Una generazione al limite
Il
solleticante articolo di Ezio Mazzi dal titolo “L’ingorgo all’Italiana”
mi sfruguglia a provare a scrivere qualche riflessione sul concetto di
limite, a me caro, come appassionato di de-crescita, cioè’ di critico
della crescita… senza limiti. Il limite ha di per sé un senso negativo e
uno positivo che possono invertirsi rapidamente a seconda delle
convenienze di chi esprime il punto di vista dominante, dimostrando
così, ancora una volta, la mutevolezza delle cose, la relatività dei
valori a cui si vuole attribuire una valenza assoluta.
È
positivo, per alcuni, il limite all’ingresso degli immigrati: bisogna
porre dei limiti, intesi come difese, barriere, sicurezze; dicono:
“Adesso basta; abbiamo superato ogni limite”: questa frase segna, per
chi detiene il potere, la decisione di un cambiamento apparentemente
senza ritorno, con deleteri effetti su altri, quelli che subiscono la
decisione. Peccato che le popolazioni disperate, affamate e oppresse che
rischiano tutto della propria vita per cambiare la propria situazione
non possano ugualmente avere lo stesso diritto di agire sulla base della
stessa frase: “abbiamo superato ogni limite”.
Il
concetto di limite è un archetipo ben presente nella vita dell’umanità.
La storia della Torre di Babele valga come esempio rilevante, ma anche
tutta la Bibbia e soprattutto i libri Sapienziali sono un distillato del
concetto di limite, applicato alla vita di tutti i giorni: in altre
parole si cercava di discernere ciò che è possibile e auspicabile da ciò
che è disdicevole, oltre il limite del ragionevole per la convivenza
umana.
Nelle
condizioni di traffico urbano vediamo bene esemplificato il concetto di
limite: limite di velocità, limite del grado alcolico del guidatore sono
misure ben condivise quando siamo a casa, comodamente seduti a leggere
il giornale, indignandoci per i morti su strada; ma al tempo stesso sono
avvertiti come limiti-impedimenti, quando procediamo a velocità
sostenuta, con i nostri SUV (si fa per dire….), sempre più… illimitati
nella dimensione. E, protestiamo, le strade sono poche e strette e ci
limitano nella mobilità e nella velocità! Probabilmente questo era già
vero ai tempi dell’Impero Romano, quando si creavano ingorghi di bighe e
carri nelle anguste strade dell’epoca e conseguenti liti. Così, come
riportano le cronache storiche, succedeva quando due cavalieri a cavallo
si trovavano casualmente a voler attraversare uno stretto ponte
contemporaneamente dalle due parti: nessuno dei due voleva recedere, né
i cavalli sono propensi a indietreggiare; così si finiva a duelli
mortali.
E poi
esistono le leggi che stabiliscono, una volta per tutte e in modo uguale
per tutti, i limiti utili alla convivenza: anche qui, però vale la
stessa considerazione, la legge come baluardo dei diritti e doveri dei
cittadini ma anche impedimento-limite alla propria azione creativa e
libera. Le vicende di Berlusconi ci raccontano molto su questa
differenza: propenso a ricusare i giudici e a proclamare di essere
vittima di una giustizia distorta è altresì pronto a invocare la legge
quando si sente diffamato dall’Economist che lo dichiarava in un suo
articolo “inadatto a guidare l’Italia”. Ma in questo caso il limite
glielo ha ricordato il giudice affermando nella sentenza che gli
argomenti dell'Economist rientrano pienamente nel "libero ed
insindacabile esercizio del diritto di manifestazione del pensiero
riconosciuto e tutelato dall'art.21 Cost.".
Così
converrebbe procedere con molta umiltà e cautela e su questo abbiamo
molto da imparare dagli animali che nella loro “sapienza” millenaria
conoscono bene il concetto di limite: facciamo quindi tesoro, culturale,
della “sapienza” delle formiche che sanno adattare la propria strada
agli ingorghi e anche a quella delle lumache che sanno quando fermarsi
dall’espandere la propria casa, che altrimenti diventerebbe di un peso e
dimensione insostenibili.
Al
limite………non facciamo come i cavalli: impariamo a retrocedere, piano
piano, per fare spazio agli altri !
Claudio Giambelli
della CdB di San Paolo
- Roma
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NOTA:
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necessariamente della comunità di appartenenza di chi scrive, tanto
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dall’interno delle comunità su argomenti di attualità che ciascuna/o
ritenga di dover proporre in primo piano come oggetto di
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