XXVII Incontro nazionale
delle Cdb Formia 1-3 novembre 2002
Materiali elaborati o
presentati durante il convegno
1) Testi della liturgia
eucaristica
2) Testi delle preghiere
dai laboratori
3) Relazione di Ortensio da Spinetoli all’incontro (Ancona 9.10.02) in preparazione del convegno nazionale
4) Intervista a Alberto Castagnola relatore alla tavola
rotonda
1)
XXVII Incontro nazionale
delle C. d. B._Formia
EUCARESTIA
3 Novembre 2002
“ Tutti noi credenti,
schiavi o liberi, di origine ebraica
o pagana, siamo dissetati
dallo stesso Spirito “
I Corinzi 12, 13
“ I confini dell’uomo
di preghiera sono gli stessi confini di Dio, cioè nessun
confine...” D. M. Turoldo |
( a cura della c.d.b. Nord Milano )
Siamo qui riuniti nel nome di Gesù, per conoscere la sua PAROLA e meditare sul suo insegnamento.
Canto
SIAMO ARRIVATI DA MILLE STRADE
Siamo arrivati da mille strade diverse
in mille modi diversi,
in mille momenti diversi
perché il Signore
ha voluto così.
Ci ha chiamato per nome,
ci ha detto: siete liberi,
se cercate la mia strada
la mia strada è l’amore.
Siamo arrivati da mille strade diverse
in mille modi diversi,
in mille momenti diversi
perché il Signore
ha voluto così.
Ci ha donato questa casa,
ci ha detto: siate uniti!
Se amate la mia casa
la mia casa è la pace.
Siamo arrivati da mille strade diverse,
con mille cuori diversi,
ora siamo un unico cuore,
perché il Signore
ha voluto così,
perché il Signore
ha voluto così.
Pres. ass.: Gesù è venuto per
liberare l’uomo dalla legge, ma ci ha lasciato
l’impegno dell’amore. E segno dell’amore è il perdono.
Confrontiamo la nostra vita con la parola di Dio:
prima voce O Signore, Tu ci parli sempre delle tue
meraviglie,
(donna)
ma noi continuiamo a non vederle.
Questo tempo ci sembra sempre più povero di speranza
e sempre più ricco di oppressione e di monotonia.
a cori alterni 1
Sappiamo che la Tua promessa non delude,
ma come mai è così difficile tenerla viva?
Abbiamo imparato persino a penetrare nel cuore dell’atomo,
ma non sappiamo vedere i segni che ci dai in questo tempo.
2 Tutto il mondo
ci parla di noi e delle opere delle nostre mani :
Tu sembri il grande assente tra mille evidenze.
I signori di questo mondo impongono la loro presenza;
Tu, invece, nascondi
la Tua gloria nella povertà delle cose.
1 L e Tue
opere sono molto diverse
da ciò che noi ci aspettiamo da Te;
di esse ci giunge soltanto e a stento
un’ombra, come una eco lontana.
2 L e nostre “
cose “ fanno ressa e urgono
alla porta del nostro cuore;
la Tua presenza, invece, è discreta,
attenta a non imporsi, ma a proporsi.
1 Perché questo,
o Signore, è il Tuo stile,
la povertà che Tu hai scelto;
è la strada della proposta libera,
che non vuole farci violenza.
2 A volte la
cappa del dubbio ci opprime
e la voglia di
vedere e di toccare
ci prende e ci sconvolge,
come fu per Tommaso, uno dei dodici.
seconda voce Siamo gente che forse cammina con Te
(uomo)
ma, come i viandanti di Emmaus,
abbiamo gli occhi bendati
e non sappiamo ancora riconoscerTi.
1 Eppure questo
nostro trovarci qui,
come fratelli e sorelle che cercano insieme,
è un gesto di grande speranza
che si fonda sulla parola di Gesù, Tuo figlio.
2 Anche oggi
viviamo e portiamo davanti a Te, Padre e Madre,
la nostra vita fatta di luci e di tenebre,
la nostra ricerca fatta di parole e di silenzi,
i nostri piccoli passi in avanti e quelli indietro.
terza voce Ti portiamo le nostre “grandi”
dichiarazioni di impegno
(ragazza) E le nostre piccole azioni di ogni
giorno,
sempre impastate di fedeltà e di infedeltà.
Simili all’albero che ha molte foglie e pochi frutti.
1 A volte ci
regali uno sprazzo di cielo
E poi torna ancora la notte:
ma nel cuore della notte
nasce sempre un nuovo giorno.
2 Eppure Tu
ami questa nostra vita
reale, concreta, priva di miracoli,
in cui giorno dopo giorno camminiamo,
spostando le tende come pellegrini del regno.
quarta voce E’ bello sapere che Tu sei con gli
uomini e le donne:
(ragazzo)
li spingi avanti come la generazione dell’esodo
a guadagnare, lottando, qualche palmo di libertà.
Tu sei lì, in questo felice ed ostinato desiderio
di andare avanti, sempre e ancora, o Signore.
1 Il cammino di
liberazione, ora felice ora crocefisso,
è il cantiere in cui si costruisce la fraternità.
Lì incontriamo la Tua Presenza e il Tuo amore,
o Signore, roveto ardente che non Ti consumi.
2 Tu ci chiami a
sperare, a non fermarci, a far festa,
ad accendere fuochi e a intonare canzoni di vita!
Ci inviti a darci la mano, a non misurare ciò che si dà,
a diventare poeti e fanciulli, come figli e figlie della
risurrezione.
tutti
Questa mensa non sopporta la presenza degli idoli,
ci aiuta a svestirci delle nostre frasi fatte,
per amare questo oggi con il cuore dei profeti,
guardando lontano nel futuro del regno che viene.
“ Ho osato dire, nel corso di diversi convegni missionari,
a inglesi e americani che, se si fossero astenuti dal ‘parlare’ all’India di Cristo e si fossero
accontentati di vivere la vita prescritta dal Sermone della Montagna, l’India
invece di diffidare di loro ne avrebbe apprezzato la loro presenza tra i suoi
figli e ne avrebbe tratto giovamento ”.
Gandhi
“ Quando la
diversità viene forzosamente impedita, l’unità è progettata nella funzione di
autosufficienza e allora diventa una maledizione, anche se si tratta dell’unità
della chiesa, se possiede questo criterio di uniformità. Il rifiuto della
molteplicità è il rifiuto del nuovo, è il rifiuto dello Spirito “.
T. De Chardin
“Per noi celebrare la Pentecoste significa accogliere la
benedizione dell’alleanza di Dio, per annullare la maledizione di Babele e
rendere possibile, anche oggi, l’esperienza di comunione che vada oltre la
diversità delle lingue e delle culture ”.
Carlo Molari
Prima lettura :
Atti 2,1-13
“ Per la Pentecoste, a giorno inoltrato, essi erano tutti
insieme nello stesso luogo, quando all’improvviso si sentì dal cielo un rombo
fortissimo, come una raffica di vento, che riempì tutta la casa in cui si trovavano.
Nello stesso tempo videro delle lingue che parevano di fuoco dividersi e
posarsi su ciascuno di loro. Tutti furono ripieni di Spirito Santo e presero a
parlare in diverso linguaggio, secondo come lo Spirito li ispirava a
esprimersi.
