Ruini
C’è chi sostiene che relazione del cardinale
Ruini alla Conferenza Episcopale Italiana - ed io sono tra questi
– costituisca una indebita ingerenza nel processo legislativo
dello Stato italiano.
C’è chi lo nega.
Ma non è sulla laicità dello Stato e sui rapporti con
la Chiesa che intendo soffermarmi - nonostante che tanto ci
sarebbe da dire, dal momento che anche i radicali mi sembra concorrano
a fare grande confusione su questo tema.
Vorrei considerare la questione da un punto di vista tutto interno alla
comunità dei credenti.
Mi domando: che cos’è a relazione del cardinale Ruini?
È forse l’annuncio di un Dio benigno e misericordioso che
accoglie tutti, perché tutti ama e vuole siano partecipi
del suo regno? È forse l’invito a farsi imitatori
di Cristo che, mite ed umile di cuore, rimproverò i farisei che
imponevano agli altri pesi che essi non avrebbero sopportato? È forse la
notizia che il regno di Dio è vicino, inizia già
sulla terra nei vincoli di amore e di solidarietà che si stabiliscono
tra gli esseri umani, che molto viene perdonato a chi molto ha
amato e che ad entrare nel regno ladri e prostitute saranno
tra i primi?
No è esattamente l’opposto.
È l’affermazione che l’annuncio del regno non
riguarda quanti la Chiesa ritiene peccatori; che per coloro che
si amano, condividono la vita, ma senza la convalida del parroco
o del sindaco o essendo del medesimo sesso, è precluso anche l’anticipo
del regno, perché i vincoli di solidarietà e di amore
che li legano non meritano riconoscimento neppure sul piano civile
e ad essi deve essere impedito persino di produrre effetti giuridici.
Tutto ciò io nel Vangelo non riesco a trovarlo. Ed il cardinale
Ruini sì?
Nino Lisi
della CdB di San Paolo di Roma
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