Comunità Cristiane di base

Chianciano Terme

XXIX Incontro Nazionale 23-25 aprile 2005

 

RI-TROVARSI

 

Sintesi laboratorio “Comunità e differenza di genere”

a cura di Maria Rosa Filippone,  Catti Cifatte ed Elena Lobina

 

            Premessa.

 

            Il laboratorio si è svolto in modo molto partecipato, vi hanno preso parte  circa 35 persone  con un certo ricambio tra la mattina e il pomeriggio; hanno preso la parola 25 persone di cui 7 uomini e 18 donne. Il gruppo era composto in modo misto con prevalenza di donne ma con una consistente presenza di uomini.

 

            L’argomento trattato  si  rivela subito coinvolgente perché tocca la sfera dei rapporti personali e delle valutazioni dei vissuti di genere all’interno dei gruppi. Il sentire, da parte dei singoli e singole, le problematiche sulle differenze di genere o , come qualcuna ha sottolineato,  differenze sessuali, e quindi lo schierarsi su diversi versanti coinvolge la persona nei suoi comportamenti mentre accresce anche la consapevolezza della propria parzialità ed identità.

 

            Il laboratorio sul tema delle differenze sessuali diventa anche spazio ove lo scambio di opinioni ed il confronto fra le diversità aiuta le donne ad aumentare la propria autostima e gli uomini a ritrovare analogie comportamentali tra i gruppi. Quindi il laboratorio si può definire in estrema sintesi - un  RI-TROVARSI -.

 

            La ricerca di un terreno comune a donne e uomini

           

            Dopo la lettura della scheda introduttiva, sono stati richiesti alcuni chiarimenti in ordine all’individuazione, come dato di partenza, di un terreno comune a donne e uomini delle comunità su cui costruire un percorso di coinvolgimento: non ci sono dipendenze tra il percorso comunitario e l’emancipazione delle donne bensì un reciproco scambio, nello spazio e tempo, di relazioni tra esterno ed interno, tra fattori politici e fattori ecclesiali, tra pensiero comunitario elaborato principalmente nei gruppi misti e percorsi di liberazione delle donne.

 

            Nel dibattito si è focalizzata l’attenzione sull’intreccio fra la teologia della liberazione e la teologia femminista, partendo dalla considerazione che l’apporto della teologia della liberazione al cammino di ricerca teologica, non ha impedito per tanto tempo la dimensione patriarcale nella vita  delle comunità, poiché tale dimensione, ancora oggi  presente a tutti i livelli dell’organizzazione della Chiesa gerarchica e del Popolo di Dio, era insita anche nel movimento ecclesiale dell’America latina da cui è scaturita la tdl.

 

            Il Laboratorio ha avuto momenti diversi: dapprima una relativa difficoltà da parte dei e delle partecipanti a trovare la misura della propria presenza e del contributo da dare, poi “partendo da sé”, come è tradizione della  pratica delle donne, l’atmosfera si è sbloccata  e  il dibattito è divenuto acceso e appassionato intorno al tema proposto, tema peraltro affrontato con un taglio “nuovo” per gli incontri nazionali misti delle  cdb.

 

            Tante donne hanno scelto questo laboratorio attraverso il quale hanno potuto esprimere le loro critiche costruttive all’organizzazione comunitaria, oppure ritrovare confronti e relazioni con altre donne appartenenti a realtà diverse. Nel partire da sé c’è stata una tensione di ricerca di parole condivisibili, di terreni comuni ai due generi, per tessere una rete che potesse coinvolgere tutti/e nell’affrontare un tema complesso, nuovo come un continente da scoprire.

 

            Si è rilevato da una parte come sia   arduo coinvolgere il genere maschile che, generalmente,  non avverte la differenza e dall’altra  come questa visione possa essere feconda e culturalmente importante per essere maggiormente inseriti/e in questo nostro presente, ove stanno avvenendo mutamenti epocali. La consapevolezza dell’esistenza di un simbolico maschile e di un differente simbolico femminile  è  una chiave interpretativa che aiuta a superare le difficoltà, il disagio,  nella prassi quotidiana del “conflitto”di genere. Esiste una difficoltà a pronunciare l’espressione “conflitto di genere” ma, per fortuna,  in questa sede è stato nominato.

 

            L’apporto della teologia femminista, oltre ad essere un evento culturale di estremo rilievo, contribuisce a quel ”mutamento antropologico”, di cui parla Mary Daly, studiosa e teologa statunitense. Si tratta anche di sforzarci di recuperare un’espressione del rapporto col divino che non passi solo attraverso la parola, ma che passi per esempio col sentimento:  come possono essere “dette” cose che non passano solo attraverso la parola. Le donne in questo senso possono dare una dimensione diversa, “altra” della nascita e della morte. ( Il richiamo al prossimo referendum sulla procreazione medicalmente assistita).

 

            Gli uomini hanno scelto questo laboratorio per diversi motivi: per poter testimoniare l’esperienza dei “gruppi uomini” o comunque l’esperienza di condivisione con le donne della nuova visione di genere e consapevolezza della propria parzialità. Ma ci sono stati anche uomini che hanno partecipato perché sentono interesse verso le tematiche affrontate anche se non hanno ancora compiuto riflessioni teologiche con l’ottica di genere e vivono in comunità realtà complesse e/o conflittuali Per gli uomini si tratta quasi sempre di  un interesse intellettuale che non sempre discende da un voler mettersi in gioco.

