PECCATO DI OMISSIONE
Mi ha fatto una certa impressione leggere sul
domenicale del Sole24ore del 31 maggio un intervento di mons. Ravasi,
forse stupito anche lui nel commentare la "terza" edizione del
Missale Romanum (1.096 pagine, 59 euro).
Non è che, come la gente che segue Berlusconi sembra nata per essere
serva, anche nel clero si diffonde la passività e il ritorno alla
tradizione per adeguarsi alla linea dominante? certo non può essere
grande il fascino di tornare alla messa di Pio V, soprattutto perché
sarebbe meglio comperarsi prima un testo ginnasiale del De bello
gallico e ripassare il latino diventato incomprensibile ai più,
preti compresi... Penso che si sottovalutino i dati della
frequentazione alla messa: ci si limita a considerarne la scarsa
centralità, soprattutto per i più giovani che non sentono più la
fedeltà al "precetto" e non ci si preoccupa piuttosto per l'assenza
di necessarie riforme liturgiche. E' molto pericoloso per il futuro
della stessa Chiesa se vengono incoraggiate le pie pratiche
devozionali, i redditizi pellegrinaggi a Padre Pio e le messe in
latino. A qualcuno può venire in mente di tornare anche al velo sul
capo per le donne, tanto per andare incontro ai musulmani....
A parte le battute, mi sembra che sia urgente
che soprattutto i cristiani critici pongano in rilievo i problemi
non rinviabili e avanzino qualche proposta innovativa: il futuro ci
incalza con sollecitazioni a cambiamenti che investono tutti i
campi, anche quello religioso, oggi riportato sulla scena sociale da
strumentalizzazioni che non giovano alla fede. Chi si sente
responsabile del Vaticano II sa che tutti quelli che hanno meno di
cinquant'anni ignorano tutto di quel Concilio: se il card.Martini
avrebbe visto volentieri un impossibile Vaticano III, potremmo
almeno pensarne i possibili contenuti. Altrimenti siamo anche noi in
peccato: di omissione"
Giancarla Codrignani
Bologna
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