La legge e il cuore
La legge italiana stabilisce che Alessandro Giusto e Chiara Bornacin
rispondano del reato di sottrazione di minore: non si può
sequestrare una bambina. Eppure essi hanno provato a fare le cose
secondo la legge. Hanno ospitato Maria, sono andati a trovarla
nell’orfanotrofio, ne hanno chiesto l’adozione.
Nel frattempo la bambina ha raccontato violenze fisiche e
psicologiche accertate da specialisti e ha minacciato il suicidio,
se costretta a ritornare in quella situazione.
Mi sembra quindi che i Giusto abbiano voluto sottrarre Maria a una
legge ingiusta e a una procedura insensata. Hanno, come scrive Ida
Dominijanni (Il Manifesto del 29/9/06): “affermato le
ragioni di una famiglia meticcia, non consanguinea, contro lo
jus soli di una sovranità anacronistica, che si vuole padrona dei
suoi bambini dentro i suoi confini, salvo cederli che
per brevi soggiorni”.
Viviamo nella complessità della globalizzazione, in cui ci sono
bambini abbandonati in patria che trovano famiglia fuori, figli che
lasciano i genitori e genitori che lasciano i figli per trovare
lavoro altrove, separazioni coniugali inevitabili, ricongiungimenti
familiari difficili, amori interrotti e amori trovati...
Non era forse una relazione di amore quella nata a Genova?
Ma la legge, a volte, non è al di sopra (o contro) il buon senso e
la positività di relazioni di amore e di cura?
Quante volte ci accorgiamo che la “legge del padre” (scritta quasi
esclusivamente da uomini e frutto di un sistema patriarcale) non
riconosce e non ascolta la voce del cuore?
Carla
Galetto
della CdB di Pinerolo
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NOTA:
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su argomenti di attualità che ciascuna/o
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