IL CORAGGIO DELLA VERA POLITICA È UN’ARTE Ho letto sul sito, nel resoconto del Convegno nazionale delle CdB a Borgaro Torinese, un documento interessante sottoscritto da un gruppo-uomini e presentato alla plenaria dell’1/11/10. Essi scrivono, fra l’altro, di “aver scelto di lavorare sulle radici maschiliste e patriarcali della nostra società” e promettono di elaborare prossimamente un documento che invieranno a tutte le CdB. Sono felice per questa iniziativa. In particolare mi interessa uno scambio di opinioni sul punto in cui dicono: “Grazie anche alle donne nostre sorelle, che ci hanno aiutato ad aprire gli occhi, noi abbiamo cominciato a riconoscere e nominare la nostra parzialità individuale e di genere, le nostre fragilità, il nostro bisogno di relazioni fatte di reciprocità, cura e convivialità di tutte le differenze”. Mi piace la parola “parzialità” con la quale essi denunciano implicitamente che l’uomo fonda la propria cultura sul neutro universale maschile che subordina a sé il femminile; mi piace anche perché ne consegue che l’uomo, per riconoscere la propria parzialità, ha bisogno di rifondare un simbolico differente da quello su cui oggi poggia tale cultura, e riconoscendosi differente non potrà mai essere punto di riferimento per un femminile che auspica la parità e l’uguaglianza con l’uomo. Giustamente nel suddetto documento non si parla di parità né di uguaglianza fra uomini e donne. Si parla invece di “reciprocità”. E a questo punto però confesso di non capire cosa essi intendono dire, in concreto, quando scrivono di “bisogno di relazioni fatte di reciprocità, cura e convivialità di tutte le differenze”. Partendo dalla mia esperienza cominciata negli anni 60/70, passata attraverso tutte le vicende sociali, religiose e giudiziarie della comunità dell’Isolotto (Firenze) e in seguito nei gruppi femminili di autocoscienza, in tante abbiamo capito che non è solo il patriarcato che subordina a sé le donne, poiché il patriarcato, come sistema sociale, è ormai un vecchio relitto nelle coscienze di molte/i. Tuttavia nel cattolicesimo la cultura dominante poggia ancora su un Dio maschile, con un’organizzazione tipo monarchia assoluta di soli uomini. Domando: possono nuove relazioni fra uomini e donne, fondate su rapporti di “reciprocità” liberarci dal potere sulle coscienze, che nella cultura cattolica si esprime attraverso un simbolico in cui prevalgono desideri, anche inconsci, di dominio maschile? Noi donne conosciamo bene la violenza esercitata dalla cultura unica maschile come dominio simbolico religioso e diciamo e ribadiamo che nel mondo i sessi sono due. Gruppi di donne da molti anni cercano di fondare il proprio amore in un Dio/Verità percepito anche da un simbolico materno, affinché possa prendere forma e realtà il desiderio femminile. A me non pare che questa ricerca possa risolversi con la pratica di relazioni fatte di “reciprocità”. A me pare invece che sia fondamentale l’agire consapevole della differenza femminile in cui uomini e donne sono come “i due poli di un’asimmetria irriducibile, irriducibili l’uno all’altro nello statuto della loro differenza” . E’ anche molto importante che la radicale asimmetria dei due sessi cominci ad essere pensata anche nelle CdB, attraverso l’iniziativa presa dal suddetto gruppo di uomini; spero che con il futuro documento, che essi promettono di scrivere, sia possibile un approfondimento sul significato concreto del loro “bisogno di relazioni fatte di reciprocità…”. In ogni caso è bene ricordare che nominare e riconoscere la propria parzialità e le proprie fragilità sarà ricchezza e fecondità non priva di conflitti, specialmente laddove la conversione comporterà “cambiamenti radicali di vita e rinuncia ad un’educazione all’onnipotenza e al dominio” . L’importante è che i conflitti siano affrontati senza far finta che non esistano, senza lasciarsi sopraffare dall’ira e dalla violenza (così frequente e attuale), senza inventare colpe che non ci sono per giustificare la propria coscienza, ma guardandoli ed esaminandoli con coraggio e libertà, sia dagli uomini che dalle donne. Poiché “la politica vera è, in definitiva, l’arte di sottrarre terreno simbolico alla cerchia mortifera del potere, è l’arte di far circolare linfa vitale, è l’arte di valorizzare lo stare con e fra le altre e gli altri, anche nel conflitto”.
Mira Furlani Isolotto (Firenze) 4/12/2010 Chi vuole inviare un commento sul Primo Piano pubblicato può inviarlo qui al sito delle CdB Per andare ai DIBATTITI di PRIMO PIANO clicca qui
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