Attualità che non fa cronaca
L’argomento, lo riconosco, non è già più
attuale. O no?
Umiliato, ma obbediente il vescovo della diocesi
di Locri-Gerace, Giancarlo Bregantini, accoglie la
promozione-rimozione.
Per l’ennesima volta, in Calabria, si allontana
dalla durissima esperienza degli umili la speranza di risollevare il
capo, di credere che la parola evangelica abbia una voce più seria e
perentoria delle “buone costumanze” raccomandate dai pizzini di Lo
Piccolo. Bregantini, ostinatamente, ogni domenica, dal pulpito
invitava i suoi fedeli ad alzare la testa, ed invitava soprattutto
le donne a rianimare la speranza, ricordando un gesto simbolico
tratto da quella cronaca di mafia che ormai non fa più cronaca: era
stata una donna a consolare il pianto disperato del prete che, una
fredda mattina di uno sperduto paesino della Locride, aveva appena
raccolto l’ultimo respiro del morto ammazzato, davanti alla porta
della chiesa. L’ennesimo eccidio. Si poteva sperare ancora? Si
poteva rialzare la testa? Si doveva. E così in molti, che si
affollavano in cattedrale per bere le sue parole di incoraggiamento,
hanno cominciato pian piano a rialzare la testa, a costruire
prospettive di speranza, a rianimare di fiducia una rassegnazione
atavica.
Lui saliva a piedi dall’arcivescovado di Locri
alla cattedrale di Gerace, come in pellegrinaggio, per avere
l’opportunità di entrare qui e là nelle case, salutare, confortare,
chiedere notizie, in quella campagna assolata e bellissima, deserta
di giustizia e di pace.
Che ne sarà ora di quella silenziosa,
misconosciuta battaglia di ciascuno per sopravvivere, resistere,
contrastare, lottare, sperare? Chi aiuterà coloro che hanno
cominciato a tessere un nuovo ordito di iniziative, relazioni,
progetti, a sfuggire a ritorsioni, vendette (lente, per carità, ma
sicure…), chi riuscirà a non tener conto di minacce, ricatti,
pressioni?
Scacco della politica, che non ha saputo
(voluto?) garantire la libera voce di un giusto, ma è pronta a
deplorare all’unanimità, a coprire corresponsabilità e solidarizzare
-nella fiera delle pubbliche dichiarazioni di sostegno- con quelli
che abbandona o espone o semplicemente ignora.
Scacco multiplo della chiesa, che ha la voce
reboante di chi beatifica e santifica in massa, ma non sa sostenere
la fiducia nelle beatitudini evangeliche proprio dove c’è più
bisogno di ascoltarle da voce autorevole, di credervi, cogliendo i
segni significanti.
L’una e l’altra ormai in caduta libera di
credibilità.
Rosaria De Felice
Controinformazione ecclesiale - Roma
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