Erano presenti a
Gerusalemme tanti Israeliti, persone timorate di Dio di tutte le nazionalità.
Sentito quel fragore, la folla accorse, ma restarono interdetti: ognuno li
sentiva parlare nella propria lingua. Al colmo dello stupore dicevano:
“Ma costoro che parlano non sono tutti della Galilea? Come
mai allora li sentiamo ciascuno nella propria lingua materna? Noi Parti, Medi,
Elamiti, abitanti della Mesopotamia, Giudea, Cappadocia, Ponto, Asia
proconsolare, Frigia, Panfilia, Egitto, Libia di Cirene, senza contare i
pellegrini da Roma, sia Ebrei che proseliti, e quelli di Creta e dell’Arabia.
Come mai li sentiamo proclamare le grandi opere di Dio nelle nostre lingue?”
Stupivano
dunque tutti e non sapevano che pensare. “Che cos’è tutto questo?” si
chiedevano a vicenda. Ma c’era anche chi metteva la cosa in ridicolo e diceva: “Hanno bevuto
troppo “.
Pres. Ass. Dio umile e sconfitto, Dio degli umili e
degli sconfitti, Tu hai voluto manifestarTi
a noi nella debolezza e nella povertà di Gesù di Nazaret.
a cori alterni
1 Venga nel
mondo la pace, se l’umanità rinuncerà al delirio dell’onnipotenza e le tue
chiese ai simboli del potere imperiale e della gloria terrena.
2 Venga nel
mondo la pace, se l’umanità rinuncerà a voler depredare il creato e le tue chiese
a riporre fiducia nelle ricchezze materiali.
1 Venga nel
mondo la pace, se i paesi ricchi riconosceranno che la loro ricchezza è frutto
di cinque secoli di rapina a danno dei paesi impoveriti e decideranno di
restituire loro almeno in parte la refurtiva.
2 Lo Spirito
Santo, che è Spirito di Consiglio, aiuti il mondo della politica a occuparsi
dei problemi urgenti del pianeta Terra più che occuparsi della sete di profitti
delle multinazionali.
1 Lo Spirito
Santo, che è Spirito di Fortezza, dia all’immensa moltitudine degli oppressi il
coraggio di resistere attivamente all’arroganza dei potenti.
2 Lo Spirito
Santo, che è Spirito di Amore di Dio, dia a noi, sue chiese, il coraggio di
schierarci in ogni occasione con il mondo dei vinti per deporre i potenti dai
loro troni e innalzare coloro che giacciono a terra.
“ Ora, fra i farisei, c’era un tale chiamato Nicodemo,
notabile dei Giudei. Costui si recò da Gesù di notte e gli disse:Rabbi, noi
sappiamo che tu sei venuto da parte di Dio come maestro; nessuno, infatti, può
fare i miracoli che fai tu se Dio non è con lui”.
Gesù gli rispose: “In verità, in verità vi dico: nessuno
può vedere il regno di Dio se non nasce di nuovo “. Gli dice Nicodemo: “
come un uomo può nascere quando è già
vecchio? Può, forse, entrare una seconda volta nel seno di sua madre e
nascere?”
Rispose Gesù: “ In verità, in verità vi dico: nessuno, se
non nasce da acqua e Spirito, può entrare nel regno di Dio. Ciò che è nato
dalla carne è carne; ciò che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti
perché ti ho detto: “Dovete nascer di nuovo”.
Il vento soffia
dove vuole; tu senti la sua voce ma non sai da quale parte venga e dove vada.
Così è di ognuno che è nato dallo Spirito ”.
Quando il Signore
venne a sapere che i farisei avevano sentito dire: Gesù fa più discepoli e
battezza più di Giovanni _ sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma
i suoi discepoli _ , lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea.
Doveva perciò attraversare la Samaria.
Giunse pertanto
ad una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva
dato a Giuseppe suo figlio; qui c’era il pozzo di Giacobbe.
Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva
presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad
attingere acqua.
Le disse Gesù:” Dammi da bere”. I suoi discepoli infatti erano andati in
città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana
gli disse:” Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una
donna samaritana?”. _ I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i
Samaritani.
Gesù le rispose:”
Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice:” Dammi da bere!”, tu
stessa gliene avresti chiesta ed egli ti avrebbe dato acqua viva”.
Gli disse la
donna:” Signore, tu non hai un mezzo per
attingere e l pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva? Sei tu
forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne
bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?”.
Rispose Gesù:”
Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io
gli darò, non avrà mai più sete, anzi l’acqua che o gli darò diventerà in lui
sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.
“ Signore, gli
disse la donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui
a venire qui ad attingere acqua”.
Gesù le disse:”
Va’ a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”.
Rispose la donna:” Non ho marito”.
Le disse Gesù:”
Hai detto bene “non ho marito”; infatti
hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai
detto il vero”.Gli replicò la donna:” Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo
monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”.
Gesù le dice:”
Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né a Gerusalemme
adorerete il Padre. Voi adorate quello
che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene
dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è
questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché
il Padre cerca tali adoratori. Dio è
spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”.
Si portino in
tavola pane, vino , acqua e quant’altro la gioia di stare insieme ci ha
suggerito
Si portino anche i
contributi dei laboratori formulati in cinque o sei righe in forma di
preghiera con chiusura finale “ascoltaci, Signore” .( V. n. 2)
Canto ( da una preghiera fiamminga del XV secolo).
CRISTO NON HA MANI.
Ha soltanto le nostre mani:
per fare il suo lavoro, oggi.
Cristo non ha mani.
Cristo non ha piedi,
ha soltanto i nostri piedi:
per guidare gli uomini sul suo sentiero
oggi Cristo non ha piedi.
Cristo non ha mezzi:
ha soltanto il nostro aiuto:
per condurre gli uomini a sé
oggi Cristo non ha mezzi.
Noi siamo l’unica bibbia
Che i popoli leggono ancora;
siamo l’ultimo messaggio di Dio
scritto in opere e parole.
PREGHIERA EUCARISTICA
tutti
Il pane, il vino
e l’acqua , che sono su questa tavola ,nascono dalla terra che l’essere umano
lavora e sono le stesse e semplici cose che ciascuno di noi mangia e beve tutti
i giorni e che oggi mangiamo e beviamo insieme, come ha fatto Gesù, con le
nostre amiche e con i nostri amici.
Ma una sera, poco
prima di essere ucciso, Gesù, mentre era a tavola con le sue amiche e con i
suoi amici, prese in mano del pane ed un bicchiere di vino e disse:
”mangiate tutti un
pezzo di questo pane e bevete tutti da questo bicchiere , perché questo pane e
questo vino sono il mio corpo ed il mio sangue, che io offro a tutte le donne e
a tutti gli uomini, perché nel mondo non ci siano più ingiustizie, guerre ed
odio, ma solo pace, amicizia e amore”.
Così da quella
sera, prima le sue amiche ed i suoi amici ed adesso anche noi, ogni tanto, ci
ritroviamo insieme a mangiare da un unico pezzo di pane ed a bere da un unico
bicchiere, perché vogliamo impegnarci sempre di più ad essere amiche ed amici ed a costruire un mondo giusto in cui
tutti sono uguali e rispettati , pur nella diversità di età, di sesso, di
razza, di religione, ed in cui ci si aiuta gli uni con gli altri.
