L’utopia di oggi
è la storia di domani
Introduzione al VIII Convegno CdB del 1987: "Laicita nella società, nello
stato, nella chiesa" di Ciro Castaldo
Ipotizzare, nell'aprile del 1975, un nuovo Convegno nazionale delle
Cdb a Firenze, sarebbe stato temerario e presuntuoso.
Constatare che dopo dodici anni siamo qui per l'VIII Convegno
significa che l'utopia può trasformarsi in realtà se ritrova il suo
fondamento non sul potere o su i privilegi, ma sulla fede in Gesù
Cristo, sulla validità di una ricerca sofferta, priva di
reclamizzazioni, sulla speranza "sovversiva “nell'uomo nuovo”.
E' anche l'utopia di oggi, l'utopia di sempre che ci accompagna e
che costituisce la motivazione strutturale del nostro essere Cdb.
Allora pensavamo che il consenso fosse più ampio, ma non c'era il
Nicaragua liberato ;
allora speravamo che i cambiamenti fossero imminenti, ma non c’era
la teologia della liberazione alla portata di tutti;
allora ci illudevamo delle fragilità dell'apparato ecclesiastico, ma
Oscar Romero non era ancora martire;
allora il discorso della donna nella chiesa era timido e
circoscritto, forse alle sole Cdb, oggi non solo è cresciuto e si è
allargato nei contenuti e nelle proposte, ma si va rivelando
desecralizzante, dirompente ed irreversibile;
allora la battaglia per la pace si collocava in un’ottica
minoritaria e parziale, destava se non sospetti certamente riserve
ed estranietà nel mondo cattolico, oggi il coinvolgimento alla base
di gran parte del mondo cattolico nella lotta per la pace, per la
costruzione della pace in senso ampio, intesa cioè come qualità
della vita, rifondazione complessiva della politica, è una realtà
incontrovertibile. Dall’obiezione di coscienza alle spese militari
al movimento "beati i costruttori di pace", dalla solidarietà
"all’obiezione professionale" nata qui a Firenze, alla lotta alla
mafia, alla violenza, alla camorra.
Dentro tutto ciò eravamo in "nuce" anche noi, forse
inconsapevolmente, certamente oggi ci siamo consapevolmente.
Le delusioni di allora furono il seme che moriva per germogliare in
terreni nuovi.
L'utopia della "Parola", dunque, ci accompagna perchè è dentro
l'utopia di oggi che si nasconde la storia di domani.
Non saranno perciò gli integralismi restaurativi ed itineranti di
Giovanni Paolo II, nè le ottusità dogmatiche di Ratzinger, nè le
minacce di sospensione a "divinis"come l'ultima per Franco Barbero,
nè l'Istituto Opere Religiose (sic!) di Marcinkus o i Nuovi
Concordati con le Intese Falcucci-Poletti, nè tanto meno i disegni
di potere rambante di Comunione e Liberazione o delle Opus Dei a
bloccarne la fecondità.
Un Convegno, questo, che si apre all'insegna di non pochi
interrogativi, complessi e difficili, storici e culturali, sociali e
civili, politici ed ecclesiali, attuali e di prospettiva.
Ciò, è vero, può costituire un rischio, ma è un rischio calcolato in
quanto con il tema della "laicità" il Comitato nazionale delle Cdb
ha inteso puntare in alto perchè è in gioco il futuro dell'uomo sul
piano dei suoi valori e della conservazione della specie.
Non un Convegno per privilegiare un discorso di alto livello, dagli
ipotetici contorni, disancorato da una concretezza reale per
buttarsi dentro un ginepraio di ricerca storica e di analisi
sociologiche fine a se stesse. Né tanto meno per definire i
connotati di una laicità che, comunque, va riscoperta nei processi
dinamici e dialettici che si sviluppano dentro specifiche realtà
culturali e sociali zeppe di contraddizioni, ma anche cariche di
spinte e segni nuovi che emergono dall'interno di consolidate e
sacrali ideologie religiose e non e da una serie di fatti ed
avvenimenti che rimettono in discussione princìpi ed acquisizioni,
che, nel passato, apparivano "eterni" .
