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“In un tempo di sopraffazione e precarietà rendete ragione della speranza che è in voi”.

32° Incontro nazionale CdB - Torino 30. X/ 1.XI. 2010  –  Laboratorio 4

“LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA E DELLA PARTECIPAZIONE E LA PERDITA DEL SENSO DELLA SOLIDARIETÀ”

 

Resoconto degli interventi dei presenti al IV laboratorio

Inizio ore 9,30

Stefano (Cdb S. Paolo – Roma) legge e commenta il documento introduttivo e dà i tempi. Si pensa di dedicare la mattinata alla libera discussione del tema proposto e ripreso nel documento introduttivo, e il pomeriggio più in particolare alle esperienze vissute e alle proposte operative.

Erminia (Cdb S. Paolo) invita alla concretezza: essenziale è conoscere il punto di vista di ogni comunità o singolo intervenuto sul tema del laboratorio nel contesto del tema generale.

Jolly (terapeuta – Cuneo) Fa alcuni esempi derivati dalla sua professione, accentuando l’aspetto della cura del singolo. Ricorda l’esempio della “Coscienza di Zeno” ( di I. Svevo) dove il protagonista, affetto da complessi, si sblocca quando gli si presenta la possibilità di fare il mercante di armi. La tecnologia è una sorta di protesi che ci dovrebbe aiutare ma crea disuguaglianze: il benessere, o il desiderio di benessere crea egoismo. Come intervenire? Ha osservato, per esempio, che i bambini oggi non sanno respirare per cui bisogna intervenire con manipolazioni al capo con tecniche naturali e non farmacologiche che liberano la mente.

Mario Campli (Cdb S. Paolo) osserva, a proposito dell’intervento precedente, che questo prende in considerazione il corpo delle persone, ma altrettanto importante è il “corpo” sociale. Anche lì si avvertono (specialmente in Italia, oggi) protesi e fragilità. Trova che ieri (tavola rotonda) è mancata una riflessione sulla crisi della società italiana. La Costituzione è una protesi? E le Cdb sono  un pezzo di questa sofferenza o delle piste per ricostruire una convivenza, oppure diciamo che non è loro competenza? Vede grande superstizione diffusa, non solo a livello religioso (caso Avetrana) . In conclusione ritiene che si debbano sempre tenere presenti i due pilastri: persona e società.

Eugenio (dalla Brianza, collegato con le Cdb nord Milano) ha rilevato anche lui una crescente tendenza a curiosare nei “fatti straordinari”, ma non ne dà tutta la colpa all’input proveniente dai mass-media. Lui fa meditazione, ma poi sente la necessità di ascoltare alla radio ciò che avviene fuori. Richiama poi la frase del documento introduttivo: “Non c’interessa, in questa sede, muovere una critica intraecclesiale…” per dire che le situazione di rapporto con le parrocchie possono essere le più varie. Riferisce l’esempio di una Cooperativa dove sua moglie insegna l’italiano agli stranieri: hanno chiesto uno spazio al comune che glielo ha negato e sono stati invece ospitati in un oratorio. Racconta che in tale contesto, frequentato da molti bambini, italiani e no, qualcuno, giocando a palla, ha fatto cadere un crocefisso che era appeso ad una parete e subito i ragazzi extracomunitari sono stai accusati di averlo fatto apposta in sfregio al simbolo. Il prete responsabile dell’oratorio, simpatizzante della Lega, ha dato credito a queste voci, il parroco è più equilibrato, ma anche lui ha paura. In questi esempi vede una cappa sulla democrazia. Forse una via d’uscita sono i piccoli esempi di impegno nel sociale, che sono liberanti. E’ d’accordo sui “principi non negoziabili” della Costituzione, dei quali ha parlato la Bindi.

