IL TALISMANO DI ALESSANDRO Gianluca Carmosino Carta 38/2009
Uno dei numeri di Carta che più hanno fatto discutere, in undici anni, è senza dubbio l’Almanacco dell’aprile 2003: «Ora e sempre nonviolenza». I primi due articoli portano le firme di Marco Revelli [«La guerra entra dentro»] e di Alessandro Santoro [«Il talismano di Gandhi»]. Rileggere questo articolo può aiutare a capire perché Alessandro Santoro, prete della comunità della Piagge di Firenze, sia stato sollevato dal suo vescovo dall’incarico di responsabile pastorale di quella comunità di cittadini, molti dei quali credenti. Ufficialmente il motivo è aver «celebrato» il matrimonio di una donna nata uomo. In quell’articolo di sei anni fa, Santoro citava Jon Sobrino, teologo della liberazione, secondo il quale la più grande «speranza è continuare a camminare, a praticare la giustizia e ad amare con tenerezza». In queste parole c’è tutta l’idea di cittadinanza - e di Vangelo - con le quali Alessandro e la comunità hanno costruito un modo diverso di essere «periferia». Alessandro, in quindici anni, ha con gli altri tentato di fare della giustizia e della tenerezza un autentico programma politico, ciò che ha un particolare significato per chi orienta la propria vita intorno al messaggio cristiano. Un messaggio lontano dalla Chiesa, che gioca con il potere. Alle Piagge, che non è un’isola felice, pensano che essere cittadini impegnati a ridare senso alla vita in periferia passi attraverso le assemblee e gli incontri al centro sociale Il Pozzo [che la domenica è anche il luogo della messa], la bottega dell’economia solidale Equazione, la straordinaria esperienza di microcredito [il Fondo etico], la piccola casa editrice e il giornale [Altracittà], le scuole per migranti e quella popolare per bambini e adulti, la cooperativa del riciclo [dove Alessandro lavora], il gemellaggio con luoghi come Korogocho [la baraccopoli di Nairobi dove ha vissuto per anni Alex Zanotelli] o la scuola di Santiago di Salamanca, in Spagna [una Barbiana moderna], la ristrutturazione di un casale sul Mugello, il laboratorio Cantieri solidali, che si è trasformato in una lista di cittadinanza e ha eletto una consigliera alla circoscrizione locale nel 2008. Tutti pezzi di un mosaico che allude a una società [e per i credenti anche a una chiesa] accogliente, solidale, allegra, plurale. Coloro che, come me, hanno avuto l’occasione di dormire a casa di Alessandro o di altri della comunità, di sedersi allo stesso tavolo per condividere un pasto, restano sorpresi dallo sforzo continuo di mettersi al fianco di altri e non davanti. E di come la possibilità di prendere parola, di riscoprire la propria dignità, passi attraverso l’incontro-confronto costante con gli altri. L’idea di democrazia, la stessa con cui quelli delle Piagge sono diventati un laboratorio di altra politica [non è un caso che l’incontro promosso da Carta e altri, «Democrazia chilometro zero», sia stato ospitato alle Piagge, il 10 e 11 ottobre], è stata con coraggio portata avanti da Alessandro anche all’interno della Chiesa. La sua scelta radicale di stare accanto ai senza potere [migranti, rom, giovani e anziani di periferie dimenticate, detenuti] non ammette eccezioni. Nell’articolo pubblicato su Carta sei anni fa, Alessandro ricordava don Milani, a proposito della disobbedienza, e Gandhi: «Ti darò un talismano – diceva il Mahatma – Ogni volta che sei nel dubbio o quando il tuo io ti sovrasta, fai questa prova: richiama il viso dell’uomo più povero e più debole che puoi avere visto e domandati se il passo che hai in mente di fare sarà di qualche utilità per lui. Ne otterrà qualcosa? Gli restituirà il controllo sulla sua vita e sul suo destino? In altre parole, condurrà all’autogoverno milioni di persone affamate nel corpo e nello spirito? Allora vedrai i tuoi dubbi e il tuo io dissolversi». |
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