XXXII INCONTRO NAZIONALE DELLE COMUNITÀ CRISTIANE DI BASE IN UN TEMPO DI SOPRAFFAZIONE E DI PRECARIETÀ "DATE RAGIONE DELLA SPERANZA CHE È IN VOI" 30/31 ottobre - 1° novembre 2010 Borgaro Torinese (TO) III LABORATORIO "Violenza, dignità calpestata, diritti negati delle donne, delle persone GLBT, dei malati, dei/delle bambini/e in una società maschilista e patriarcale"
Report alla plenaria del 1.11.10 di un piccolo gruppo di uomini
All’interno del laboratorio 3 un piccolo gruppo di uomini ha scelto di lavorare sulle radici “maschiliste e patriarcali” della nostra società. E abbiamo deciso di invitare tutti gli uomini delle CdB italiane a riflettere e a maturare la scelta di sottrarre, anche pubblicamente, il proprio consenso alla cultura patriarcale, di cui siamo figli e corresponsabili, appartenendo al genere maschile che di quella cultura è stato l’artefice e continua ad esserne il perpetuatore. Nei prossimi giorni elaboreremo un piccolo documento che invieremo a tutte le CdB, a cominciare da quelle presenti a questo incontro nazionale. In particolare riconosciamo che anche la “santa madre chiesa” ha un latte velenoso, perché educa i suoi figli preti all’onnipotenza e al dominio. Con un’aggravante: che il termine “madre” è applicato a una struttura gerarchica di rigido stampo maschile. Gli uomini sono così artefici e vittime del proprio inganno. E si sono ad esso autorizzati attribuendo a Dio, nei miti originari della Genesi, il comando “Andate e dominate”. Il dominio è diventato la modalità universale con cui gli uomini, a cominciare dalle religioni patriarcali, si sono imposti su tutto il resto della creazione. A cominciare dalle donne. Il “padre Abramo”, nella prima lettura durante l’eucarestia di ieri, esercita la propria ospitalità mettendo al lavoro la moglie e il servo. Modello ampiamente diffuso, da allora, sulla faccia della terra. Grazie anche alle donne nostre sorelle, che ci hanno aiutato ad aprire gli occhi, noi abbiamo cominciato a riconoscere e nominare la nostra parzialità, individuale e di genere, le nostre fragilità, il nostro bisogno di relazioni fatte di reciprocità, cura e convivialità di tutte le differenze. Desideriamo, con tutto il cuore e con tutta la nostra intelligenza, liberarci dalla pretesa di essere dominatori, liberarci dallo sguardo proprietario sul mondo e sulle donne, per fare nostro l’invito evangelico a praticare e predicare la conversione, cioè il cambiamento radicale di vita: da figli delle tenebre a figli della luce. E desideriamo cooperare con le donne per rendere le nostre comunità luoghi attrattivi di altri uomini che cercano la propria conversione e, attraverso essa, a partire ciascuno da sé, contribuire a creare modi nuovi di vita, perché quelli tradizionali si rivelano sempre più fallimentari. Domenico, Ugo, Peppino, Alberto, Bruno, Roberto, Beppe |
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