Accanimento religioso
La
recente riproposizione della conversione di Antonio Gramsci riporta in
primo piano il tema dell’assistenza religiosa nei momenti terminali
della esistenza. Non il fatto della conversione del leader comunista ci
può interessare oggi ma le macchinazioni e le pressioni che si fecero al
suo capezzale per indurlo ad accettare i sacramenti. E’ inquietante che
di questo nessuno parli.
Tali
pressioni sono appena adombrate da monsignore Luigi De Magistris,
veterano della Curia Vaticana, quando dà per certo che Gramsci è “morto
coi sacramenti”. Si muore in tanti modi coi sacramenti. Si possono
ricevere quando si è già spirati, “sotto condizione”. L’allora
cappellano della clinica romana Quisisana, dove Gramsci era ricoverato,
don Giuseppe Furrer, ha detto allo studioso Arnaldo Nesti. “non ricordo
se gli ho amministrato l’assoluzione sotto condizione”. Ricorda bene
invece Franco Gramsci, presente al capezzale di suo fratello Antonio
fino all’ultimo; ricorda che “un sacerdote tentò di convertire Nino in
tutti i modi, ma egli all’ultimo tentativo reagì voltandosi verso il
muro”. Fu appoggiata sul letto la stola viola quando ormai Antonio era
assente immobile provocando la protesta veemente della cognata Tatiana
per quella che ella considerava “una violenza”.
Questi comportamenti non sono cose del passato. Si ripetono ogni giorno
in case di cura, ospedali, abitazioni. Può capitare a tutti noi di
subire simili violenze.
Forse
è l’ora che nei moduli del “testamento biologico” ci sia anche una voce
riguardante “il rifiuto dell’accanimento religioso”.
Enzo Mazzi
Comunità dell’Isolotto – Firenze, 28 novembre 2008
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