Marcello Vigli  (Controinformazione, Roma) E’ soddisfatto dell’andamento dell’incontro e di ciò ringrazia gli amici di Pinerolo. Cita il documento introduttivo al paragrafo “Avendo ben presente che non esiste per il cristiano un modo specifico di intervenire nel sociale…” ma sottolinea che Luciano Guerzoni nel suo intervento di ieri sera ha parlato della necessità di dire qualcosa della Chiesa non in quanto soggetto sociale, ma nel suo volersi porre come soggetto politico. Questo allora ci interroga come cristiani, non tanto per dire quello che essa deve fare, quan to per dire quello che non deve fare. Cita in merito un articolo dal Fatto quotidiano e chiede che nella relazione sui lavori del gruppo che dovrà essere fatta domattina si ponga con chiarezza questo problema: se non sia arrivata l’ora di riprendere un elemento fondamentale e originario del nostro cammino e cioè la funzione critica verso il soggetto Chiesa. Altra istanza evidenziata è quella della rinascita nei partiti di formazioni che hanno questa consapevolezza. Cita poi l’esempio del recente convegno a Napoli del gruppo Il vangelo che abbiamo ricevuto come un passo avanti in questa direzione. Cita anche, per la storia del movimento, il libro scritto con Mario Campli.

Gabriele (Venezia) si definisce un “cattolico tradizionale” ma capisce e condivide la nostra esigenza di contestare la gerarchia; avverte però che oggi c’è un pericolo non meno reale di deterioramento della democrazia e questo viene dalla Lega. Bisogna capire su cosa si basa la Lega per ottenere il successo che ha, specialmente dalle sue parti. A precisa domanda di un partecipante al laboratorio “e la Chiesa che fa”(nei riguardi della Lega)? risponde: sono contigui.

Antonio (Cdb S. Paolo) A proposito della pretesa della Chiesa di intervenire nella gestione della cosa pubblica come soggetto politico, riprende e amplia alcune suggestioni contenute nel documento introduttivo. In particolare, per quanto riguarda la Costituzione, sottolinea due esigenze apparentemente contraddittorie, e cioè, da un lato la necessità, specialmente in questa contingenza politica, di difendere strenuamente i principi fondanti e irrinunciabili della carta costituzionale, e dall’altra l’opportunità di non nasconderci alcuni suoi limiti, come la mancata previsione, dati i tempi in cui fu scritta, della profonda interferenza che può avere sulla la vita democratica il potere dei media e il loro possesso. Ma soprattutto non va dimenticata la contraddizione, interna alla carta stessa e sempre denunciata dalle CdB, tra il principio solenne enunciato dall’art. 1 secondo cui la sovranità appartiene al popolo e quello dell’eguaglianza  di tutti i cittadini, indipendentemente anche dal credo religioso, contenuto nell’art 3 e l’introduzione, nell’art 7, di un soggetto, la Chiesa cattolica, anch’esso sovrano e quindi concorrente sugli stessi cittadini, che non possono essere divisi in anima e corpo; inoltre la costituzionalizzazione dei Patti lateranensi finisce per dare privilegi ad enti e soggetti cattolici rispetto alla generalità dei cittadini.

Carlo  (Torino) sulla base di quanto constatato in un suo recente viaggio in “Terra santa” circa le rivalità anche violente tra tutti coloro che si richiamano al nome cristiano, ognuno convinto di possedere e rappresentare la verità, osserva quanto sia utile un lavoro come quello delle Cdb che tendono a recuperare il messaggio originale del cristianesimo, soffocato dalle gerarchie, che è invece contrario ad ogni ritualità e potere.

Luciana (Pinerolo) pur continuando a frequentare la parrocchia, si sente più vicina alle Cdb. La parrocchia la tiene al corrente di quanto avviene in quell’ambito, ma le consente anche di fare controinformazione. Ritiene utile, più in generale, un impegno a partire dalla situazione locale  e dalle realtà che ci sono, con tutte le forze che ci possono essere vicine e insieme a loro avere più impatto verso l’esterno. Auspica la formazione di un senso critico per discernere i contenuti delle informazioni mediatiche e sottolinea come la Lega abbia saputo toccare esigenze profonde delle persone.

