Pensieri di un uomo
sull’otto marzo
Si dice che Darwin, sviluppando un’intuizione offertagli
dall’osservazione delle fringuelle delle Galapagos e volendo
plasticamente significare che, in quel misto di femminile e maschile
che contraddistingue in varie combinazioni gli esseri viventi, è
l’elemento femminile quello trainante nell’evoluzione, spiegasse
così il noto passo biblico di Eva e della mela: proprio in quel
giorno (era un otto di Marzo) lei era finalmente riuscita ad
assumere la posizione eretta e così, guardando in alto, si era
accorta di quel frutto e l’aveva colto, mentre il suo compagno
continuava a stare carponi e a dare il nome a tutte le formiche che
gli passavano di sotto annotandolo su una tavola di pietra.
In altre parole, il grande naturalista era convinto
che nella donna continuasse a essere percepibile e attiva una
qualche parte della materia primordiale, per sua natura più reattiva
agli stimoli ambientali e ricca di infinita potenzialità creativa
oltre che riproduttiva mentre l’uomo, preoccupato più dello stare
che dell’essere, ne aveva timore e invidia e cercava di imbrigliarla
e depotenziarla. Di qui il disprezzo (la donna sesso debole, la
donna “mobile qual piuma al vento”… ecc.) o la bruciante calunnia di
stregoneria.
Se questa è la donna non ha bisogno di auguri, va
avanti di suo.
Ma da un darwiniano come me, maschio coinvolto dal
vento dell’evoluzione, almeno un auspicio può venire per il nuovo
otto marzo: che la donna, assai più attenta di noi a ciò che cresce
di nuovo, riesca a scovare tra le rovine di questo mondo una
pianticella della pace e della gioia e a coltivarla con tutte le sue
compagne per ripiantare il giardino del paradiso.
Antonio Guagliumi
CdB di San Paolo - Roma
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