Patologie
dell'obbedienza
Non sono per nulla un abbonato al diluvio. Anzi, vedo nella società
e nelle chiese cristiane anche tanti germi profetici e tanti
percorsi positivi. Ma, concentrando per un momento lo sguardo sulla
vita della chiesa cattolica istituzionale, vedo una erbaccia
pericolosa, anzi una patologia difficile da curare.
Alludo alla costellazione delle patologie da obbedienza. Basta un
colloquio con il vescovo e il parroco chiude la porta dell'oratorio
ai musulmani per la preghiera del venerdì. Basta un'ingiunzione
vaticana e il vescovo di Locri, con sofferta obbedienza, va a
Campobasso. Nessuno vuole giudicare le coscienze di benemeriti
pastori, ma resta il fatto che un fischio gerarchico riesce a far
cambiare strada. Ma quello che più mi ha sconvolto è stata la
lettura integrale del saluto che il giorno 8 novembre monsignor
Bregantini ha rivolto alla diocesi nel suo congedo: "Al papa non si
può dire di no!". E se, anziché invitare all'obbedienza,
sollecitassimo una consapevole disobbedienza? E se, anziché negare
l'esistenza di "trame oscure" e di " giochi di potere", svelassimo
questo squallido sommerso per aiutare la nostra chiesa a
liberarsene? Come possiamo sempre mettere in campo "un disegno
misterioso del Signore" anziché esplicitare le alleanze manifeste
delle mafie che hanno determinato questa "promozione"?
Mi sembra di dover dolorosamente constatare, in troppe situazioni
della vita ecclesiale e personale, un arretramento del nostro maturo
esercizio della libertà umana ed evangelica. Che senso ha per un
prete che si sposa sottoporsi alla umiliazione e alla tortura della
dispensa vaticana? Non basta comunicare la decisione? Troppi uomini
e donne nella chiesa, docili a questo malcostume clericale, non
diventano mai davvero laici, cioè popolo consapevole, persone
libere. Troppi continuano a chiedere permesso, a non sentirsi a
posto senza l'autorizzazione e la benedizione di un funzionario
dell'istituzione.
L'obbedienza non solo non è più una virtù, ma costituisce una grave
patologia dell'anima che ingabbia la vita e spegne la comunità.
Certo, la disobbedienza evangelica ha i suoi costi e i suoi rischi,
ma crescere nel cammino della libertà ci fa gustare anche le più
invitanti gioie del convito umano e comunitario.
Occorre scegliere tra una chiesa di minorenni e una comunità di
donne e di uomini che tentano l'arduo sentiero della libertà.
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