Massimo (gruppo “Sconfinati” di Torino) dice che anche lui cerca di fare controinformazione dovunque sia possibile, negli ambienti politici, associazioni di volontariato, ecc. Ritiene uno scandalo che il Piemonte sia andato alla Lega, anche se sulle elezioni gravano molti sospetti di irregolarità.

Maria Concetta  (gruppo di “Controinformazione” – Roma) ancora a proposito della Lega, osserva come abbiamo tutti sottovalutato alcuni segnali, anzi all’inizio la Lega era oggetto di derisione. Pure la scuola, dalla quale proviene, ha le sue colpe, ma ricorda anche la grande difficoltà di far passare tra i giovani certi messaggi di impegno e solidarietà. Li ritiene imbevuti di liberismo, che porta all’egoismo; hanno perduto il senso di “bene comune”. A suo avviso è anche difficile, più in generale, “intercettare” la base, che è refrattaria  ai nostri discorsi perché anestetizzata da un certo tipo di informazione.

Rita  (Livorno) Confessa di sentire come contraddittori alcuni dei discorsi sin qui fatti. Nella sua comunità è diffusa la convinzione che si debba agire all’esterno non in quanto Cdb ma ciascuno personalmente nel proprio ambito sociale, per poi magari tornare a confrontarsi nella propria comunità. Fa alcuni esempi relativi alla scuola ed al volontariato. Ritiene positivo questo affievolirsi della loro specificità cristiana, che può essere percepita come elemento di divisione; in questo senso non si sentono più come Cdb. Occorre una visione “olistica” della società. A richiesta di un partecipante al laboratorio precisa poi che non è in discussione la figura e l’esempio di Gesù, che anzi è alla base della loro esperienza.

Carla (Piossasco) E’ assessore all’istruzione nel suo comune, in una giunta di centro-sinistra, e parte quindi dalla sua esperienza personale. All’inizio era contraria ad impegnarsi in politica, ma poi, vista la gravissima crisi di partecipazione si è decisa, ponendosi come punti di riferimento per il suo operare la Costituzione e il suo sentirsi cristiana. Parla delle difficoltà del suo lavoro sia come amministratrice pubblica sia come insegnante. Come tale riferisce la colorita espressione di un suo alunno che le ha detto “Prof, lei ci rompe le …perché ci costringe a pensare”. E’ preoccupata perché molte sollecitazioni sono proprio nel senso di diminuire la responsabilità e la critica. Altri 4 della sua comunità si sono impegnati nel politico.

Carlo Bianchin  (gruppo “Sconfinati” di Torino) richiama alla riflessione di tutti alcune delle stimolanti suggestioni che ha ricevuto in questi giorni, come lo “spazio del pubblico confronto”, che va difeso; il concetto di cittadinanza che supera quello di accoglienza, come quello di “interculturalità”  supera la “multiculturalità” (che invece può essere una gabbia). Fa poi un po’ la storia del suo gruppo: non sono una Cdb, ma hanno conosciuto e collaborato con questa come con altre esperienze. Sono nati al tempo del Card. Pellegrino, che consentì ad un prete operaio (Carlevaris ?) di gestire una comunità ecclesiale non parrocchiale che si occupasse in particolare degli operai e di questi tenesse presenti le esigenze e le esperienze. Questa comunità (S. Andrea ?)  ha funzionato per 30 anni, poi il prete operaio che la animava è stato trasferito ad altra parrocchia. Il parroco subentrato non ha seguito la prassi e gli intenti del precedente, per cui l’esperienza è finita e loro (gli “Sconfinati”) hanno continuato a riunirsi “uscendo dal ghetto”, donde il nome, e confrontandosi con altre comunità (così ci hanno conosciuti);  continuano a partecipare all’eucarestia in parrocchia, ma in modo autonomo, con interventi durante la liturgia della parola e gettando germi di novità. Risponde all’intervento di Jolly ricordando alcune prassi dei “Lama” tibetani.

