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IN PRIMO PIANO CDB: laboratorio di laicità Ci prestiamo ascolto a vicenda? Dialogo significa reciprocità. La reciprocità deve essere per noi un’istanza fondamentale. Bernard Haring
Lo scontro di civiltà non è un tema in crescita solo a livello planetario tra nazioni con religioni discordanti e con categorie e paradigmi diversi ma anche all’interno delle nostre società occidentali ogni qualvolta entrano in gioco elementi valoriali. Due gli antagonisti in campo. La Chiesa istituzionale, da una parte, che cerca di scardinare l’essenziale presupposto della separazione tra fede e ragione, lo Stato, dall’altra, che, non riuscendo ad opporsi ad una religione civile, rischia di alimentare fenomeni di sterile contrapposizione che a volte fanno dimenticare che, per dirla con Enzo Bianchi, lo Stato è laico ma la società civile non lo è. Questi due estremi possono aprire scenari di guerra, a ben vedere, privi di senso. La CEI con la sua perenne sindrome da accerchiamento cerca di imporre la sua morale alle istituzioni (radici cristiane nella costituzione europea, affaire scuole cattoliche, ricerca sulle staminali, ecc.). D’altro canto la politica, privata di spazi di confronto, offre il fianco all’insorgenza dell’aberrante fenomeno degli atei devoti, dei teocon o anche di spinte laiciste estreme che, a volte anche inconsapevolmente, impediscono la realizzazione di una coesistenza pacifica tra le componenti di una società complessa come l’attuale. E’ una guerra di tutti contro tutti, nella quale si determinano le condizioni per il varo di leggi intrise di ideologismo, come ad esempio la riforma Moratti che dà connotazioni pericolosamente confessionali alla scuola. Norberto Bobbio sosteneva che…Nella scuola si deve esigere una laicità come esercizio dello spirito critico…perché tutti hanno il diritto di dare e di ricevere diversi punti di vista. Una scuola laica garantisce a tutti libertà di pensiero e di espressione e aiuta a superare un’identità di appartenenza per acquisire un’identità d’integrazione dove il proprio punto di vista non è considerato l’unico ammissibile. In definitiva si tratta di opporre al confessionalismo dilagante non già un neo ideologismo laicista, quanto piuttosto un metodo laico capace di favorire tra le persone l’equilibrio tra alterità e identità. Un metodo che si riveli utile per credenti e non credenti, in grado di evitare che ciascuno dei dialoganti si ritenga depositario di verità assolute. Chissà che la ricetta non sia depositata proprio in quel fecondo laboratorio di laicità che le CDB sperimentano da decenni e che rende ancora oggi possibile che in esso nessuno si senta straniero perché tutti impegnati nella costante ricerca del fine ultimo del vangelo: la costruzione di un mondo contrassegnato da giustizia, pace e dignità umana.
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