1) Editoriale
2) Seminario Forum sociale europeo
3) Incontro ecumenico all’Isolotto
4) Messaggio di apertura del Forum sociale europeo
1)
Editoriale
Durante l’assemblea eucaristica, con cui il 3 novembre
scorso a Formia si è concluso il 27° convegno delle Comunità cristiane di base,
si è pregato perché il Forum sociale europeo di Firenze fosse produttivo
d’idee, d’iniziative e d’impegni per il trionfo nel mondo di una pace fondata
sulla giustizia e per l’affermazione di una giustizia generata dalla pace. E si
è pregato perché contribuisse a ciò la stessa presenza al Forum delle Comunità
cristiane di base.
È il loro modo d’essere “chiesa per gli altri”.
È una scelta che viene da lontano. Da quando, oltre
trent’anni fa, le comunità di base hanno cominciato il loro cammino in seno al
movimento di base. Il quale movimento era esploso alla fine degli anni sessanta
alla concreta ricerca di un nuovo orizzonte di speranza contro gli assetti di
potere negli stati e nel mondo. Sono restate fedeli a questa scelta di
“dissenso creativo” nei confronti dell’autoritarismo oltre che nella società
anche nella Chiesa romana, pur se con fatica, ambiguità e incertezze e senza
preoccuparsi troppo di una loro “visibilità”. Né hanno rinunciato alla
diversità dei loro percorsi di fede e di un modo diverso d’essere chiesa,
evitando di ritagliarsi spazi magari per rappresentare il “dissenso” ecclesiale
all’interno dell’associazionismo cattolico o del “progressismo cattolico” nella
società, nel movimento di base, nelle sue lotte.
Fedeli alla lezione del Concilio, che ha ridefinito la
Chiesa popolo di Dio in cammino in mezzo alle
donne e agli uomini chiamati a costruire con le loro storie la storia del/nel mondo, le
Cdb si sono radicate nel territorio e/o inserite in diversi “ambienti” o
settori di intervento, impegnandosi a fianco di quanti rivendicano per sé e per
gli altri diritti e qualità della vita.
Le comunità di base hanno partecipato sia alla promozione
della laicità nella società e nelle istituzioni, ad esempio con la difesa delle
leggi sul diritto al divorzio e sulla regolamentazione dell’aborto e con la
contestazione del regime concordatario, sia, con diverse opzioni partitiche e
sindacali, alle lotte per la democrazia e per l‘uguaglianza. Hanno operato e
operano nella gestione del territorio, nell’assistenza e nella scuola
privilegiando l’impegno nelle strutture pubbliche. Sempre attente alla
dimensione planetaria dei problemi, non in nome di uno sterile terzomondismo,
si sono sentite coinvolte nelle lotte di liberazione che dall’Asia, all’Africa,
all’America latina hanno scosso gli equilibri internazionali.
Non hanno cercato la scorciatoia
dell’istituzionalizzazione per sopravvivere ai momenti di “riflusso” quando,
alla fine del secondo millennio, è sembrato che la storia si fosse fermata, con
l’affidamento definitivo delle sorti del mondo ormai globalizzato alle nazioni
ricche, alle loro multinazionali e alle loro istituzioni internazionali, e che
fosse finito il tempo in cui era realistico sperare che un mondo diverso fosse
possibile.
Per questo quando, contro tutte le previsioni, dalle
periferie del mondo sono stati rilanciati messaggi di speranza in un mondo
diverso, le cdb si sono trovate pronte all’appuntamento con quanti dalla base
sono decisi a contestare l’ineluttabilità della gestione imperiale della
planetarizzazione che ha ridimensionato lo spazio e il tempo in cui vivono sei
miliardi di abitanti del pianeta. Le cdb si sono trovate quasi geneticamente
dentro al movimento dei movimenti, hanno sentito come propri i temi di fondo
del movimento stesso e in particolare la lotta per non ridursi a moltitudine
informe dominata da pochi privilegiati e invece diventare concittadini con
eguali diritti e possibilità.
Per questa lotta si sono avviati percorsi e si sono
segnate delle tappe che negli incontri di Porto Alegre hanno costruito un punto
di riferimento riconosciuto e condiviso, un modello di Stati generali
autoconvocati e autogestiti.