 

            Centrale è l’esperienza di “Uomini in cammino”, gruppo della comunità di Pinerolo. Gli uomini che hanno iniziato a fare un percorso su di sé, dicono sì allo studio e alla pratica della cultura della differenza, per crescere in senso umano e  cristiano. E’stato illuminante il  riconoscere che gli uomini dovrebbero interrogarsi sulla loro differenza e parzialità come parti di un “tutto” e non il “tutto”. Questo percorso non è ancora pratica diffusa, però ha cominciato ad aprire qualche breccia  nella vita  di diverse comunità.

 

            Si  è toccato anche l’argomento dell’intreccio  relazionale tra madre e figlio/a e tra padre e figlia per il superamento di concetti di cosiddetta “naturalità” o “normalità”  che a sua volta produce stereotipi comportamentali: va rilevata l’esigenza anche sentita di superamento di tutti i pregiudizi e preconcetti sull’omosessualità. Su questa tematica la pratica delle comunità, che in più casi accolgono e vivono l’esperienza di gruppi misti di etero e omo sessuali, va diffusa per sperimentare la vera convivialità comunitaria che non discrimina.

 

             Il risultato è stato anche una lettura critica del fare comunità e dei comportamenti che si assumono all’interno dei gruppi dove le dinamiche dei ruoli e delle attività si svolgono in massima parte su cliché e su stereotipi acquisiti. In particolare è stato rilevato il fatto che il metodo femminile nell’ interpretazione dei testi, e più ampiamente della realtà, non è stato ancora acquisito e fatto proprio in maniera strutturale dalle comunità nel loro insieme, per cui, allo stato attuale, gli apporti delle donne, ad esempio nelle Eucarestie da loro proposte all’interno delle varie comunità o nel contesto degli stessi incontri nazionali, vengono recepiti magari con interesse, ma a un livello sostanzialmente intellettuale, come un “punto di vista” fra tanti altri; in altre parole, non si è ancora giunti a “far propria” la  prassi femminile in misura tale da incidere nella direzione di una svolta sostanzialmente innovativa nella elaborazione del pensiero e della prassi  di tutti, delle comunità nel loro insieme. Ci sono però anche molti segni di diversità di discontinuità dal passato e questo è stato testimoniato dagli uomini che vivono accanto a gruppi di donne molto attive come nelle comunità di Pinerolo, di Oregina, di Chieri, di San Paolo di Roma ecc…Le difficoltà si superano: gli uomini non devono aver paura di perdere terreno e le donne devono avere più coraggio, l’intreccio ed il cammino comune è incominciato e occorre continuare.

 

 

            Obiettivi condivisi

 

            Tra tutti, donne e uomini, è emersa quindi con forza l’esigenza di garantire una continuità al percorso intrapreso e di darsi degli obiettivi nuovi, concreti e verificabili nel prosieguo di tempo, per incidere più profondamente sulle realtà delle singole comunità, in particolare per superare l’attuale  momento di stasi, di incertezza e problematicità. Sono state formulate alcune proposte per un impegno da vivere nell’ambito delle comunità, suggerendo spunti metodologici operativamente attuabili, al fine di pervenire ad  un programma che intrecci i percorsi comunitari, in particolare quelli fra maschi e femmine,  per quanto  tra loro diversificati e molteplici. Gli obiettivi suggeriti potrebbero rappresentare una pista di lavoro unificante delle comunità, pur nei loro diversi percorsi, il cui risultato si potrebbe verificare nel prossimo incontro nazionale.

 

            Nel rispetto quindi del percorso di ciascuna comunità sono stati  individuati  i seguenti obiettivi che ci si può prefiggere di raggiungere:

 

v     Impegnarsi nell’ambito dei gruppi di ricerca biblica e teologica  a chiarire le categorie del divino, a sviluppare una ricerca sul significato del divino maschile ecc…;

v     Esercitare e sperimentare il coinvolgimento delle attività sul corpo, per relazionarci con il corpo e a partire dal corpo;

v     Sviluppare la pratica del partire da sé, dal proprio vissuto:  le donne continuando una lettura critica del proprio passato e delle condizioni di sudditanza, gli uomini sperimentando una lettura critica del proprio vissuto, dell’educazione ricevuta in un confronto tra uomini;

v     Cambiare il linguaggio cercando di valorizzare sempre le differenze di genere o usando un linguaggio inclusivo, dare spazio alla parola delle donne e spronandole anche a scrivere e a prendere un ruolo nella pratica di trasmissione della parola;

v     Fare condivisione,  promuovendo la pratica e l’esercizio delle decisioni in comune, dell’attribuzione di compiti paritari, dello scambio dei ruoli;

v     Invitare gli uomini a fare qualche passo indietro e a saper ascoltare le donne: da tali tappe potrebbe nascere il cambiamento e quindi  la condivisione anche nella pratica dell’Eucaristia.

v     Nei prossimi incontri sia quelli di coordinamento che quelli nazionali di riflessione, mantenere sempre viva la riflessione sulle tematiche relative alle differenze di genere.

 

 

Genova, 7 maggio 2005

 

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