Pina  (Coteto-Livorno)  Pone il problema della sempre più vasta delega per l’esercizio della cosa pubblica. Ciò si vede in modo particolare nel caso della Lega. La famiglia non educa più, si sottrae sempre di più alla fatica dell’educazione dei figli. E’ molto positivamente, toccata dall’esempio di Carla di Piossasco. Gesù non ha istituito categorie, ma voleva  persone pensanti.

Erminia  (Cdb S. Paolo – Roma) a proposito della “specificità del cristiano”, capisce che possa generare sospetti, ma cerca una via per mantenerla senza che questo crei divisioni. In questo di rifà alla figura e all’insegnamento di Gesù. Distingue tra vita privata, nella quale tale appartenenza può avere tanti significati e scelte, per esempio un certo atteggiamento verso la natura e il mercato e la vita pubblica, dove non ci sono solo i partiti, ma variegate forme di impegno, per es. nei Comitati, nelle Reti di scopo, ecc. In ogni caso lei vi si impegna conservando sempre un senso di appartenenza alla sua comunità, come se avesse alle spalle una realtà che con lei riflette, opera e matura. Accenna all’esperienza del gruppo giovani della comunità, al quale si dedica, e che cercano di vedere la Cdb come spazio nel quale debbono autogestirsi “politicamente” e autonomamente, senza essere “compressi” dalla Comunità. In questa autogestione hanno prodotto frutti scelti da loro (un corso biblico e un’attività nel sociale di accoglienza di immigrati, della “la sosta” di cui parleranno più avanti e domani).

Francesco (Isolotto – Firenze) Parla della sua esperienza in Europa con giovani delle Cdb e della sua convinzione che si debba agire a 360°  non avendo mai  paura di contaminarsi con esperienze a noi simili anche se non identiche, dove ogni gruppo porta le sue idee e nessuno ci chiede di fonderci in una realtà indiscriminata. Richiama l’intervento di Jolly e gli chiede se tra le pratiche previste dalla sua terapia vi è qualcosa che crei motivazioni per il nostro andare avanti.

Jolly  risponde che il punto di partenza è il corpo, sin da quando nasciamo e fino alla morte. L’individuo viene prima della realtà sociale. Ricorda però che Gesù disse “Non si vive di solo pane” per cui la ricchezza personale non dà felicità. Occorre respirare con Dio sul fango. Respirare per conoscere il proprio corpo e attrezzarsi per non essere più manipolati.

Angelo Cifatte  (NSC - Genova)si presenta come funzionario del comune di Genova. Frequenta saltuariamente la comunità di Oregina, ma si ritrova anche nel movimento “Noi siamo Chiesa” ed ha come parroco don Paolo Farinella. Nota che vi è, da parte dei credenti, magari in modo inconsapevole, un desiderio di assumersi nella Chiesa una responsabilità “profetica” e che la Chiesa gerarchica vi si oppone. Ricorda le figure contraddittorie dei “pastori” della chiesa genovese, molti dei quali integralisti, ma ricorda che a Genova sono nati anche il Card. Guano e il Card. Lercaro che hanno testimoniato in Concilo l’esigenza dell’apostolato dei laici e l’attenzione per gli ultimi. Auspica che da questo incontro esca un “grido di dolore” per ciò che ci offre oggi la Chiesa. Cita un articolo del “Fatto quotidiano” che è esemplare del modo in cui dovremmo inserirci nella società e nella Chiesa, proprio come Politi  ci inserisce in un articolo che non parla solo di noi. Anche lui non si sente del tutto impegnato con la comunità di Oregina, ma in ogni caso si sente molto impegnato con la sua personalità e la sua storia e il suo credere, e questa è una questione di grande valenza politica. Anche lui sente carenze della Costituzione specialmente sotto il profili della interferenza dei media e dei loro proprietari sulla formazione delle scelte dei cittadini.

