Chiesa un po’ più
indipendente e sovrana dello Stato?
(All’attenzione dei parlamentari italiani)
Dal Corriere della sera del 15 febbraio
2007: Cinque anni di carcere per chiunque si dichiari apertamente
omosessuale o pratichi sesso gay. E’ la pena prevista dal disegno di
legge in discussione alla Camera dei rappresentanti nigeriana, che
potrebbe essere approvato prima delle elezioni in programma ad
aprile. La proposta suscita l’entusiasmo dei principali leader
religiosi, convinti che così “la morale e i valori sociali saranno
protetti”. La Christian Association of Nigeria, organizzazione
ombrello dei cristiani, chiede un’approvazione celere del progetto e
definisce le unioni gay “barbare e vergognose”. Le fa eco il
National Muslim Centre. Isolate, nel dibattito parlamentare, le voci
a difesa dei diritti degli omosessuali.
Una notizia fra le tante, degna al
massimo di un distaccato “no comment” . Ma c’è una cosa che mi ha
colpito, ed è l’entusiasmo con il quale quel progetto di legge è
stato accolto, oltre che dal “National Muslim Centre, dalla
“Christian Association of Nigeria”, dove sono rappresentate le due
principali confessioni cristiane del paese, la cattolica e la
anglicana, oltre a varie organizzazioni protestanti numericamente
minori.
Non è legittimo, lo so, fare
parallelismi fra due situazioni molto diverse, quella nigeriana e
quella italiana. Ma ci sono almeno due cose che vanno evidenziate:
una differenza ed una convergenza. La differenza consiste nel fatto
che le gerarchie ecclesiastiche nigeriane plaudono ad un progetto di
legge talmente arcaico e liberticida che la gerarchia italo-vaticana
non si sarebbe mai potuta permettere di approvare (almeno credo!).
La convergenza risiede nel principio che motiva, di fatto, il
sostegno o il contrasto ad una legge dello stato, e cioè che la
dottrina morale cattolica deve essere riconosciuta come fondamento
della legge dello stato e non può da questa essere
contraddetta-disattesa. Per la Nigeria lo abbiamo appena visto. In
Italia (per limitarci all’ultimo dei continui interventi delle
gerarchie cattoliche su molteplici questioni “etiche”) l’annunciato
atto di indirizzo del presidente della Conferenza episcopale
italiana per i parlamentari cattolici a proposito dei Dico, va
esattamente nella stessa direzione.
A conferma di quanto appena enunciato
ci sono della parole di Benedetto XVI che fanno pensare ad un
teorema che provo ad esporre. Dice dunque il Papa: “Nessuna legge
può sovvertire la norma del creatore”. La prima conseguenza sembra
dover logicamente essere che “le norme del creatore devono essere
alla base delle leggi degli stati”; e quindi, poiché i contenuti
delle norme del creatore (ossia la famigerata “legge naturale”) sono
conosciuti e proclamati esclusivamente dalla chiesa cattolica,
sembra legittimo concludere il teorema più o meno così: “E’ solo la
chiesa cattolica che può (ha il diritto-dovere di) indicare agli
stati quali sono le norme inderogabili e cogenti sui temi eticamente
sensibili (dalla sessualità, alla famiglia, agli embrioni, ecc.)”.
Con tanti saluti al principio dell’indipendenza e sovranità nel
proprio ambito della chiesa e dello stato.
Un sillogismo troppo capzioso? Forse sì. Rispecchia forse
lo spirito critico e dissacrante che mi è proprio. Ma poi chissà!
Nel discorso ai nunzi apostolici dell’America Latina del 17 febbraio
scorso, Benedetto XVI ha detto: Divorzio e unioni libere sono in
aumento mentre l’adulterio è guardato con ingiustificabile
tolleranza. “Ingiustificabile tolleranza” per l’adulterio! Non è
che… stia per partire una campagna per la reintroduzione nel codice
penale del peccato-reato di adulterio? Magari esagero anche qui;
però…meglio stare in campana.
Leo Piacentini
Comunità di base di Piazza del luogo Pio a Livorno
Livorno 28 febbraio 2007
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