Si spezza il pane
Si distribuisce il pane, il vino, l’acqua ...
(ascolto del canto) IMAGINE di John
Lennon
Immagina che non ci sia il paradiso:
Io spero che un giorno ti unirai a noi;
è facile se ci provi;e il mondo sarà uno solo.
Nessun inferno sotto di noi e sopra solo il cielo.
Immagina la gente
Immagina che non esista la proprietà,
che vive per l’oggi.sono meravigliato se ci riesci;
Immagina che non ci siano nazioni:
che non ci sia
nessun bisogno, per avidità o per
fame,
non è difficile da fare; ma una fratellanza di uomini.
Niente per cui uccidere o morire
Immagina tutta la gente
e nessuna religione.che ha in comune tutto il mondo.
Immagina la gente che vive la sua vita in pace.
Tu puoi dire che io sono un sognatore,
ma non sono il
solo.
Tu puoi dire che io sono un sognatore
Io spero che un
giorno ti unirai a noi
ma non sono il solo. E il mondo sarà uno solo.
Pres. ass.
Quando pregate non usate tante parole come fanno i pagani: essi pensano
che a forza di parlare Dio finirà per ascoltarli. Voi non fate come loro,
perché il vostro Padre sa di che cosa avete bisogno, prima ancora che glielo
domandiate. Dunque pregate così:
(prendendoci per mano)
MADRE E PADRE NOSTRO,
che sei nei cieli,
sia santificato il Tuo nome,
venga il Tuo regno,
sia fatta la Tua volontà,
come in cielo, così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Non ci lasciar soccombere nella sfiducia in Te,
ma liberaci dal male.
Tuo è il regno,Tua è la potenza e la gloria nei secoli.
Io voglio sapere
se esiste una forza liberatrice:
se almeno la chiesa non sia
la tomba di Dio,
l’ultima sconfitta dell’uomo.
Io voglio sapere
se la pace è possibile
se la giustizia è possibile
se l’Idea è più forte della forza:
quest’uomo bianco,
il più feroce animale
sempre all’assalto
contro ogni altro uomo
o maledetta Europa.
Io voglio sapere
se Cristo ha ancora un senso
chi ha fede ancora in un futuro.
Io voglio sapere
se Cristo è veramente risorto
se la chiesa ha mai creduto
che sia veramente risorto.
Perché allora è una potenza,
schiava come ogni potenza?
Perché non battere le strade
come una follia di sole,
a dire: Cristo è risorto, è risorto?
Perché non si libera dalla ragione
e non rinuncia alle ricchezze
per questa sola
ricchezza di gioia?
Perché non dà fuoco alle cattedrali,
non abbraccia ogni uomo sulla strada
chiunque egli sia,
per dirgli solo: è risorto!
E piangere insieme,
piangere di gioia?
Perché non fa solo questo
e dire che tutto il resto è vano?
Ma dirlo con la vita
con mani candide
e occhi di fanciulli.
CANTO FINALE E’ la mia
strada che porta a Te ( 3 v. )
Per la mia
strada, Signore, che porta a Te.
E’ mio fratello
che viene con me ( 3 v. )
per la mia
strada, Signor, che porta a Te.
E’ mia sorella che viene con me ( 3 v. )
per la mia
strada, Signor, che porta e Te.
E’ la mia gente che viene con
me ( 3 v. )
per mia strada,
Signor, che porta a Te.
E’ tutto il
mondo che viene con me ( 3 v. )
per la mia
strada, Signor, che porta a Te.
E batti le mani
e viene con me ( 3 v. )
per la mia
strada, Signor, che porta a Te.
2)
Laboratori
e preghiere
Laboratorio 1 - La Bibbia come liberazione o come
origine dei fondamentalismi?
Preghiera: Sulle strade di Damasco abbiamo
incontrato altri volti e altre fedi, e solo allora abbiamo capito il tuo volto,
o Dio, Madre di tutti i colori e di tutte le diversità.
Aiutaci, Padre e Madre della nostra terra, a ripercorrere
e a incontrarti ogni giorno sulla via di Damasco.
Laboratorio 2 - Conformità e ricerca critica
nell’ambito delle religioni del Libro
Preghiera:
Signore, dacci la forza di ricercarti e la grazia di trovarti sul
nostro cammino, giorno dopo giorno, nell’incontro con le nostre sorelle e i
nostri fratelli, nel pacifico confronto delle culture, delle tradizioni e dei
bisogni di ciascuno, verso un mondo condiviso di giustizia e di solidarietà.
Laboratorio 3 - Donne e fondamentalismi
Tre giorni di analisi critica delle dinamiche culturali e
istituzionali delle religioni monoteiste possono mettere in evidenza che il
tarlo fondamentalista ancora oggi ha un peso rilevante nella vita di tante
persone?
Al nostro gruppo è parso che è insufficiente l’analisi se
non viene completata dalla lettura di quanto sta succedendo nella società a
livello planetario!
Abbiamo sottolineato che la minaccia più grave per la vita
delle persone e della natura viene rappresentata oggi da un sistema di origine
laica che si configura come un nuovo fondamentalismo basato
sull’”individualismo”, sulla sete di “successo, potere, ricchezza” dove il dio
maschile si perpetua nell’io (individuo).
Questa nuova religione costituisce una minaccia nella
guerra incombente, genera violenza, emargina tra gli ultimi, ancora una volta,
le donne che però nella loro posizione di “marginalità” possono essere stimolo,
lievito, speranza di una più profonda rivoluzione-liberazione, anche nel
movimento delle comunità di base.
Laboratorio 4 - Le religioni fra pace e guerra
Preghiera
- Ascoltaci, o Signore!
... che riusciamo a cambiare noi stessi per poter cambiare
il mondo
... che possiamo “essere” veramente PACE
... che non ci abbandoni mai la speranza di costruire
tutti insieme un mondo migliore.
Laboratorio 5 - Laicità oltre il laicismo
Preghiera:
Ernesto Balducci nel suo testamento spirituale ha lasciato scritto:
“Se avete bisogno di un cristiano da aggiungere al marxista, al liberale,
all’altro non mi cercate: io sono solo un uomo”.
Signore, che fai sorgere lo stesso sole su tutte le donne
e su tutti gli uomini, insegnaci a testimoniare la nostra fede in mezzo a loro,
vivendo fino in fondo la dimensione della laicità
Laboratorio 6 - Giovani
Preghiera
ragazzi/e (Serena): Signore, molte volte il tuo nome viene usato per
coprire le responsabilità degli uomini, invece di essere usato per portare
pace, speranza, uguaglianza e fratellanza.
Aiutaci a non ripetere lo stesso sbaglio.
Ascoltaci o Signore.
Gruppo
fauna: Durante questo convegno, noi del gruppo dei giovani che va
dal 1986 al 1988 abbiamo fatto due riunioni.
Durante la prima riunione abbiamo risposto a un
questionario individuale sulla religione e sui fondamentalismi, dopo di che
abbiamo confrontato le varie risposte.
