Donne e Chiesa: «Il dialogo è possibile»

 

CINZIA GUBBINI

 

da il manifesto del 24 aprile 2005

Le comunità di base: «Il papa potrebbe sorprenderci» E sul referendum: «Votiamo»


«Benedetto XVI? Potrebbe riservarci delle sorprese». Maria Caterina Cifatte lavora da anni nel movimento delle comunità cristiane di base ed è da sempre impegnata nelle riflessioni sul ruolo delle donne e del pensiero femminile nella chiesa. In questi giorni si trova a Chianciano per il XXIX incontro nazionale delle comunità cristiane di base (www.cdbitalia.it), il cui titolo prende di petto una delle tanti «sfide» che attendono il nuovo papa: «Percorsi conciliari a 40 anni dal Vaticano II».

La figura del cardinale Ratzinger non è sufficiente per esprimere un giudizio su Benedetto XVI?

No. Credo sia prematuro fare dei pronostici. E' vero che nel suo passato di cardinale ha espresso delle posizioni conservatrici e rigide su argomenti che ci stanno anche molto a cuore, come il sacerdozio femminile e il ruolo della donna nella chiesa. Tuttavia pensiamo che il nuovo papa non potrà ignorare cosa si muove all'interno della chiesa. Sa molto bene che le donne hanno sempre svolto un ruolo importante e sa che c'è la volontà di agire e di essere presenti aldilà dei ruoli di supporto e di cura tradizionali. Le donne sono in grado di essere profetiche e sacerdotali. In tutti i sensi. E dal nostro incontro nazionale usciranno proposte e temi su cui chiederemo al papa un confronto. La nostra è un'attesa carica di speranza, ma non passiva

In effetti Ratzinger ci ha già stupito: la lettera sulla collaborazione tra uomo e donna del 2004 incassò commenti positivi da parte di alcune femministe, che notavano la capacità dell'allora cardinale di interloquire con il pensiero della differenza

Era una lettera che dava molto peso al ruolo femminile e alla differenza di genere. Tuttavia, a mio avviso, si inscriveva a pieno titolo nella visione patriarcale tipica delle chiese cristiane. Interessante, certo, ma non sufficiente: le donne stanno aspettando una trasformazione vera, sulla democraticità della scelta dei ruoli, sull'uguaglianza del discepolato. Non aspirano certo a replicare quel ruolo sacerdotale di casta, finora esclusivamente maschile. Credo che il livello culturale del papa e il suo impegno scientifico siano garanzia di un confronto possibile

Queste istanze e queste riflessioni che spazio hanno avuto durante il «regno» di Wojtyla?

Ci sono state delle chiusure e un atteggiamento teologico e dogmatico abbastanza rigido, nonostante Giovanni Paolo II abbia riconosciuto più volte il «genio femminile». La chiesa ancora non riesce a concepire una rottura su alcuni temi: penso al sacerdozio femminile o al celibato obbligatorio per i preti

Oppure l'omosessualità...

Per noi si tratta di un tema molto importante, su cui sicuramente rifletteremo anche nel corso di questo incontro a Chianciano. Mi sembra interessante notare che in Spagna è stato possibile aprire in modo serio questa porta grazie a un governo che ha dato ampio spazio alla presenza femminile. In Italia c'è da augurarsi che si possa aprire la discussione: è una argomento difficile, ma credo che sia giunto il tempo di aprire un tavolo di confronto con le gerarchie ecclesiali, anche senza inerpicarsi su terreni giuridici complessi, quindi senza necessariamente parlare di matrimonio. Tuttavia credo si possa parlare del riconoscimento di tutte quelle convivenze che di fatto formano delle «famiglie» prescindendo da un'interpretazione rigida del momento sacramentale. La chiesa ha molto da dire su questi temi, ci sono teologi che possono aprire un confronto fecondo con i laici.

Purtroppo su questi fronti la voce della chiesa sembra essere soltanto quella delle gerarchie vaticane. Ad esempio sul referendum sulla procreazione assistita

E' un'altra tematica su cui i cattolici si stanno interrogando molto. Le gerarchie hanno preso una decisione, noi stiamo riflettendo e probabilmente alla fine dell'incontro di Chianciano usciremo con un documento in cui chiederemo ai cattolici di esprimere un voto. Fra di noi possono esserci differenze di vedute sui singoli quesiti referendari, ma è importante che le comunità di base si pronuncino per una forte partecipazione al referendum.