Giovanna
Romualdi
NOTA
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