Nella seconda riunione, alcuni di noi hanno improvvisato
una rappresentazione teatrale liberamente tratta dai Fratelli Karamazof: Il
grande inquisitore (Gesù torna sulla terra e viene accusato da un vescovo).
In una seconda fase dello stesso giorno, ci siamo divisi
in due gruppi, all’interno dei quali è stata organizzata la difesa di Gesù.
3°
Gruppo: Il fondamentalismo è qualcosa che snatura e soffoca il
senso più profondo della fede.
Probabilmente sarebbe opportuno risalire alle origini del
senso della fede in quanto tale: cos’è oggi per noi e cos’è essa stessa. Una
fede che riconosciamo da un lato come slancio passionale e dall’altro come
percorso razionale nella ricerca più ampia di una “libertà” che sia finalmente
acquisizione di una cosciente ed autonoma responsabilità.
3)
CHIAMATI ALLA SPERANZA
Introduzione al tema del
XXVII INCONTRO NAZIONALE DELLE COMUNITA' CRISTIANE DI BASE
(Formia 1-3 Novembre 2002)
Relazione dell'incontro tenuto in Ancona il 9 Ottobre 2002
1
Oltre i confini di ogni fondamentalismo.
Premessa
Il termine fondamentalismo al pari di integralismo è usato
con tale frequenza e con tale libertà che si rischia di ignorarne la vera
portata.
In tutti i modi fondamentalista è colui che ritiene alcuni
(suoi) principi, in al tre parole: i "fondamenti" del proprio modo di
pensare e di vivere (civile o religioso) sicuri, irrinunciabili e
irreformabili, perciò da far valere a tutti i costi, con tutti i mezzi non
escluso, se occorre, il ricorso alla "forza" .
I termini vicini o sinonimi sono tradizionalismo,
conservatorismo, dogmatismo, immobilismo, quindi fideismo, settarismo,
intolleranza, intransigenza; mentre i suoi contrari possono essere considerati
progresso, evoluzione, libertà, razionalità, relatività, provvisorietà,
pluralità, pluriformità, pluralismo, ecumenismo inteso nel suo più ampio senso.
Molte volte il fondamentalismo si abbina con
“integralismo” ma non ha la stessa accezione. Il termine integralista proviene
dal tardo latino integralis (derivato di integer) pieno, completo, totale, in
opposizione a parziale. Equivale a "in tutta la sua estensione”, “in tutte
le sue possibili ramificazioni, manifestazioni". Si parla infatti di
un'edizione integrale, come di un dossier integrale, di applicazione integrale
della legge, di educazione integrale (tenuta a sviluppare armonicamente tutte
le facoltà dell'alunno), di critica integrale e persino di pane integrale, non
mancante di nessuno dei suoi elementi.
L'integralista è quegli che non si ferma a metà strada, va
fino in fondo nelle sue vedute, o nelle sue battaglie (legislative, economiche,
ambientali, militari); non si accontenta delle soluzioni intermedie o dei
compromessi. Non ama la pluralità, il dialogo, la diversità; preferisce
l'"unità" o l'uniformità, per non dire la "conformità", il
conformismo. Lo slogan è avere tutto e tutti sotto controllo, sotto la stessa
bandiera, con gli stessi propositi, impegnati nello stesso progetto.
Integralismo è massimalismo, radicalismo, autoritarismo.
Abitualmente o volgarmente spesso si fa coincidere con
fondamentalismo (l).
Parallelo a entrambi i termini è "fanatismo",
che è fatalismo, razzismo e può degenerare in terrorismo. Il fanatismo è una
supervisione, quindi infatuazione delle proprie idee o ideologie, religiose,
politiche, economiche specie della propria appartenenza razziale, educazione,
cultura e sfocia facilmente in atteggiamenti apertamente polemici, ostili. Vedi
le guerre di religione, le purghe etniche. le dilaniazioni tribali.
Il fanatismo è la forma esasperata, persino irrazionale
del fondamentalismo e dell'integralismo ed è più esteso di quanto normalmente
si crede.
C'è il fanatismo di coloro che si credono all'avanguardia
del progresso tecnico o industriale e c'è il fanatismo dell'immigrato che cerca
di tenere alta la propria dignità, identità, con atteggiamenti impropri,
provocatori e persino altezzosità.
Entrambi gli atteggiamenti sia dei primi che dei secondi,
sono fuori posto e non aiutano a capirsi meno ancora a convivere pacificamente.
l. "Ogni fondamentalismo" .
L'espressione (ogni fondamentalismo) fa supporre che non
ve n'è una sola forma. Infatti è un atteggiamento e di conseguenza un
comportamento che si può ritrovare nei singoli come nei gruppi, in istituzioni,
scuole, chiese, associazioni. “Ci sono diversi fondamentalismi (radicalismi,
integrismi), religiosi, politico-culturali (nazionalismi), etnici (esaltazione
di una razza o dì un popolo); c'è anche un fondamentalismo economico
(l'imposizione del liberismo come indiscutibile forma di organizzazione e
gestione dell'economia" (2), ovvero della produzione. Pullulano soprattutto
nei momenti di crisi, del declino di valori tradizionali, di rivoluzioni,
involuzioni sociali, di mobilità o rivolgimenti etnici, di paure del nuovo, di
disorientamento. Allora il rimedio più opportuno sembra essere quello di
attenersi alle formule, impostazioni, concezioni sicure, consacrate
dall'esperienza e dal successo. Conservare sembra preferibile al rischio di
cambiare.
Il fondamentalismo ha varie forme e colorazioni, ma non
tutte possono essere prese in esame in quest'incontro. Il nostro contesto
sembra far rilevare l'opportunità di delimitare il discorso su quello religioso
(3).
Infatti il termine fondamentalismo sembra essere stato
adoperato per stigmatizzare il comportamento di certe chiese protestanti
dell'America del nord che invece di allinearsi con le nuove interpretazioni dei
testi sacri (la Bibbia) che cominciavano a prendere pìede e a trovare i primi
consensi tra i fedeli, preferivano rimanere fermi al letteralismo biblico (non
al senso letterale del libro che è altra cosa) e alle verità ribadite dalla
tradizione, "la divinità di Gesù Cristo, il valore salvifico della sua
morte, la verità della sua risurrezione fisica, la verginità di Maria"
(4). Queste idee fondamentali della fede cristiana non erano messe in dubbio dalla
nuova esegesi che veniva proposta dal protestantesimo liberale, solo posta in
discussione per esserne meglio appurata la loro portata. Per la prima volta
nella ricerca biblica veniva adottato il metodo storico-critico-letterario e si
dava peso ai suggerimenti che venivano dalla scoperta scientifica sull'origine
dell'uomo, in pratica dall’ipotesi o dottrina evoluzionistica.
Lo studio scientifico della Bibbia, per tutto il secolo, è
senz'altro in mano alle chiese riformate, ma ciò nonostante "la base"
( i comuni fedeli interessati ai problemi religiosi) è invitata o costretta a
rimanere con la tradizione (5). In tutti i modi le correnti ortodosse
(fondamentalistiche) ebraiche non solo rifiutano l'apporto scientifico per
un'adeguata comprensione dei testi delle origini (Genesi), ma prendono persino
alla lettera "la promessa" fatta da Dio ad Abramo e alla sua
discendenza, nei confronti della terra di Canaan (6).