In Italia, il Genoa social Forum e la Marcia per la Pace
di Assisi ne hanno costituito tappe significative. Le cdb c’erano da
protagoniste.
Anche al Forum sociale europeo a Firenze, l’ultimo
appuntamento in ordine di tempo, hanno dato il loro contributo insieme a
centinaia di altre associazioni e movimenti. Con essi hanno condiviso i tanti
temi del Forum, contribuendo, secondo la loro specificità, per riaffermare che
la conquista dei diritti per tutte/i è l’unica via pacifica per costruire un
mondo diverso fondato sulla giustizia senza cedere alla tentazione di rinnegare
i principi di libertà uguaglianza e solidarietà, insinuata dai fondamentalismi
religiosi e non.
In questa prospettiva, nel seminario da loro promosso
insieme ad altre organizzazioni, le cdb hanno proposto il problema del ruolo
delle religioni in questa fase di profondi cambiamenti avviando una riflessione
sulla nonviolenza come "nuovo fondamento della razionalità", processo
rivoluzionario lento, sotterraneo, ma tale da investire tutti i campi della
convivenza, e in particolare le religioni e i grandi sistemi ideologici. Sono
in molti a pensare che la fine delle ideologie – in realtà con questa
espressione molti erroneamente intendono solo la fine del marxismo – offra
ormai alle religioni un ruolo determinante ed esclusivo nella costruzione
dell’immaginario collettivo posto alla base dei rapporti tra individuo e
società, tra queste e la comunità planetaria. Nessuna marginalizzazione per le
religioni, come vuole ancora certo sociologismo, ma neppure riconoscimenti di
spazi privilegiati e/o di una loro missione salvifica, come pretendono i
fondamentalisti di tutte le fedi.
Questo il messaggio lanciato dalle Cdb dal Forum di
Firenze il quale ha mostrato di condividerlo, accettandolo fra quelli proposti
nell’ampio e articolato programma di interventi.
Non è un caso, del resto, che per aprire il Forum sociale
europeo portando il saluto di Firenze ai partecipanti, nell’indimenticabile
assemblea nella suggestiva cornice della piazza di Santa Croce, è stato
chiamato Enzo Mazzi della comunità dell’Isolotto, riconoscendo tale comunità di
base come espressione coerente e punto di riferimento credibile della
continuità delle spinte dal basso.
Chiamata a scegliere nel lontano 1968 tra il soffocamento
della esperienza comunitaria di fede, a causa del venir meno della
legittimazione istituzionale nei confronti del suo percorso comunitario di
fede, e la resistenza nella fedeltà al Vangelo e al movimento di base, non ha
esitato. Ha scelto di continuare, in piena responsabilità, il suo cammino di
ricerca dalla parte della gente scegliendo la piazza per celebrare i suoi
appuntamenti eucaristici domenicali. In quella stessa piazza, la domenica 10
novembre, a conclusione delle intense giornate del Forum, si sono ritrovati in
molti, cristiani e non, per un incontro ecumenico “laico religioso”. Insieme ai
rappresentanti degli altri soggetti promotori dell’incontro c’erano delegati
delle diverse Cdb italiane ed europee a confermare il ruolo di coloro che hanno
fatto dell’Isolotto, anonimo quartiere della periferia fiorentina, una finestra
aperta sul mondo per rendere testimonianza di quella fratellanza universale che
i cristiani, con tanti altri qui ed ora, sono chiamati a promuovere nel
quotidiano delle donne e degli uomini “di buona volontà-
Marcello Vigli
Gruppo di Controinformazione ecclesiale, Roma
2)
Seminario
LA NONVIOLENZA COME RIVOLUZIONE?:
alle radici della violenza e della guerra
nelle sistemazioni religiose e culturali,
in particolare in quelle che connotano l’identità europea.
