Riflettendo su Chianciano due.
Ringrazio Benedetto per la lettera che ci ha inviato, anche altri,
più di qualcuna/o, lasciando l’albergo che ci ha visto
impegnati per due intense giornate di scambi e confronti mi hanno dichiarato
la loro soddisfazione: il migliore Incontro degli ultimi anni. Meno
entusiasta, pur se pienamente soddisfatto, mi sono chiesto la ragione
di tali giudizi. Mi sono data una risposta che vorrei verificare. Forse
va ricercata nel modo nuovo con cui ci siamo rapportati con la realtà
a noi esterna. Facendo tesoro di tante lamentele al termine delle tradizionali
Tavole rotonde di precedenti Incontri nazionali il Collegamento ha trasformato
quella finale in Assemblea. I relatori esterni chiamati sono stati chiamati
a rapportarsi con i partecipanti al dibattito e non al confronto tra
loro, ma soprattutto ha ritrovato nell’impostazione del XIV Incontro
delle donne a Trento e nella recente esperienza dell’incontro
di Verona la collocazione tradizionale delle Cdb.
I nostri interlocutori esterni non sono le organizzazioni a carattere
nazionale, ma le realtà di base che, come noi, arrancano nella
costruzione di una società più giusta e di una chiesa
più autenticamente testimone di Gesù di Nazareth. Di qui
la “trovata” del “conversando” iniziale che
ci ha inchiodati per oltre due ore a parlare di cose e del loro significato
con chi quelle cose costruisce tutti i giorni e sul cui significato
riflette mentre le fa. Erano “cose” diverse, ma tutte “cose”.
Alcune erano fatti concreti, altre erano parole scritte o dette dopo
averle vissute, altre ricerche di gesti e di simboli nuovi per continuare
un discorso antico. Eppure il loro essere frutto di esperienze, vissute
in gruppo all’interno di relazioni talvolta difficili, le accomunava
tutte e le rendeva comunicabili. Un’esperienza riuscita, resa
possibile, però, ltre che per l’abile regia, perché
ciascuna di quelle realtà aveva già incontrato una delle
nostre sul territorio o in iniziative comuni, e attraverso di loro ci
conosceva. Ci siamo sentiti in sintonia, come altre volte non ci era
riuscito, perché avevamo chiamato i nostri interlocutori di base
non ad affrontare direttamente i grandi temi dell’attualità,
ma il loro intreccio con i nostri vissuti attraverso un itinerario di
sollecitazioni culturali opportunamente predisposto. Altre volte li
avevamo chiamati, ma per un confronto diretto tra noi e loro o a raccontarci
le loro esperienza, che questa volta erano date per conosciute grazie
alle schede in cartella
Non so se sia andata veramente così, ma così l’ho
vissuta ricavandone una lezione per il futuro. La nostra apertura all’esterno
passa attraverso il contatto costante con quanto si muove sul territorio
siano parrocchie, centri sociali, gruppi culturali, comunità
d’assistenza rilanciando la tradizionale forma di presenza delle
cdb sul territorio, che molte hanno sempre coltivato ed altre stanno
riscoprendo.