Il fondamentalismo ha trovato ampio spazio anche nella
chiesa cattolica oltre che nell'Islam.
La chiesa cattolica si è tenuta sempre, forse per un
principio tattico, metodologico, dalla parte della tradizione: nihil innovetur
nisi quod traditum est, è stato ed è il suo programma. Nessuna meraviglia che
all'affacciarsi del rinnovamento biblico nella seconda metà dell'800 e ai primi
anni del 900 abbia preso ufficiale posizione sia contro le nuove ideologie
scientifiche tacciandole come razionalistiche (v. il Sillabo di Pio IX: 1870),
sia contro la nuova interpretazione dei testi sacri, soprattutto dei vangeli. L'enciclica
di Pio X, "Pascendi dominici gregis" (1909) è l'attacco più radicale,
violento che sia stato pronunciato contro i tentativi di modernizzazione che i
migliori studiosi cattolici delle varie parti d'Europa e d'America cercavano di
introdurre nell'interpretazione delle Scritture, soprattutto del Nuovo
Testamento (7). Per mezzo secolo nella chiesa cattolica è prevalsa una linea
ultra fondamentalistica. Essa è stata infranta con il Concilio Vaticano II che
ha riesumato e dato corso (v. la Dei Verbum) a quei principi che l'enciclica di
Pio X aveva condannati.
Il Concilio segna una tappa verso la democratizzazione
della Chiesa (Lumen gentium) e la demitizzazione nei confronti dei testi
biblici, ma è rimasto più un programma da attuare, che una progettazione in
corso. Tuttavia non si può dire che la chiesa cattolica in quanto tale, cioè
considerate tutte le sue componenti, di cui non ultima è quella delle
"Comunità cristiane di base" sia ancora al Sillabo o all'enciclica
Pascendi. Gli spazi di libertà non sono sempre ufficializzati, ma ce ne sono e
se ne possono creare impunemente.
Il fondamentalismo religioso più evidente al momento
attuale sembra essere quello islamico, basato su una lettura o utilizzazione
acritica, tendenzialmente immodificabile, del Corano e delle tradizioni
islamiche. Per i musulmani il loro fondatore è il primo dei profeti, e nel
Corano è contenuta l'ultima definitiva rivelazione, ossia manifestazione di Dio
agli uomini. Se in antecedenza Dio aveva parlato in altre lingue e ad altri
profeti, da ultimo ha fatto ricorso a un nuovo fiduciario (Maometto) e si è
rivolto agli uomini in lingua araba.
La Parola di Dio è in cielo, in un libro
"chiarissimo' che è presso il trono dell'Altissimo. Da questa originale o
prototipo divino, che Maometto ha potuto leggere durante le sue “estasi”
notturne e gli è stato fatto "calare sopra" (gli è stato consegnato)
dall' arcangelo Gabriele o da AlIah è nato il Corano, il libro di Dio per
eccellenza, superiore a tutti gli altri che condiziona il rapporto degli uomini
con la divinità. Se si accetta si è in regola con Dio, se si rifiuta si è in
disgrazia.
Il mondo si divide in due fasce. Dei "fedeli" (
i muslim, gli obbedienti a Dio) e degli l'infedeli " , degli idolatri, dei
ribelli. Questi ultimi sono da convertire al vero Dio, in pratica da
sottomettere all'islam.
Su questa base religiosa si è affermata la dominazione
islamica nel mondo (Asia, Africa, Europa). Essa ha fatto in parte il suo Corso;
ora l'islam è incarnato in istituzioni
politiche (nazioni) ma ha perso il peso che una volta aveva avuto. Le ragioni
sono molteplici, come per tutti i flussi e riflussi della storia, ma per i
teorici o teologi dell'islam (la stessa ragione per i predicatori cattolici) il
“fallimento” islamico proviene dalla perdita dei valori tradizionali . E' stato
accolto anche nei paesi islamici il secolarismo, il razionalismo e si è
attenuata la fede in Allah, nel profeta Maometto e nella sua Rivelazione (il
Corano). Si sono persi i "fondamenti" dell'Islam per cui è necessario
ritornare ai canoni della legge cranica, invocandone un'applicazione rigorosa,
senza cedimenti e senza mezzi termini, contro qualsiasi moderazione.
L'Islam è per sua natura integralista. La religione
infatti e lo stato sono un tutt‘uno e il Corano è alla base 'a fondamento"
anche della vita civile, politica, sociale e amministrativa dei paesi islamici
(8). Qualsiasi stato musulmano come era una volta in Israele, è teocratico,
solo che nel mondo ebraico si è verificata una transizione verso lo stato laico,
aconfessionale che non è avvenuta in tutto il mondo islamico. Tuttavia anche
qui si sono fatti strada ripensamenti e tentativi di modernizzazione della
legge coranica che in molti punti non fa che codificare estremismi di una
civiltà primitiva (v. legge del taglione), ma è proprio contro questi tentativi
che si è levato il fondamentalismo islamico dei nostri giorni (Komeinismo,
talibanesimo, Alqaida ecc) che si è per di più eretto a paladino oltre che
della religione coranica, della civiltà, della cultura, della gente
"araba" contro l'occidente e non a sole parole bensì anche con atti
concreti.
In molti paesi musulmani dell'Africa e dell'Asia il
fondamentalismo si coniuga con l'integralismo e con il terrorismo.
Le cronache giornalistiche parlano a volte della comparsa
di forme di fondamentalismo anche in religioni asiatìche che per tradizione non
erano mai state: come presso gli Indù, i Sick e persino gruppi buddisti
giapponesi che si aggrappano a certi principi religiosi tradizionali. Il tutto
per superare la crisi morale in cui sia la famiglia che la società sembrano
essere cadute (8). Anche se cambiano i luoghi e le denominazioni ci si trova
sempre davanti alla stessa patologia, approccio distorto con la realtà, la
verità, la storia, che nel caso dovrebbe essere corretto con la ragione e la
moderazione, più che con le esasperazioni e la violenza.
2.0ltre i confini.
Il termine qui adoperato ( "confini " ) per
indicare le contrapposi- zioni, le barriere, gli steccati, meglio le ostilità a
cui il fonda- mentalismo dà adito, è forse blando. Si tratta di tensioni reali,
profonde, gravi. Tuttavia non si possono, non si debbono considerare
insanabili. Ci si può sempre provare a cercare un varco per superarli, per
andare, ritrovarsi "oltre" .Occorre non rassegnarsi, nè
sottomettersi, non cedere, non perdere la fiducia. Abramo "ebbe fede
sperando contro ogni speranza" e fu salvo, afferma l'apostolo (Rm 4,18).
Se i fondamentalismi sono innanzitutto aberrazioni mentali
oltre che strumentalizzazioni culturali -pratiche, per rimuoverli bisogna
cominciare a rinnovare le coscienze e le mentalità, soprattutto ad avvicinare o
modificare le culture, l'impostazione feticistica che in certe
"scuole" , o in certe etnie, associazioni viene data alle nuove
generazioni. E' difficile cambiare gli adulti, ma una più pacata, spassionata
formazione, catechizzazione o psicologizzazione potrebbe riuscire alla fine far
penetrare spiragli di luce anche nelle menti più refrattarie.