Cesare (Cdb Piossasco) riferisce della presenza in Piemonte di 13 realtà (4 a Torino, 4 in provincia e 4 a Cuneo, oltre alla sua) di gruppi molto vicino a noi anche se non si chiamano Cdb. Spesso il nome dipende da contingenze organizzative locali. Chiede che da questo incontro esca una chiara parola a favore della collaborazione con queste realtà, anche perché così si diventa tutti più visibili. Occorre  rivedere gli aspetti organizzativi delle Cdb., anche perché c’è grande ricchezza di pensiero a livello locale, che non può esprimersi tutta in convegni come questo. Non porta a nulla inorgoglirci della nostra identità di Cdb.

Carla  (Cdb Pinerolo) Nota che nel complesso i vari contributi del dibattito si integrano bene e non ci sono punti di vista che confliggono irreparabilmente. Ma alcuni punti sono prioritari a seconda delle situazioni. Aggiunge alla riflessione un altro pannello: non ci dobbiamo mai dimenticare della permanenza di un diffuso modello patriarcale, di un pensiero unico maschile. Mettere insieme i punti di vista diversi a partire dal nostro essere è più facile è più facile e fruttuoso se si tiene presente questo sistema patriarcale ancora invasivo. Non dimenticare che all’interno delle Cdb c’è il grande movimento dei gruppi donne, ma la loro esperienza fatica a passare nel linguaggio e nell’attenzione del quotidiano e dell’organizzazione delle Cdb. Il pluralismo delle differenze, anche delle differenze di genere, può aiutare ad andare avanti.

Termine della sessione antimeridiana alle ore 12,30

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Ripresa pomeridiana – ore 15,30

Maria Luisa  (Bologna) Chiede di poter fare un intervento in appendice alla discussione antimeridiana per rispondere ad alcune affermazioni di Rita di Livorno circa il bisogno di essere totalmente laici. Lei invece sottolinea l’importanza del  tenere sempre presenti gli insegnamenti del vangelo, letto in modo alternativo, perché non se ne perda il valore profondo, anche senza essere presenzialisti. Cita l’intervento precedente di Carla condividendolo. Loro si riuniscono presso le famiglie e sono impegnate in varie attività di volontariato (carcere, centri di accoglienza ecc.). Chiede una svolta decisiva nell’organizzazione delle Cdb.

Marcello Vigli  (Controinformazione – Roma) E’ del parere che, al di là dell’impegno politico dei singoli, che avviene ovviamente secondo decisioni individuali, le Cdb possano aderire autonomamente ad iniziative locali insieme ad altre realtà. Ritiene che dal dibattito sin qui svolto emergano alcuni elementi: 1) una esigenza di ristrutturarsi. Fa l’esempio del gruppo “Viandanti” di Parma che stanno tenendo una rete di queste realtà critiche; occorre ritrovarsi insieme sulle questioni operative nel rispetto delle singole autonomie. Condivide l’istanza di Cesare per un collegamento più frequente e cita in proposito i recenti convegni su Mafia e Concilio nonché l’esempio dei gruppi donne che da tempo fanno il loro convegno con molte sigle insieme; 2) circa gli obiettivi da perseguire, è stata ribadita l’esigenza di tornare a contrastare con forza il sempre più invasivo intervento nella nostra democrazia della Chiesa come soggetto politico che rende ancora più anomalo il nostro quadro politico. La sua speranza è che si possa fare qualcosa di più in queste direzioni: ricorda l’aiuto che venne dalle Cdb quando si trattò di trasferire in Italia le istanze di “Noi siano Chiesa” e, di nuovo, il convegno di Napoli.

