ABROGARE LO STATO DEL VATICANO
Ai funerali di Giovanni Paolo II e, in dimensione molto più contenute,
nel recente incontro fra Benedetto XVI, Ciampi e Fini, il ruolo e la
funzione politica del Papa sono apparsi nella loro evidenza. In relazione
al problema della pace e nel rapporto fra globalizzazione e presenza
papale, l'azione di Giovanni Paolo II ha finito per rafforzare la tendenza
a collocare la Chiesa cattolica fra i potenti.
In fondo anche le condanne delle teologie della liberazione hanno una
loro ultima spiegazione nel ruolo politico del Vaticano. Di conseguenza,
l'attribuzione di stato moderno riconsegnate al Vaticano con la Conciliazione
del 1929, qualifica e prefigura la presenza e l'azione del vescovo di
Roma.
Le nunziature pontificie sparse in tutto il mondo e le rappresentanze
diplomatiche presso la Santa Sede, le presenze vaticane negli organismi
internazionali, buona parte degli uffici e dei ruoli della Curia romana,
i passati scandali finanziari legati allo IOR, le politiche e il sistema
concordatario propugnato dagli ultimi papi, il controllo dei nunzi sulle
nomine dei vescovi sono tutti episodi che, nello Stato vaticano, si
configurano come espressione di potere.
Le ricadute negative di tutto ciò sul problema ecumenico e sulla
presenza religiosa delle comunità cristiane sono molteplici.
La liberazione da un simile apparato si prefigura sempre più
come un segno dei tempi per una diversa presenza cristiana.
Rocco Cerrato
NOTA
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