La chiesa cattolica parla molto di "nuova evangelizzazione"
ma è rivolta al di fuori di se stessa, agli altri mentre sarebbe egualmente
urgente spostarla anche al suo interno, dai vertici alla base (9). Si tratta di
una demitizzazione che abbracci le persone e le istituzioni. La chiesa ha
troppe sicurezze, certezze (verità), di cui rivendica l'esclusivo,
insindacabile possesso; dovrebbe potersi mettere in discussione, verificare
fino a che punto ciò che sa e dice proviene veramente da Dio o da Gesù Cristo
come si compiace ripetere. Non occorre un nuovo Concilio, anche se sarebbe
sempre auspicabile, basta attuare i documenti che già ha in possesso, chiamare
a raccolta la schiera dei suoi esperti senza discriminazioni, e mettersi in
umile ascolto di quello che lo Spirito le sta dicendo e alla cui voce il più
dei i suoi gregari "ricalcitra”. Occorre non lasciar
passare invano i "segni dei tempi", guardare più attentamente alle
nuove situazioni e compiere con il coraggio necessario le scelte che il momento
sembra richiedere.
La via di comunicazione tra gli esponenti dell'uno e
dell'altro fronte è il dialogo ossia la capacità di revisione e di conversione,
e soprattutto la demitizzazione di cui occorre dar prova, la forza d'animo di
dubitare di se stessi, delle proprie certezze, anche di quelle che sembrano o
sono state trasmesse come rivelate e che invece sono opinioni degli uomini. I
suoi uomini, anche se ispirati, sono rimasti tali e non hanno preso né il
posto, né l’intelligenza di Dio. Occorre mettersi nella disponibilità di poter
capire di più e meglio dall'ascolto dell'altro, fino a modificare la propria
opinione se qualcuno è in grado di mostrarne l'insicurezza e la precarietà. La
Verità certamente esiste perché è la stessa Realtà, ma la conosce solo Uno e
non è in grado di confidarla nella sua integralità a nessuno perchè non esiste
un altro eguale a se stesso. A tutti coloro che si sono messi a cercarla e a
quelli ai quali Egli ha voluto farne una speciale elargizione (i
"profeti") ne ha potuto accordare solo qualche barlume, per di più
sempre commescolata, confusa con una farragine di abbagli, incongruenze,
errori.
Il dialogo è la prima via, il presupposto irrinunciabile
per uscire dalle proprie assolutizzazioni o dai dogmatismi, ma sul piano
interculturale, interconfessionale, interreligioso occorre anche riuscire se
non a mettere in dubbio a interrogarsi sulla validità del proprio credo (10).
Il fondamentalismo nasce nelle chiese e di riflesso nelle
comunità cristiane, nasce da false paure, da timori ingiustificati, errori
immaginari. Si crede di conoscere il senso esatto delle Scritture (in base agli
apporti del passato: Tradizione e Magistero), si teme ingiustamente che le
nuove possibili interpretazioni mettano a soqquadro la fede, e persino
pregiudichi l'impalcatura istituzionale, senza nemmeno chiedersi seriamente e
severamente se questo sia vero, o sia veramente un male e non piuttosto un
segno della sua fragilità costituzionale.
Se la chiesa, le sue istituzioni gerarchiche non si
mettono in crisi, o almeno in serio, sereno ascolto delle istanze che vengono
dai suoi componenti, non vi sarà mai pace dentro le mura di Gerusalemme;
al contrario non cesseranno gli arroccamenti, le ire, le
incomprensioni, le condanne. Lefevre è il caso tipico dell'integralismo,
fondamentalismo catto- lico; ma i lefevriani sono stati molto di più di quelli
che si sono segnalati apertamente tali. La gerarchia si è messa ufficialmente
contro il prelato oltranzista, non tanto per la sua linea, quanto per certi
dettagli in essa contenuti (le critiche al primato papale e il poco rispetto
alla Curia vaticana).
Si continua tuttora a parlare di libertà di coscienza, di
pluralismo, di ecumenismo ma di fatto prevale il monarchismo e il dogmatismo.
Le nuove generazioni di teologi, di presbiteri, i
movimenti cristiani giovanili o adulti sembrano più convinti dell'extra
ecclesiam nulla salus, della subordinazione petrina e persino vaticana che
della liberazione o libertà dàlla medesima.
Con questi equivoci i fondamentalismi, le divisioni,
lacerazioni non sembrano destinati a finire; la chiesa cattolica si fa
credibilmente paladina della pace tra le nazioni o le confessioni religiose se
al suo interno ristabilisce i diritti fondamentali e irrinunciabili dell'uomo e
del credente che Gesù più che sudditi ha invitato a chiamare
"fratelli".
'
3. Dare speranza.
Il nostro tempo, come non mai è infestato dai
fondamentalismi e dalle contrapposizioni estreme. Alcuni di essi, tra quelli
religiosi, sono diventati violenti, aggressivi, dinamitardi e quelli economici
selvaggiamente competitivi, senza risparmio di mezzi e di metodi. Gli arsenali
atomici si sono moltiplicati e diventati pericolosi per tutti, per le nazioni
che li posseggono e per quelle che ne sono sprovviste.
I predicatorì di sciagure, dei falsi cristi e dei falsi
profeti, avrebbe detto Matteo (24,24), che non sono mai mancati nella storia
dell'umanità, proliferano, sembra, ancor più oggi. Forse ci sono ragioni di
temere, di essere in apprensione, ma non serve a nulla, alla fine, lasciarsi
prendere dai loro malauguri, cadere nella disperazione.
La storia non è a
un passo dalla sua conclusione, come si sforzano di ripetere certi interpreti
improvvisati del Vangelo, ma di una sua nuova, spettacolare apoteosi. I pazzi
certo non mancano, ma sovrabbondano anche i saggi. Gli scienziati stanno
portando l'uomo a spasso per il cosmo e cercano di mettere a punto le leggi
della vita (nuova genetica). Le vie di comunicazione, quindi di
riavvicinamento, di scambio, di dialogo si son fatte prodigiose. Tutta la terra
è diventata un paese, se non un villaggio.
Siamo agli albori non tanto di semplice, nuovo
illuminismo, quanto di una nuova era, quella dell'uomo non più terrestre ma
cosmico, alla fine interplanetario. La scoperta dell'America cambiò la storia
da medievale in moderna, il viaggio dell'uomo sulla luna e presto verso gli
altri pianeti, non è più un sogno, ma un progetto in via di realizzazione.
L'uomo stellare prenderà il posto del nostro omuncolo terrestre. Sembra
fantascienza, ma i primi passi, che una volta, ai tempi di Icaro erano follia,
sono stati già compiuti.
La tesi evoluzionistica, che ha tanto intimorito i nostri
antenati, si va rivelando la porta di un grande futuro. I suoi traguardi
faranno sbalordire e trasalire di giubilo i suoi protagonisti. I nostri
"di- scendenti", anche se tuttora remoti, ma davanti a Dio, ripete il
Salmista, mille anni sono come un giorno (Sl.90,6), non saranno in angoscia, ma
traboccheranno di gioia, perchè si ritroveranno più intelligenti, più
intraprendenti e più santi.