Ma, piuttosto, per riaffermare l'autonomia degli Stati e dei popoli,
soprattutto dei più "poveri" perchè più deboli e fragili sul piano
culturale, da Assolutismi e Vincoli religiosi, per contribuire a
rispondere alle esigenze di un'autonoma ricerca e di una maturazione
di una coscienza critica di singole persone, di ciascun uomo, di
vari gruppi, di movimenti, di intere collettività nell'ambito di un
pluralismo democratico e culturale.
Il ricercare nelle origini storiche della laicità, che sono di
natura biblica ed ecclesiologica, e nel suo non automatico
trasferirsi, principalmente dopo la scomparsa dei regimi di
"cristianità" e dopo la Rivoluzione francese, negli Stati e nelle
società moderne con l'avvento del pensiero liberale e di quello
marxista, non vuole essere un'operazione di riciclaggio
intellettuale, di lavacro storico, di gusto elitario, ma un
approfondimento del senso, del valore, del significato della laicità
nella sua evoluzione storica. Comprenderne oggi i risvolti positivi
e negativi nella chiesa, dopo il Vaticano II e sotto l 'attuale
pontificato, nella società post-moderna e post-industriale con i
nuovi "Assoluti" e le nuove “Sacralità", i nuovi e vecchi Simboli
che i Poteri di varia natura forniscono a piene mani.
Recuperare oggi la laicità, come valore, pur nell'ampiezza degli
atteggiamenti e delle scelte, significa principalmente pigliare
coscienza della necessità di un cammino comune dei popoli per la
propria autonomia di vita, di liberarsi da intolleranti invadenze,
da forme di supremazie che, il più delle volte, o sono religiose o
ne assumono l'immagine ed i connotati.
In una società dove le masse, purtroppo facilmente, sono fagocitate
dagli aspetti più deteriori dell'era della tecnologia avanzata e
spinte, specialmente dai mass-media, verso una supina accettazione
di quanto i Poteri esprimono, occorrono dei segni credibili di
riferimento, individuabili nelle spinte verso l'autonomia, la
partecipazione e l'autogestione, che forniscano sostanza vitale alla
liberazione delle coscienze collettive e delle singole persone.
La Laicità si prefigura oggi come percorso obbligato, anche alla
luce di una cultura teologica policentrica, per intraprendere, in
sintonia con quanto emerge dal vissuto quotidiano e dal travaglio
della fine di un’epoca, un reale cammino di liberazione che non
richiede, almeno per ora, gesti clamorosi.
E' all'interno di una reale prassi di laicità, prima di tutto nella
comunità cristiana e nel rapportarsi di questa "laicamente" al mondo
ed alla storia, nella sua collocazione, né dogmatica né ideologica,
nella società -alla pari- che l’annuncio profetico rivela il suo
spessore dirompente, nell'immergersi poi nella pluralità dei
percorsi per scegliere con chi camminare e perché, senza trasformare
tale scelta in impegno ideologico.
Parlare poi di laicità o di "laici" solo in visuali
ecclesiocentriche, isolando la problematica dal contesto sociale,
può esser fuorviante, inefficace, divaricante, oltre che rivelarsi
un'operazione di segno corporativo o proselitistico.
Negare o rifuggire dall'intreccio esistente nel Paese fra il
culturale / sociale /politico con l'ecclesiale o il religioso
significa costruire nella chiesa una presunta quanto assurda
laicità: una laicità (o il ruolo dei laici?!) su presupposti
confessionali se non clericali!
Un Convegno, allora, come quello delle Cdb che parte da una costante
linea di laicità, non può non spaziare con la sua riflessione su una
tematica necessariamente vasta.
D'altra parte l'esigenza di concretezza e l'esperienza di
costruzione di chiesa dal basso, che le Cdb fanno, richiedono la
focalizzazione di alcuni determinanti aspetti che si riallacciano,
nella quotidianità dei singoli, dei gruppi, delle collettività, a
nodi e momenti essenziali che segnano in profondità ognuno di noi,
specialmente i più deboli. Essi, infatti, possono incidere
nell'immaginario individuale e collettivo o per far maturare
processi di autonomia e di ricerca o per orientare tali processi
verso obiettivi che solo il Potere o il Sacro impongono e intendono
gestire.