Eugenio  (Brianza) Riferisce di alcune iniziative che si stanno attuando in Brianza, nonostante le difficoltà di far passare certi discorsi per la crescente opposizione della base leghista. Si è costituito comunque, nell’ambito della diocesi, un gruppo interecumenico al quale partecipano anche preti e laici, nell’ambito del quale ci sono anche celebrazioni eucaristiche con ortodossi di rito latino. Sono andati in Svizzera per incontri con Chiese riformate, calviniste e luterane. Tutto ciò è visto con molto sospetto dai cattolici “tradizionalisti”. In Svizzera (dove?) una volta al mese, le varie confessioni si ritrovano, a turno, nella cattedrale in riunioni aperte a tutta la cittadinanza.

Adriana  (Chieri) pensa che sarebbe utile, per diffondere e spiegare le nostre posizioni, poter disporre di una radio di riferimento per le Cdb, come già hanno molte altre associazioni e partiti.

Erminia e Sara del gruppo giovani della Comunità di S. Paolo riferiscono di alcune attività concrete del loro gruppo, oltre a quelle alle quali si è già accennato stamane. In particolare ricordano i “Campi “ giovani realizzati ogni anno, con ampia partecipazione da ogni parte d’Italia, su argomenti di attualità; l’adesione ad iniziative organizzate da altri gruppi e soprattutto Sara si sofferma ad illustrare l’esperienza della “Sosta” che consiste nel mettere a disposizione di un gruppo numeroso di Afgani rifugiati politici i nostri spazi per un momento conviviale alla domenica sera (3 domeniche su 4), autogestiti da loro con il supporto economico e logistico dei giovani e non giovani della comunità. Questa autogestione (preparazione di cibi nazionali, spazio per l’incontro libero ecc.) differenzia l’iniziativa da quelle offerte da altre associazioni, parrocchie ecc. E’ utile anche per noi perché ci mette al corrente in modo diretto con tante problematiche di queste persone, alcune non risolte, come la contrapposizione, per noi incomprensibile nella situazione data, tra etnie Azhari e Pashtun.

Carlo Bianchin  (“Sconfinati” di Torino) andando in pensione ha cercato di rendersi utile in qualche attività di pubblico interesse e così ha accolto la possibilità offerta dal Comune di Torino di diventare “Senior civico”. E’ un gruppo che si rende disponibile per attività di sostegno di persone disabili, attività culturali e di difesa dell’ambiente. In questo momento è impegnato in particolare nel riordino dei verbali, anche antichi, delle riunioni degli organi di gestione del Parco nazionale del Cervino.

Maria Luisa  (Bologna) porta la testimonianza di un’attività di volontariato nella quale l’assistenza ai detenuti nel carcere di Dozza si è estesa anche a problemi religiosi avendo contribuito al  coinvolgimento delle strutture carcerarie nella giornata di dialogo islamo-cristiano, con l’apprezzamento dei numerosi islamici ivi detenuti.

Mariella  (Cdb Mambre – Cuneo)  Da tempo hanno come prassi di lavorare insieme ad altre comunità; al loro interno danno spazio in particolare alla ricerca biblico-teologica. Hanno anche un giornalino ella comunità che serve da collegamento.

Antonio  (Cdb S. Paolo – Roma) Osserva che la lettura biblica, ove condotta secondo criteri storico-critici, non ha minore importanza di altri impegni di servizio alla convivenza civile perché serve a smascherare le strumentalizzazioni di vecchia e nuova data di quella che troppo spesso viene acriticamente accettata come “Parola di Dio” e invece è posta a base di un potere conservatore e integralista contrario al messaggio di  Gesù e delle prime comunità cristiane.