Firenze - Fortezza da basso sala “fureria”
Si sta diffondendo la convinzione che la nonviolenza non è
più solo utopia da profeti e sognatori, nobile ma irrazionale idealità, come
finora è stata considerata. La nonviolenza sta soppiantando il suo opposto,
cioè la violenza, come nuovo fondamento della razionalità. La lotta per la
sopravvivenza della specie ha inventato l’antagonismo e la guerra e le ha dato
i connotati della razionalità, informando di violenza tutti gli aspetti della
civiltà: economia, culture, diritto, religioni, relazioni interpersonali e di
genere. Oggi, di fronte al baratro della mostruosità distruttiva degli arsenali
bellici e di fronte alla percezione nuova che ha l’umanità di essere un’unica
famiglia in una minuscola fragile casa, la stessa lotta per la sopravvivenza
sta scoprendo la nonviolenza come unica riserva di vita. E’ un vero processo
rivoluzionario lento e sotterraneo che a noi vedenti/ciechi è appena
percepibile per segni. Ed è una rivoluzione globale che cioè investe tutti i
campi del convivere. Investe in particolare le religioni e i grandi sistemi
ideologici. Occorre aprire gli occhi, andare oltre il pacifismo settoriale che
condanna la guerra e le sue cause politiche/economiche, ma è timido di fronte
alle cause profonde. E’ urgente analizzare le radici della violenza ovunque
esse si annidino, in modo da partecipare più consapevolmente ed efficacemente
alla scommessa della nonviolenza come processo rivoluzionario globale e non
solo come istanza moralistica. Riteniamo che sia questo il modo più autentico
per recuperare in positivo, nell’orizzonte nuovo della nonviolenza, i valori
della liberazione nelle esperienze perennemente generative delle religioni e
culture e in particolare del cristianesimo e del marxismo.
Introduce e presiede:
FRANCOIS HOUTART del Forum mondiale delle Alternative
Intervengono:
ENZO MAZZI (della Comunità dell’Isolotto) Esistono radici
della violenza nelle religioni monoteiste e più in particolare nel
cristianesimo?
DANIELA DI CARLO (teologa, del Centro Ecumenico valdese
Agape) Le radici della violenza e della guerra nella cultura patriarcale.
GIULIO GIRARDI (teologo della liberazione, Forum Mondiale
delle Alternative) La funzione della violenza nei grandi sistemi ideologici:
liberale/capitalista e marxista/comunista.
Promotori:
Comunità cristiane di base, Pax Christi, Associazione
Culturale Punto Rosso-Forum mondiale delle alternative, ARCI, Centro ecumenico
Agape (valdesi), Noi siamo Chiesa, , Cgil Lavoro Società Cambiare Rotta, Beati
i costruttori di pace, Rete di Lilliput.
I testi delle relazioni in questo sito Sezione DOCUMENTI
3)
Comunicato stampa :
Pace per la pace
Stamani, domenica 10 novembre, si è svolto in piazza
dell’Isolotto a Firenze l’incontro ecumenico laico-religioso. Vi hanno
partecipato circa trecento persone provenienti non solo dalla Toscana, ma da
ogni parte d’Italia e di Europa, le quali hanno voluto concludere con una espressione
di spiritualità dentro ma anche oltre i credi e le appartenenze i quattro
giorni di intensa e appassionata ricerca sociale e politica nel Forum sociale
europeo.
Piazza dell’Isolotto è ormai abituata alle presenze internazionali,
fin dalla sua nascita. Nella pubblicazione “Firenze: tracce di un’altra
storia”, distribuito in trentamila copie ai partecipanti al Forum sociale
europeo, c’è una foto del 1955 che mostra il sindaco La Pira il quale
accompagna i sindaci delle capitali del mondo a visitare la neonata “città
satellite”. Stamani c’erano delegati da diversi paesi europei, alcuni di essi
testimoni della diffusione europea delle Comunità di base. Messaggi di speranza
sono stati espressi dalla madre di Carlo Giuliani, da Peppino Coscione, della
comunità di Oregina di Genova, presidente del “Comitato piazza Carlo Giuliani”,
da Giulio Girardi. Eros Cruccolini, presidente del Quartiere 4, ha invitato a
spendere nella quotidianità con programmi mirati l’energia morale assorbita in
questi giorni. I rappresentanti della Chiesa valdese hanno confermato il loro
impegno nel Forum sociale proprio in nome dello spirito del Vangelo. Un
delegato dell’ARCI regionale ha valorizzato la collaborazione fra l’ARCI stessa
a la Comunità dell’Isolotto e ha confessato di sentirsi come a casa sua in
piazza dell’Isolotto. La stessa testimonianza di partecipazione è venuta dal
delegato dell’AGESCI.