Una lenta, in quest'ultimo caso, penetrante violenza tanto
assorbibile quanto apparentemente distratta ed innocua!
Se le relazioni introduttive del Convegno mirano a fornire elementi
di riflessione teorica, sul piano storico, biblico ed ecclesiologico
e a fornire dati, fatti, tendenze, orientamenti attuali nella chiesa
e nella società, i temi delle commissioni spingono a confrontare
l'esperienza e la prassi delle Cdb, sofferta ed emarginata se si
vuole, con ciò che ci circonda, con quanto riusciamo ad individuare
e ad estrarre da una fase storica estremamente contraddittoria,
incerta, difficile da decifrare e definire, ma anche ricca di
speranze e di positive prospettive.
Il dibattito, dunque, si andrà ad innestare su uno spessore di
concretezza come rivelano anche gli incontri, in alcune regioni, di
preparazione al Convegno.
La specificità delle singole commissioni di studio sta ad indicare
che sul discorso della laicità occorre, da un lato, uscire dalle
ambiguità e dagli equivoci, avere idee più chiare e meno generiche,
dall'altro,constatare che non sono più sufficienti affermazioni di
principio, il riempirsi la bocca e fregiarsi della laicità quasi
come titolo accademico o professionale. E' necessario, per quanti si
rifanno ad una scelta di laicità, tradurla, nei momenti di impatto e
sul terreno dell'approccio reale, in fatti, in scelte che ne
confermino la coerenza ideale e la significanza pratica per i
credenti e non credenti, dentro lo Stato e nelle sue istituzioni,
dentro e fuori l'istituzione ecclesiastica, nelle stesse comunità
cristiane di base che, forse, devono spogliarsi di alcune ritualità
e rivestirsi di un maggiore senso di creatività.
Appare chiaro, dall'impostazione delle commissioni, che anche
l’orizzonte ecumenico può allargare i suoi confini per muoversi su
un piano di impegno comune che va verificato, più che nella propria
identità confessionale, sul confronto con la realtà sociale, sul
significato della testimonianza e dell'annuncio, senza con ciò
derogare alle proprie caratteristiche originarie.
Un Convegno che vuole guardare avanti per immergersi nella realtà
d'oggi, per camminare con quanti credenti e non credenti, in una
visuale unitaria della laicità legata alla cultura popolare e alle
lotte di liberazione intendono riaffermare i valori della democrazia
e del pluralismo e ricercano valori umani autentici espressi oggi in
tanti modi e con molteplici iniziative soprattutto sul fronte della
solidarietà, della giustizia, dell'uguaglianza, della libertà della
pace.
Un Convegno che intende rivolgersi a quella parte del mondo
cattolico, più numerosa di quanto appare, che vuole testimoniare la
propria fede nello spirito evangelico del servizio contro la cultura
della violenza e degli "Assoluti", per una comunità cristiana al cui
interno il pluralismo, la libertà di ricerca, la democrazia, il
confronto, siano espressione di una chiesa che rifiuta poteri,
privilegi, tattiche diplomatiche, alleanze perchè alleata solamente
dei poveri.
Una chiesa senza assolutismi, uno Stato senza Sacralizzazioni: è
possibile esplorare tutti insieme questo percorso?
Ciro
Castaldo
(animatore della
Segreteria tecnica nazionale delle CdB fino al 2003)
Chi vuole inviare
un commento sul Primo Piano pubblicato può
inviarlo qui
al sito delle CdB
NOTA:
Ricordiamo che questi interventi rappresentano “punti di vista” non
necessariamente della comunità di appartenenza di chi scrive, tanto
meno del movimento delle CdB, ma punti di vista personali
su argomenti di attualità che ciascuna/o
ritenga di dover proporre in primo piano come oggetto di
riflessione.
I corsivi delle settimane precedenti sono reperibili
in Archivio di "In Primo Piano"