Gustavo (Piossasco)  prende spunto dal precedente intervento, che condivide, osservando che sarebbe opportuno conoscere anche la storia della Chiesa per capire come sono nate le sue pretese di potere e i suoi dogmi. Ricorda inoltre l’annoso problema dei diritti umani nella Chiesa, di recente ancora una volta calpestati da illustre defenestrazioni ed emarginazioni che creano sofferenze sia tra i pastori colpiti che tra i fedeli a loro vicini. Le auspicate “reti” tra gruppi  e comunità servirebbe anche a denunciare questi casi e a dar voce a che ne è colpito.

Angelo Cifatte  (Genova) Ritiene che la “Speranza” richiamata dal titolo dell’incontro sia anche  una speranza soprannaturale. Ci sarà a Roma nel 2011 un convegno sulla società civile afgana; Roma è, come Gerusalemme, un importante luogo-simbolo dell’incontro di civiltà e quel convegno dovrebbe essere un importante occasione di coinvolgimento dal basso. A proposito di lettura critica della Bibbia e della storia della Chiesa ricorda lo straordinario esempio di Barbaglio, che già nel ’71, quando ancora era prete, dimostrava grande libertà e laicità, e l’esempio attuale di Paolo Farinella e il suo orgoglio nel chiamarsi “prete” pur essendo molto critico verso la Chiesa.

Giorgio  (“Villaggio artigiano” di Modena - comunità nata nel 1953). Nel 1985 ha sentito maggiore bisogno di autonomia organizzativa e c’è stato matrimonio del prete. Oggi si chiama “Villaggio giardino” e  la liturgia domenicale della parola (non celebrano l’eucarestia) è preparata da 4 gruppi, con la partecipazione di studiosi e biblisti e con la solidarietà del sindaco di Formiggine e di altri preti. Ricorda che negli anno ’70 vi erano a Modena 10 comunità di base e 15 preti operai e lamenta che tanto Spirito sia stato soffocato. Ma anche noi siamo Chiesa. Oggi l’esperienza, pur ridotta, sopravvive nella fede e nel desiderio di un cristianesimo autentico. Molti si impegnano in politica e nel sociale. Dobbiamo avere il coraggio di sperare nel futuro e questi incontri delle Cdb aiutano in tal senso.

Bartolomé  prete messicano che vive nel Chapas, a San Cristobal de las casas e si trova a Roma per motivi di studio, amico del CIPAX, parla un po’ della sua esperienza. Anche lui lamenta una perdita del senso di solidarietà che si nota nel suo paese, specialmente nelle nuove generazioni,  mentre dove c’è ancora questa tradizione di sentirsi sempre un noi e non un io egoistico non esistono anziani soli, non poveri soli. Parla della repressione da parte della gerarchia verso le posizioni più avanzate, ma loro insistono a sentirsi in comunione con la Chiesa, operando perché questa Chiesa diventi “altra”. Porta l’esempio dell’attuale vescovo, che riconosce loro ampia autonomia e ha imparato ad essere pastore per la fede della gente e non viceversa. Ricorda gli sforzi che si fanno nelle comunità che lui conosce per una coscientizzazione che riporti in primo piano la solidarietà con le sofferenze della gente, che riscopra il legame che da sempre univa il suo popolo alla madre terra (si facevano preghiere prima di lavorarla o di abbattere alberi) e che si va perdendo con la globalizzazione. In generale perché non si perda il senso della comunità.

Carla  (Pinerolo) Vuole esprimere alcune differenze rispetto a quanto detto. Fatica a capire come si possa cambiare la Chiesa restando al suo interno. Per chi resta prete, anche se su posizioni avanzate, cita Mary Daily. E’ meglio costruire dal di fuori.

Con questo intervento cessa alle ore 18, come programmato, la sessione pomeridiana del lavori del IV laboratorio. A cura del gruppo coordinatore sarà fatto un breve resoconto dei lavori stessi da leggere domani mattina in assemblea plenaria insieme agli altri. Si cercherà inoltre di  trascrivere e diffondere gli appunti nei quali sono stati annotati tutti gli interventi.