Particolarmente efficaci i canti, le esecuzioni del coro,
le danze di pace, i simboli: cesti con pane di tante tradizioni culturali, con
frutti della natura e con semi che serbano la speranza e il futuro (anche i rom
e le rom del campo del Poderaccio hanno offerto la loro picinta e la pita cotte
nei forni del campo); un grande cesto in cui i partecipanti hanno offerto e
preso messaggi, poesie, preghiere, brani di libri sacri e della letteratura
laica, per una condivisione delle radici da cui ciascuno trae la linfa vitale e
le fonti a cui alimenta la ispirazione ideale; ciotole di acqua in cui sono stati
collocati “lucignoli fumiganti” che accompagnano il nostro cammino nella notte,
cesti con “stracci di pace” da appendere nei nostri luoghi di vita, fiori
offerti dalla Cooperativa Agricola di Legnaia; un grande cartellone con il tema
che ha guidato l’incontro “Pace per la pace” ha accolto messaggi estemporanei
scritti dai partecipanti.
L’incontro era promosso da alcune realtà laiche e
religiose: Comunità di base Isolotto, Comunità di base Le Piagge, ARCI,
Comunità rom del Poderaccio, Chiesa Evangelica Valdese di Firenze, Noi siamo
Chiesa, Beati costruttori di pace, Casa del popolo Isolotto, membri delle
Comunità senegalese e somala; Consiglio di Quartiere 4 di Firenze; Centro
Interconfessionale per la Pace; Emergency; AGESCI.
La
Comunità dell’Isolotto
Firenze 10 novembre 2002
4)
Messaggio di apertura del Forum sociale europeo
Firenze, piazza Santa Croce, 6 novembre 2002.
Firenze vi accoglie con un grande abbraccio.
Non è retorica.
Ci sono radici comuni tra i movimenti impegnati nella
costruzione di un mondo fondato su valori condivisi di socialità, solidarietà e
cooperazione, e coloro che nei momenti più alti della storia di questa città
hanno alzato la testa, lanciato gesti di sfida, costruito processi di
liberazione.
Firenze, città-mondo in cui si sono incontrati e parlati
lingue e dialetti diversi, città del dialogo e ambasciatrice di pace, è con
voi, è con coloro che praticano il dissenso creativo, la disobbedienza e la
lotta contro gli esiti disastrosi del liberismo e della guerra, che costruiscono
giorno per giorno “un’altra Europa” in un mondo diverso.
Ci sono forze che vogliono immobilizzare la città, che
vogliono fare di Firenze una immensa necropoli, che chiedono recinti e
allontanamenti, che alimentano scenari di paura e ossessioni securitarie per
proteggere la gigantesca rendita parassitaria costruita sul patrimonio
artistico della città. La storia della città a cui fanno riferimento è quella
delle gerarchie, delle corti e dei palazzi del potere, dei bastioni e dei
borghi fortificati, della cancellazione dei segni e degli spazi in cui si
esprimeva la vita e la libertà delle classi popolari.
L'altra storia di Firenze è scritta, con le sue sconfitte
e i suoi successi, nel protagonismo popolare e sociale, nel suo tessuto civile
di associazionismo solidale e di volontariato, nelle nuove pratiche di
aggregazione che affiorano dal basso, nelle esperienze di partecipazione e
democrazia diretta. L’altra storia di Firenze è scritta in tanta parte della
sua architettura e del suo patrimonio artistico, negli edifici e nelle piazze,
come nella storia delle idee e nelle conquiste della sua cultura. L'altra
storia di Firenze ha bisogno di nuova linfa e nuova scrittura, di capacità
critica e di confronto senza pregiudizi, ha bisogno di progetto. E voi contribuite
a questo.
Grazie di essere qui.
Enzo Mazzi
Comunità dell’Isolotto