La risurrezione fulcro del messaggio cristiano, del
Vangelo, non è un annunzio di morte ma di vita, temporale ed eterna. L'uomo
ideale si ritroverà in una nuova terra e in nuovi cieli già in questa prima
fase della sua esistenza oltre che
nell'altra.
La speranza cristiana è stata guardata in proiezione
ultramondana; certo è anche questo o soprattutto questo, ma è anche in
proiezione intramondana.
I credenti sono stati abituati a ripetere che la figura di
questo mondo è transitoria (cfr. lCor 7,31), e che la vera abitazione dell'
uomo è quella che egli ha nei cieli (Fil 3,20), che il mondo e le sue pompe
sono più a servizio di Satana che di Dio e che i veri valori sono quelli dello
spirito, l'amicizia con Dio e infine che la propria realizzazione si ottiene piuttosto
nella preghiera, nella mortificazione, nella solitudine, nella fuga dal mondo.
Le parole di Luca "i figli di questo secolo prendono
moglie e marito, non sono per questo degni di entrare a far parte del secolo
futuro" (cfr. 20,35) o la parabola degli invitati che declinano l'invito a
"nozze" per i loro impegni temporali (Mt 22,5; Lc 14,24) sembrano far
supporre che le cose di quaggiù non hanno un peso davanti a Dio e non sono
registrate nel libro della vita. Anche le acque del diluvio si erano riversate
sugli uomini che mangiavano, bevevano, prendevano moglie o andavano a
marito" (Mt 24,38) come i costruttori della torre di Babele erano stati
fermati nella loro dissennata impresa (Gn Il,1-9).
L'illuminismo prima
e il materialismo poi hanno finito per riportare l'attenzione anche nel
cristiano sulle realtà temporali e terrene. Moltmann, che pure è un credente,
scriveva nel 1965 "La teologia della speranza" e non suggeriva la
fuga dalla storia, ma un inserimento sempre più efficiente in essa.
Dal e in seguito al Vaticano II è nata la "Teologia
delle realtà terrene": una concezione ottimistica della materia, del mondo
fisico, della corporeità, del piacere, dei diritti degli uomini e dei popoli a
cui la Pacem in terris e soprattutto la Gaudium et spes hanno dato pieno
diritto di cittadinanza nella stessa chiesa.
I vaticinatori di disgrazie tuonano ancora contro il
materialismo, l' edonismo, il consumismo, ma a quanto sembra inutilmente.
Molte pagine della Bibbia fomentano anch'esse il
pessimismo, ma sono quelle scritte dagli uomini d'Israele o da giudei
cristianizzati, non invece dai profeti dell'Altissimo. Esse riflettono la
mentalità, i malumori di una comune creatura non di chi è guidata dallo Spirito
di Dio. I profeti sono i mediatori del profondo o delle profondità della
storia, quelli che possono leggerne le ultime dimensioni. Uno di essi è il
jahvista di Gn 2, l'ultimo è Gesù di Nazaret. Il "paradiso terrestre"
(Gn 2) non è un'eresia del materialismo storico ma il programma di felicità che
Dio ha assegnato all'uomo nel crearlo.
La speranza è inquietudine del presente, è attesa di un
futuro mi- gliore, sempre più vicino alla prospettiva "finale" ,
ossia al mondo della risurrezione. E' questa (la metastoria) che proietta i
suoi riflessi sulla storia e ne regola il cammino ascensionale. La risurrezione
è una tappa, ma anche un programma, il più raggiante che l'uomo abbia di
fronte.
Non occorre conoscerlo, è sufficiente impegnarsi ad attuarlo e la portano avanti quelli che non
si lasciano prendere dal pessimismo, dall'abbattimento, dal disimpegno, che
rimangono nel posto che loro è toccato prendere o hanno ricevuto.
La speranza non è un hobby ma un dovere dell'uomo,
massimamente di chi crede. “Non siate tristi come quelli che non hanno
speranza” raccomanda l’Apostolo(1Ts 4,13)
E’ un’esortazione che ci rivolgiamo anche noi. Nella vita
ci sono lutti
e lacrime, ma sono “incidenti” di percorso; sono le doglie
del parto, non i
rintocchi dell’agonia. La donna soffre, dice Gesù,quando
giunge la sua ora,
ma poi subito si rallegra perché ha dato alla luce un uomo
(Gv 16,21).
I gemiti sono reali, ma hanno preceduto e accompagnato lo
sbocciare della
vita. La speranza è un canto in cui si intrecciano
tonalità contrastanti,
ma in cui alla fine i suoni cupi, lugubri saranno
sopraffatti dagli squilli
giulivi e tripudianti della vittoria.
Note
1. Infatti L. Lorenzetti direttore della "Rivista di
teologia morale" comincia il suo apporto al "Forum" su L'etica nell'epoca dei fondamentalismi"
con l'affermazione: "II termine fondamentalismo (o integralismo )". E
I'abbinamento è ribadito pacificamente nel seguito dell'articolo :
"Fondamentalismo, fanatismo, violenza", in Rv di Teol. Morale, 134
(2002), pp.207-212.
2. idem, p.169.
3. Per una prima informazione sull'argomento si possono
consultare: -R.Bertolot, in Dalla teocrazia al laicismo, Sassari 1993, pp.
85-89;
-L.Lorenzetti (a cura). Dizionario di teologia della Pace,
Bologna 1997;
-E. Benvenuto, La seduzione dei fondamentalismi, in
Servitium, 32 (1998), 35-44;
-M. Contadini -G. Bevilacqua, La sfida della modernità e
della interculturalità, Fondamentalismo, fanatismo, Torino 2000, pp.124;
-AA. vari, Crisi della speranza, Glossa, Milano 2000;
-C.E.I., Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, in
Regno (2001) 2,442;
-G.Cereti, La prospettiva cattolica: il fondamentalismo
come reazione alla modernità, Rv Teol Mor 134 (2002), pp. 177-181; nello stesso
numero, il citato articolo di L. Lorenzetti (v.n.l) e la sua introduzione al
"Forum", pp. 169-171.
4. G. Cereti, La Prospettiva cattolica, cit., p.177. Ma
più pertinente è, al riguardo, il richiamo fatto nel "Vocabolario della
lingua italiana" a cura del11stituto G. Treccani, Roma 1987, che definisce
il fondamentalismo un "Movimento religioso protestante, diffuso
soprattutto negli Stati Uniti, che in opposizione al protestantesimo liberale e
a tutte le tendenze razionalistiche e critiche, accoglie ed impone come
'fondamenti' (fundamentals) del cristianesimo l'accettazione, oltre che dei
dogmi, dei miracoli e dell'inerranza della Bibbia, anche dell'ispirazione
verbale di questa, ammettendone la sola interpretazione letterale ( =
letteralistica), fino a vietare, talvolta, l'insegnamento di teorie
scientifiche che possono apparire in disaccordo con il racconto della creazione
nel Genesi" (Voi.II, p.481).
5. v.R. Bertalot, valdese, La Prospettiva Protestante, in
Rv Teol Mor 134 (2002), 183-189, che tuttavia non affronta direttamente il
tema.
6. Cfr. Gn 12, 1-3 e parall. Tuttavia il rabbino della
comunità ebraica di Trieste in
La Prospettiva ebraica, Rv Teol Mor 134 (2002), 191-195,
riferendosi ad alcuni testi biblici interpretati allegoricamente si sforza di
segnalare l'esistenza di un certo pluralismo all'interno della tradizione
ebraica.
7. La campagna antimodernistica sostenuta da un gruppo di
conservatori (sodalitium pianum), che godevano di appoggi influenti
(indirettamente il Papa e direttamente il Segretario di Stato e altre autorità
ecclesiastiche) ebbe risvolti sconcertanti.
Per circa 15 anni seminò il panico nell'intera chiesa fin
negli Stati Uniti, con insinuazioni, sospetti, aperte critiche, accuse,
denunzie nei riguardi degli studiosi più impegnati.
Non mancavano di mettere in cattiva luce, calunniare
cardinali (Billot, Ferrari), vescovi, semplici sacerdoti, di far condannare i
loro scritti.
Si trattava di "bande nere", subdole, i cui
membri si potevano permettere tutto e rimanere impuniti oltre che nel più dei
casi anonimi. Cessarono con I'avvento di Benedetto XV che osò sconfessarli e
diffidare i loro abusi di potere: tra l'altro il diritto di parlare in nome
della chiesa. AI riguardo, sul modernismo e I'antimodernismo, si ha un gran
numero di pubblicazioni.
8. Cfr .Fondamentalismus, in
Lexikon fur Theoligie und Kirche, Freiburg -Wien 1995, B IV , p.224.
9. "Per anglicani, si legge in un documento del
dialogo anglicano-cattolico, l'autorità in campo morale è molto più diffusa
nella comunità ed è offerta dal consenso dei teologi". "Anche in
questo possiamo imparare dagli altri", commenta G. Cereti (~ Qt p. 179).
10. Cfr. O. da Spinetoli, Bibbia e Catechismo. Il credo, i
comandamenti, i sacramenti, Brescia 1999. Il libro cerca di proporre, tra
l'altro, una rilettura e una reinterpretazione, persino un ridimensionamento
degli stessi articoli di fede, nati spesso da una comprensione affrettata,
meglio empirica, delle Scritture.
4) Intervista ad Alberto Castagnola che affronta argomenti da lui
riproposti alla Tavola rotonda del 2 novembre a Formia
NON È UN MODELLO UNICO L'ALTERNATIVA AL PENSIERO UNICO
Alberto Castagnola
Da Adista n. 73.2002
Hai affermato nel tuo intervento che il modello socialista
non esiste più, che è rimasto nei libri, che nessuno ha avuto più il coraggio
di rimetterlo in piedi. Come è emerso, però, dal ricco dibattito sul socialismo
durante il Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre, sono in molti, anche al di
fuori dei tradizionali partiti comunisti (pensiamo ad esempio al Movimento dei
Senza Terra del Brasile), che continuano a vedere nel socialismo un modello di
riferimento ancora valido.
Ovviamente si può continuare a credere nel socialismo, ma questi modelli non
sono atti di fede, non devono diventare una religione. Bisognerebbe invece
misurare le forze che permetterebbero di realizzare un modello socialista.
Purtroppo, in questo momento, sono soltanto singole persone e singoli settori
che continuano a rifarsi a tale modello. Questo è positivo, ma non corrisponde
ad un'alternativa reale. Inoltre, il modello socialista non è unico: vi sono
stati tentativi completamente diversi, basti pensare al socialismo africano. E
si sono avuti modelli imposti, modelli troppo burocratici. Il Movimento dei
Senza Terra si muove su un socialismo di base, sostanziale. Ma ora è necessario
cominciare a discutere su che tipo di modello socialista, o su quali modelli di
tipo socialista è possibile lavorare nell'attuale situazione di globalizzazione
da un lato e di totale esclusione di metà dell'umanità dall'altro.
C'è quindi un punto da cui ripartire. Non si ricomincia proprio da zero.
Io credo che non si possa partire soltanto da un modello socialista. E dico
questo non per escluderlo o perché non mi piace più, ma perché sono cambiate le
condizioni del capitale: il modello socialista è stato concepito a metà
dell'Ottocento, sono passati 160 anni, e non possiamo riprendere tutto come se
non fosse successo niente. Anche perché abbiamo un sistema finanziario in
espansione che cambia ulteriormente le caratteristiche del sistema
capitalistico. È allora necessario sperimentare tutta una serie di elaborazioni
che siano adeguate al modo in cui si presenta oggi il sistema capitalistico,
che è diventato molto più violento, più diffuso, più escludente. Marx riteneva
che nel giro di due-tre generazioni il sistema sarebbe crollato. Ma questo oggi
non si può più affermare, perché il sistema ha dimostrato in 150 anni di
sapersi modificare completamente, senza scoppiare. Occorre allora lavorare
sull'ipotesi di costruire nell'ambito dell'esclusione, della povertà estrema,
altri modelli più adeguati - un modello che vada bene per l'Africa e uno che
vada bene per l'Asia, per esempio - completamente diversi da loro, ma che
potrebbero tutti rappresentare strade ricche di una reale alternativa. Se poi
alcuni di questi si chiameranno socialisti, o se alcune componenti di questi modelli
saranno riprese dal vecchio socialismo, andrà benissimo. Ma bisogna tener
presente che le condizioni sono completamente diverse.
E cosa sta facendo la rete di Lilliput in questa direzione?
Il tavolo intercampagne (luogo autonomo all'interno della Rete che svolge un
ruolo di consulenza culturale e scientifica, di accompagnamento e di sostegno, ndr),
di cui faccio parte, ha iniziato a riflettere sul modello: sulle elaborazioni
già disponibili, sugli embrioni di modello alternativo già esistenti, sulle
componenti auspicabili e su quelle da escludere. E questo significa avere già
un quadro di riferimento operativo molto utile. L'ideale sarebbe quello di
creare un laboratorio, un centro di studi, che funzioni come centro di
addensamento. Si tratta di un lavoro faticoso, ma stimolante e assolutamente
necessario.
Nel tuo intervento hai sottolineato la necessità di andare oltre certi
comportamenti minimali legati al consumo individuale per cercare forme di
intervento più efficaci. Che cosa intendi precisamente?
Io non ho voluto minimamente sminuire le attività che la Rete sta già
svolgendo, come ad esempio il commercio equo e solidale. Dobbiamo solo stare
attenti a non pensare che ognuna di queste iniziative, moltiplicata
all'infinito, rappresenti la soluzione. Si deve lavorare con i piedi per terra,
senza illusioni, senza errori di proporzioni e di prospettiva. A livello
personale, molte volte giocherelliamo su questioni come quella di non bere la
Coca-Cola. Ma se la coerenza individuale è importante, quello che più conta è
la costanza dell'impegno, la capacità di sostenerlo, a livello di
organizzazione collettiva, perché è questa che non si può permettere stanchezze
e interruzioni di lavoro. Altrimenti si rischia di pensare che, stando a dieta,
si può salvare il Terzo Mondo.